Riforma elettorale, la I Commissione del Consiglio Valle chiede un approfondimento sul referendum consultivo

Il CRE: il Consiglio regionale del 22 e giovedì 23 è l'unico utile per dare corso al referendum entro il 2022

 

La I Commissione riunita

La Commissione Istituzioni e Autonomia del Consiglio Valle prende tempo sulla proposta di legge n. 58 a firma del Progetto Civico Progressista per cambiare la legge elettorale regionale. Riunita questa mattina, la Commissione ha stabilito che serve una ulteriore disamina della materia prima di portare la questione in aula.

La proposta di legge n. 58 è accompagnata dalla richiesta di un referendum consultivo sostenuta dalle firme di oltre 3.300 valdostani. La presidenza dell'assemblea si è espressa confermandone la validità e ora spetta al Consiglio regionale deliberare in merito. Tuttavia «si tratta della prima volta che viene richiesto un referendum consultivo e non ci sono quindi dei precedenti cui fare riferimento», dichiara il presidente della Commissione Claudio Restano (gruppo misto).

Si tratta, ora, di una questione di giorni. Il Consiglio regionale convocato la prossima settimana, mercoledì 22 e giovedì 23, è «l'unico utile per dare corso al referendum consultivo entro il 2022», sottolinea il Comitato per la riforma elettorale che ha raccolto le firme. Se il punto fosse iscritto all'ordine del giorno di una seduta successiva, il referendum «in base alla tempistica di legge, slitterebbe automaticamente» al 2023.

In Commissione Istituzioni e Autonomia il voto non è stato unanime. Si sono astenuti i rappresentanti dei gruppi Progetto Civico Progressista e Forza Italia - quest'ultimo depositario a sua volta di una seconda proposta di legge per cambiare la norma di elezione del Consiglio regionale.

La proposta di legge n. 58 è «complessa e articolata e non prevede un'unica tematica, ma una molteplicità di modifiche rispetto al sistema elettorale vigente», riprende il presidente della I Commissione Restano.  Per i referendum consultivi il Consiglio regionale nella propria deliberazione deve specificare il quesito da sottoporre agli elettori. «Ci è parso importante, prima della trattazione in aula - precisa Restano -, fare degli approfondimenti, anche per definire un quesito da porre alla popolazione che risponda ai criteri di chiarezza, univocità e che non sia contraddittorio rispetto al testo di legge su cui pronunciarsi».

 

 

Marco Camilli

 

 

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