Povertà, sanità, trasporti, lavori pubblici
Ogni fine anno è uso sempre di fare un bilancio di quanto è accaduto nell'anno che sta per lasciarci. In Italia e in particolare nella nostra regione non riesco a trovare un argomento sul quale soffermarmi per gioire. Qualsiasi sia il settore a cui rivolgo l'attenzione, la desolazione e la rabbia si impadroniscono dei miei pensieri. Non sto qui a raccontarvi lo sfacelo della sanità pubblica, e neanche cosa accade nella nostra regione che ormai non è più sufficientemente collegata alla rete dei trasporti nel resto dell'Italia. Vorrei invece soffermarmi a parlare di quelli che una volta erano chiamati "gli ultimi" e che ora sono diventati "i tanti", "i molti". Moltissime famiglie non hanno i mezzi per scaldare le proprie case e in alcuni casi sono persino senza elettricità e moltissime famiglie si recano alle mense della Caritas o di altre associazioni caritatevoli per riuscire a consumare un pasto. Cosa forse ancora più preoccupante, perché rappresenta un fenomeno molto più recente, moltissimi valdostani non si avvicinano più alle strutture sanitarie per cure preventive o di emergenza. Entrare al pronto soccorso dell'ospedale Parini è ormai entrare in un film dell'orrore senza fine e per sottoporsi a certi esami o a certe visite in tempi ragionevoli bisogna ricorrere al privato.
Di fronte a questo sfacelo assisteremo ai classici messaggi di fine anno dei vari esponenti della politica valdostana che, come bravi bambini che scrivono a Babbo Natale, prometteranno di essere più bravi, più belli, più buoni. Tutto questo mentre in alcune case si passerà il Natale al freddo e al buio. Finale degno della favola di Hans Christian Andersen "La piccola Fiammiferaia".
Marco Camilli