Geenna, Corte d'Appello: non ci fu estorsione per i lavori in ristorante di Aosta

Sono state depositate le motivazioni della sentenza del processo di appello-bis

Tribunale di Torino

Sono state depositate le motivazioni del processo di appello-bis per il rito abbreviato nell'ambito dell'inchiesta Geenna, celebrato davanti alla II sezione penale a Torino, che ha portato all'assoluzione per Marco Di Donato dall'accusa di estorsione. I fatti contestati riguardavano dei lavori effettuati al ristorante "La Grotta Azzurra".

Secondo i giudici, la frase di "minaccia" «come finisci il locale, te lo svampo», intercettata nel febbraio 2016, «non era riferita all'affidamento dei lavori di ristrutturazione del ristorante "La Grotta Azzurra" allo studio di architettura [...] e agli artigiani da quest'ultimo scelti, ma esclusivamente» ad un artigiano «inviso a Marco Di Donato per essersi rifiutato di votare per Nicola Prettico alle elezioni comunali» di Aosta che si sono svolte nel 2015. Da qui l'assoluzione con la motivazione che il fatto non sussiste.

Riguardo all'accusa di voto di scambio politico-mafioso riferito alle elezioni comunali a Saint-Pierre, i giudici hanno ritenuto che «non sussista la prova di un accordo intervenuto tra Marco Fabrizio Di Donato e Monica Carcea» per il «procacciamento di voti a favore della candidata con modalità mafiose». La Corte ritiene «una vera e propria forzatura del dato probatorio» ritenere che il «vago contenuto» di una «unica conversazione intercettata» possa dimostrare «la sussistenza di un accordo per l'appoggio elettorale alla Carcea».

La sentenza nei confronti di Di Donato è stata ridotta da 9 a 6 anni.

 


M.C.

 

 

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