'ndrangheta, "alle elezioni regionali due devono essere dei nostri"

Palazzo regionalex600

AOSTA. Puntavano ad avere almeno due candidati alle elezioni regionali, due persone «che quando bussiamo ti aprono la porta pure di notte». È ancora il gip di Torino Silvia Salvadori a ricostruire, nell'ordinanza degli arresti dell'operazione Geenna, i progetti della 'ndrangheta per mettere le mani sul Consiglio regionale della Valle d'Aosta.

«Quando arrivano le regionali due!...devono essere i nostri, due!». La frase è ripresa da una intercettazione nella pizzeria La Rotonda di Aosta, di Antonio Raso. Risale al 2015. Gli interlocutori - riferisce l'Ansa - sono Raso e Giuseppe Petullà, un politico che «per anni» è stato nella «sezione valdostana del Partito Socialista Italiano» e che «negli anni '80» è stato in consiglio comunale a Sarre.

Secondo il gip il dialogo dimostra come il «procacciamento di voti, utile e necessario per lo scambio politico-mafioso, sia finalizzato all'unico scopo di potere controllare il mondo politico valdostano, al fine del perseguimento del programma criminoso dell'associazione».

E sempre il voto di scambio è al centro di un'altra conversazione carpita dagli inquirenti tra alcuni artigiani di origine calabrese. Questi sarebbero stati «avvicinati» nel 2016 da Giulio Grosjacques (Uv) per «ottenere sostegno elettorale» alle elezioni del 2018, ma avrebbero rinunciato ai «propri propositi, per evitare conflitti e tensioni» all'interno del sodalizio criminale.

 

M.C.

 



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