Costi della politica, procuratore Corte dei Conti contesta il dolo ai capigruppo di Fédération

Costi della politica, procuratore Corte dei Conti contesta il dolo ai capigruppo di Fédération

 

Il PD avrebbe invece usato i fondi del gruppo consiliare per «attività di intercettazione del consenso»

AOSTA. Si è svolta oggi l'udienza ad Aosta, in Corte dei conti, per i capigruppo di Fédération Autonomiste e Partito Democratico per l'inchiesta sull'uso dei fondi dei gruppi consiliari nel corso della passata legislatura, tra 2008 e 2013.

Sul totale degli 1,9 milioni di euro di presunto danno erariale calcolato dalla procura regionale, ai capigruppo di Fédération Claudio Lavoyer e Leonardo La Torre vengono contestati 157mila euro e soprattutto il dolo. Per il procuratore Roberto Rizzi i due avrebbero «agito consapevolmente» poiché Lavoyer quando faceva parte dell'ufficio di presidenza del Consiglio, nel 1998, in un verbale parlò della necessità di rendicontare le spese. L'attenzione della procura contabile è stata rivolta anche ai finanziamenti - circa 60.000 euro - dati al giornale La Voix Autonomiste «dal 2012 nemmeno pubblicato». Quello di Fédération è «uno dei casi più eclatanti, in cui manca completamente una relazione tra spesa e fondi» ha affermato Rizzi.

Al contrario, per il gruppo del PD i rendiconti c'erano. Il problema su cui si concentra l'accusa è che i fondi venivano usati per «una tipica attività di intercettazione del consenso» che sarebbe stata «assolutamente legittima e meritoria se fatta con risorse del partito e non con risorse del gruppo». Circa 208mila euro il danno contestato alla capogruppo Carmela Fontana che ha indicato nel tesoriere la figura del responsabile della gestione dei fondi.

L'inchiesta della procura della Corte dei Conti, che riguarda anche gli altri gruppi presenti in Consiglio nella passata legislatura (Alpe, Uv, Pdl, Stella Alpina), segue quella penale. Dopo l'assoluzione in primo grado, in Appello a Torino il procuratore ha chiesto la condanna di tutti i 27 imputati.

 

C.R.

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