La Sarabanda nel palazzo regionale di Aosta

Si cambia gruppo come si cambia costume a Carnevale

 

Palazzo regionale[blockquotes]«La Sarabanda prese a salire e scendere, a correre da un capo all’altro della stanza lanciando gridi di euforia e di eccitazione» / Francesca Sanvitale[/blockquotes]

Eccoli i nostri politici impegnati nella sfrenata danza del cambiare casacca, e forse anche qualche capo intimo, solo per apparire ai loro sgomenti elettori più belli e più innocenti di prima.

Coloro che frequentano quel palazzo bianco dovrebbero pensare, studiare e cercare di risolvere i grandi e tanti problemi della Valle d'Aosta e dei valdostani. Invece, anno dopo anno, in Consiglio regionale si assiste alla solita delirante corsa al gioco del nuovo gruppo. "Io vado nel gruppo misto", "Noi formiamo un nuovo gruppo", "Tu non puoi chiamare il tuo gruppo come prima", "Anche io vado nel gruppo misto", "Io cambio questo simbolo", "Io mi separo per fare un'unione".

Al momento di motivare agli elettori il cambio casacca il refrain è sempre lo stesso: valori da rispettare, dare nuovo impulso alla politica, lavorare per la Valle d'Aosta e per i valdostani. Ma in fondo è comprensibile: quando si spendono tutte le energie per inventarsi nuovi loghi, nomi e simboli un mese sì e l'altro pure, al momento di spiegare agli elettori il perché delle proprie scelte la fantasia è ormai esaurita. E allora via con le solite dichiarazioni trite e ritrite svuotate di ogni significato, ma che suonano tanto bene all'orecchio di chi le pronuncia mentre è troppo preso a traslocare politicamente di qua e di là.

Una volta ogni tanto, tanto per spezzare la routine, sarebbe bello chiedere direttamente agli elettori: dove vorreste che vadano coloro che avete eletto?

Abbiamo personaggi che sembrano nati in quel palazzo. Pare quasi che le loro madri li abbiano partoriti sugli scranni di quelle aule. Non se ne vanno, non vogliono andarsene, e rimangono lì a dissertare su argomenti inutili con la convinzione che siano le cose più importanti per i valdostani. Una convinzione nata dall'abitudine di vivere in quel palazzo. E così, fatta eccezione per qualche raro caso, questi giullari di se stessi non accettano il confronto con gli organi di informazione. In passato capitava che il politico di turno pretendesse di ricevere le domande delle interviste scritte in anticipo, ma ora siamo persino oltre. Ora bisogna accontentarsi di leggere comunicati stampa vuoti e assistere a interviste e dichiarazioni rilasciate solo ai "giusti" organi di informazione. Una logica in tutto questo c'è: in questo modo non vi è il rischio di dover leggere qualche notizia "sgradita" o qualche critica, anche solo velata, ma solo annunci che ripetono che tutto va bene, che tutti sono bravi. Una bolla in cui crogiolarsi.

Il resto, tutto ciò che c'è fuori dalle finestre, non viene percepito nella sua reale dimensione.

Uno scollamento dalla realtà. 

Oppure, a pensar male, semplicemente ciò che c'è fuori dalle finestre non interessa perché non è utile ai fini politici. Cambiare gruppo invece lo è perché nel puzzle ad incastro della politica - specialmente in quella valdostana - un voto in più o in meno può fare la differenza, e il detentore di quel voto ha più potere di tutti e ne è ben consapevole. E qui torniamo alla bolla in cui crogiolarsi.

Ma la realtà incombe fuori dalla bolla e quando quest'ultima scoppierà, cosa accadrà? Semplice: si riparte con la Sarabanda, con il cambio di casacca

«La Sarabanda prese a salire e scendere, a correre da un capo all’altro della stanza lanciando gridi di euforia e di eccitazione» / Francesca Sanvitale

 

Marco Camilli

 

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