I politici della regione valdostana - che in Italia ha il tragico primato dei suicidi che coinvolgono anche giovani e tanti padri separati, di cui nessuno ne parla negli ultimi anni, altro indicibile primato - nascondono le proprie responsabilità con un fiume di parole. Posso confermare la denuncia di Marco Camilli, poiché la nostra associazione ha incontrato più volte gli assessori alla sanità che si sono susseguiti per intervenire con il servizio pubblico per rimuovere le cause che sono alla base di queste tragedie umane e familiari. Molti suicidi hanno vissuto sulla propria pelle la difficile esistenza di separati e/o figli di separati.
Ci è stato risposto che il fenomeno è sotto controllo e che non è così emergente, come noi vorremmo far credere, e, oltre a deriderci, siamo stati minacciati di non parlarne pubblicamente, perché, altrimenti ci saremmo resi responsabili di alimentare l'imitazione del gesto.
L'atteggiamento degli assessori e dei politici regionali, ancora in corsa per continuare a garantirsi la lauta greppia, è riprovevole, perché le persone non si suicidano "per imitazione", ma solo perché la vita diviene intollerabile e nessuno li aiuta a superare le criticità che sono alla base del gesto. Un gesto non giustificabile, ma nemmeno riconducibile alla sola responsabilità di chi lo effettua.
È vero! Le carenze della psichiatria regionale contribuiscono all'incremento del fenomeno, ma esistono anche precise responsabilità, per quanto riguarda soprattutto i suicidi di genitori separati, sempre dei politici ma anche delle strutture pubbliche che dovrebbero tutelare i diritti di ciascun cittadino e il superiore interesse dei minori. Lo denunciamo da circa 15 anni e lo diciamo nei nostri convegni, sulla giustizia e sui servizi sociali della Valle d'Aosta, e ci sembra di parlare al vento. Manca la volontà di tutte le istituzioni, nessuna esclusa, sulla mala gestione della giustizia degli affidi, dove, sistematicamente, un genitore – quasi sempre il padre, purtroppo – viene estromesso dalla vita dei propri figli e ridotto in miseria per i frequenti vessatori provvedimenti.
Lo sanno i politici, lo sanno le istituzioni, compresa la Chiesa, lo sa la società civile e in molti ne parlano, però sottovoce per non disturbare chi detiene, a vario titolo e con varie strategie, il potere regionale. Questa mancata difesa della persona viene fatta in nome dell'umanità e della cultura, che, indubbiamente, non è così evidente in Valle.
Il silenzio sui suicidi non fa onore alla società che lo permette, perché le persone continueranno a togliersi la vita nell'indifferenza. E' fuori dubbio che la psiche della singola persona è imperscrutabile ai più e che per dialogarci occorrono non solo informazioni scientifiche, ma anche una profonda e convalidata esperienza professionale. E' fuori dubbio, però, che la rimozione delle cause del malessere di colui che si suicida è possibile, alla portata di tutti, e, di conseguenza, diventa un dovere per tutti, perché, con la tragica morte, se ne va anche un po' della dignità di tutti noi.
Non silenzio, non commozioni, non curiosità, pertanto, ma onestà nell'informare dei drammi umani, andando a fare accertamenti e/o ad indagare sulle responsabilità di chi pretende l'oblio per distogliere l'opinione pubblica.
Solo la fiducia in una società più giusta aiuta a far emergere la convinzione di un futuro diverso che costituisce l'unico antidoto contro la tentazione di farla finita.
Ubaldo Valentini,
Pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori