Marò, sul rimpatrio di Latorre deciderà il governo indiano

Marò, sul rimpatrio di Latorre deciderà il governo indiano

ROMA. La corte suprema indiana ha aggiornato a venerdì prossimo, 12 settembre, la decisione sul rimpatrio di Massimiliano Latorre - avanzata dai suoi legali sulla base delle sue condizioni di salute – e ha chiesto un parere al governo.

Accolta invece la richiesta di esenzione dalla firma presso il commissariato. Intanto nuove accuse piovono sui due marò. Secondo l'Hindustan Times, che cita fonti riservate del ministero dell'Interno indiano, i fucilieri della Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre "presumibilmente cercarono di coprire il loro operato spingendo il capitano della petroliera Enrica Lexie a inviare un rapporto per le organizzazioni internazionali di sicurezza marittima in cui si sosteneva che i pescatori erano armati e che questo fu alla base della decisione di sparare". A quanto apprende il quotidiano, "il capitano della Enrica Lexie generò un rapporto via e-mail in cui si sosteneva che sei dei pescatori a bordo del peschereccio St. Antony erano armati. Ma gli investigatori indiani verificarono che tutti gli undici pescatori a bordo erano disarmati. Non c'erano armi sul peschereccio".

Secondo le informazioni a disposizione del quotidiano indiano, l'email fu mandata a una organizzazione per la sicurezza marittima che la avrebbe poi inoltrata all'International Maritime Organisation, l'agenzia Onu per il rafforzamento della sicurezza marittima. Continua la ricostruzione: "Ma quando, durante le sue indagini, l'Agenzia nazionale per la sicurezza (Nia) indiana ha interrogato il capitano (Umberto Vitelli) della Enrica Lexie, questi ha negato di essere stato testimone dell'incidente e della sparatoria, dichiarando di aver redatto l'email sotto la pressione dei fucilieri di Marina accusati. L'obiettivo era quello di presentare i pescatori come pirati".

Dalla Nia nessun commento: "Presenteremo il rapporto con i capi di accusa al tribunale una volta che tutte le questioni sollevate saranno state risolte dalla Corte Suprema".

 

Clara Rossi

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