Caldo e sovraffollamento, Uilpa: rivolte in carcere ad Aosta, Terni, Reggio Calabria e Spoleto

Il segretario De Fazio: «I penitenziari sono una polveriera, intervenire domani potrebbe essere troppo tardi»

 

«I penitenziari sono una polveriera pronta a esplodere, lo diciamo da tempo inascoltati o, peggio, venendo tacciati di catastrofismo, ma noi, da conoscitori del carcere, non facciamo altro che analizzare i segnali che ci pervengono». Così Gennarino De Fazio, segretario generale di Uilpa Polizia Penitenziaria, sui disordini avvenuti nella Casa circondariale di Reggio Calabria Arghillà e negli istituti di Spoleto, Terni e Aosta, dove i ristretti protestano per le condizioni di detenzione, il sovraffollamento e il caldo che rende le celle e le strutture ancora più invivibili.

«16mila detenuti oltre la capienza, 18mila agenti mancanti alla Polizia penitenziaria, traffici illeciti, stupri, violenze, evasioni, 290 aggressioni ogni mese agli operatori, carenze sanitarie, strutture fatiscenti, pericolose e insalubri sia per chi vi vive sia per chi vi lavora, questo è il quadro», riassume De Fazio. Tutto questo «accade quando l'estate non è ancora iniziata e il tanto discusso decreto sicurezza, ormai legge, se non ha prodotto effetti controproducenti, di certo non ne sta generando di positivi. D'altronde, la rivolta all’interno di un istituto penitenziario rischia di rivelarsi un "reato impossibile" atteso che in carceri diffusamente illegali non v’è un ordine a cui rivoltarsi».

«Quanto potrà durare? Se l’apparato in qualche misura ancora regge lo si deve allo straordinario e diuturno sacrificio degli operatori, in primis del Corpo di polizia penitenziaria, che sono però ormai esausti per carichi di lavoro abnormi con turnazioni di servizio che si protraggono fino a 26 ore continuative e sviliti e mortificati da un’Amministrazione penitenziaria che sentono sempre più distante dai problemi reali della periferia».

De Fazio aggiunge: «va immediatamente deflazionata la densità detentiva, serve potenziare compiutamente gli organici della Polizia penitenziaria nelle carceri, pure recuperando unità dagli uffici ministeriali e provveditoriali, dove spesso insistono esuberi, va assicurata l’assistenza sanitaria e vanno avviate riforme di sistema. Domani potrebbe essere troppo tardi».

 


E.G.

 

 

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