Quartiere Cogne: il Bronx della Valle d'Aosta

Disagio sociale, delinquenza e abbandono nel silenzio delle istituzioni

 

Quartiere Cogne

Il fu Quartiere Cogne. Perché oggi non si può più chiamare così. Le sue caratteristiche fisionomiche sprofondano tra la sporcizia, lo spaccio, il degrado e una costante lassismo da parte di chi di dovere. È questa la denuncia di un gruppo di residenti che vuole rimanere nell’anonimato.

Scelgono di non metterci la faccia per timore di diventare obiettivi di atti vandalici ad hoc, ma anche per la paura di denunciare nuovamente il proprio disagio in una situazione che da anni non tutela né la legalità, né la sicurezza del cittadino. E il quadro che emerge fa inorridire. Siamo nel 2021 e in una regione come quella della Valle d’Aosta.

«Il coprifuoco da noi esiste da un po'. Dalle 22 abbiamo paura a uscire di casa perché per tutta la sera e fino alle 4 di mattina c’è il caos totale. Attorno alla cappelletta degli operai e di fronte al Liceo Regina Maria Adelaide sporcano, spacciano, spaccano tutto quello che trovano e lasciano tutto per strada. Sono ragazzi giovani e con loro c’è un solo adulto attorno alla quarantacinquina che è già stato segnalato alle forze dell’ordine. La maggior parte di questi ragazzi non sono nemmeno del quartiere e tra di loro ci sono giovanissimi, di 12 e 13 anni». Serate da sballo dunque che i residenti pagano alla sera per i problemi ad addormentarsi a causa del rumore, ma anche alla mattina, quando le strade sono invase dai "postumi". Bottiglie rotte, immondizia, vomito, urine ed escrementi umani e animali invadono i marciapiedi e non vengono puliti.

Nel Quartiere Cogne di operatori ecologici non se ne vedono da un po'. «Ne sa qualcosa lil collaboratore scolastico che la mattina apre la scuola e deve stare un’ora a pulire e riordinare. Ne sanno qualcosa anche le insegnanti che, arrivate a scuola per gli incarichi, hanno fotografato il degrado all’interno del cortile della scuola. C’erano bottiglie, lattine, biciclette e monopattini». Ma ne sanno qualcosa anche questi residenti che raccontano di dover spesso armarsi di scopa e paletta assieme ai vicini per dare una dignità al luogo dove vivono. E lo fanno quasi tutti i giorni, sapendo però che non servirà a nulla perché il giorno dopo lo scenario sarà nuovamente lo stesso. «Ormai ci vergogniamo a invitare a casa amici e parenti e per migliorare la situazione abbiamo fatto appello a chiunque. Alla politica, alle forze dell’ordine, all’Arer, ma non è mai stato fatto nulla, se non recintare gli ingressi ai condomini. Ci sentiamo presi in giro. A chi dobbiamo rivolgerci?». Una richiesta fatta con voce stremata da chi da anni raccoglie cacche e congelatori da terra, da chi vive episodi di vandalismo quotidiano: «un ragazzo aveva addirittura incendiato il cassonetto della carta sotto la tettoia di una vecchia signora, che viveva al piano terra di un condominio».

acqua

E la preoccupazione di questi adulti e adulte è forte anche nei confronti di tutti questi minorenni: «Una volta nella zona verde abbiamo visto una ragazzina e un ragazzino fare sesso sotto un porticato. Avranno avuto 12 e 15 anni. Vediamo spesso tredicenni bere e fumare. Dove sono i genitori di questi ragazzi? ».

Un problema importante, questo dello spaccio e del degrado, che si aggiunge ad altri grandi problemi di questo quartiere, abbandonato dall’amministrazione sotto ogni fronte. «Abbiamo scarafaggi ovunque, nei tubi, nei muri, vicino alla spazzatura e la nostra acqua da anni è sporca e non potabile. Noi ci laviamo i denti con l’acqua minerale e quando usiamo l’acqua per lavarci la faccia sentiamo l’odore di fogna».

Un appello verso il quale è doverosa una risposta perché questi cittadini pagano le tasse come tutti gli altri e verso il quale si riconoscono possibili soluzioni: «una persona che controlla la sera, le multe a chi non raccoglie la cacca dei cani, una telecamera sulle vie per la spazzatura. Vorremmo che queste persone fossero educate al senso civico come tempo fa aveva fatto il sindaco di Bergamo nei confronti di alcuni impiegati dell’Usl. Perché capiscano che il bene pubblico è un bene per tutti, non solo per qualcuno».

 

Veronica Pederzolli

 

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