Finanziamenti al Casinò, 18 politici dovranno risarcire la Regione con 16 milioni

Condanne più pesanti per Rollandin, Baccega e Perron. Confermate anche tre assoluzioni

 

Consiglio regionale della Valle d'Aosta

Sono state confermate in appello le condanne inflitte nel 2018 in Corte dei conti ai politici accusati di aver causato alla Regione autonoma Valle d'Aosta un danno erariale erogando finanziamenti alla Casinò de la Vallée Spa nonostante la difficile situazione economica della società di Saint-Vincent. La Terza sezione giurisdizionale centrale della Corte dei Conti ha però ridotto la quantificazione del danno totale abbassandolo da 30 a 16 milioni di euro riferiti all'aumento di capitale della società (la procura contestava 140 milioni). Di conseguenza sono cambiate le somme che i singoli dovranno pagare per rimborsare il danno causato alle casse della Regione.

Le condanne più pesanti rimangono a carico dell'ex presidente della Regione Augusto Rollandin e degli ex assessori al bilancio Mauro Baccega ed Ego Perron, i quali dovranno pagare ciascuno 2,4 milioni di euro (in primo grado erano 4,5 milioni ciascuno). Dovranno pagare 586.666 euro ciascuno Marco Vierin, Aurelio Marguerettaz, Andrè Lanièce, Emiliy Rini, Luca Bianchi, Joël Farcoz, David Follien, Giuseppe Isabellon, Marilena Péaquin, Renzo Testolin, Antonio Fosson, Pierluigi Marquis, Leonardo La Torre, Claudio Restano e Stefano Borrello.

Confermata inoltre l'assoluzione per il senatore Albert Lanièce, Raimondo Donzel, Ennio Pastoret e per il dirigente regionale Peter Bieler.

Nella sentenza il collegio giudicante ha confermato la colpa grave. La decisione del giudice di primo grado «che ha ravvisato la colpa grave nella decisione di procedere all'aumento di capitale della società controllata deve essere confermata», si legge nella sentenza. «I consiglieri regionali che hanno deliberato l’aumento di capitale - spiega il collegio giudicante - erano pienamente coscienti della situazione finanziaria della società, del suo continuo peggioramento, nonostante i finanziamenti erogati nel 2012 (30 milioni di euro) e nel 2013 (10 milioni di euro), delle criticità del bilancio nel quale erano state allocate indebitamente imposte anticipate».

Nel caso in questione il comportamento dei politici «si è rivelato gravemente imprudente e privo della necessaria diligenza che deve caratterizzare l’azione del funzionario pubblico, onorario o di carriera, nella gestione dei beni pubblici».

Allo stesso tempo i giudici evidenziano la «palese infondatezza» della buona fede dei consiglieri regionali. «E' evidente, infatti - si legge sempre nella sentenza -, che l’approfondita e specifica conoscenza della gravissima situazione societaria e l’adozione di una scelta incongrua di finanziamento della società, in linea con quelle precedenti che non avevano raggiunto risultati positivi, conferma la sussistenza della grave negligenza e trascuratezza, non di certo buona fede, in coloro che, nonostante l’effettiva consapevolezza, hanno agito in contrasto con gli interessi dell’ente».

Con la sentenza depositata il 30 luglio il collegio giudicante ha disposto anche la conversione in pignoramento del sequestro conservativo deciso dalla Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti nel 2018.

 

 

Marco Camilli

 

 

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