Scuola, 'Non una di meno': la Valle d'Aosta sembra voglia tornare al Medioevo

Il collettivo contro Lega e assessore regionale all'istruzione 

 

«Pare che questa Regione voglia piombare in un medioevo oscuro, mentre altrove i progetti nelle scuole affrontano, senza timori di censura, la cultura di genere, le discriminazioni e gli stereotipi». Così in una nota il collettivo "Non una di meno" della Valle d'Aosta commenta una recente discussione in consiglio regionale su un momento formativo organizzato da Arcigay-Queer in una scuola.

Il collettivo critica la Lega e l'assessore regionale all'istruzione, Luciano Caveri.

«I consiglieri leghisti - si legge nel comunicato - si sono cimentati in un attacco frontale condito da tanta banalizzazione, tanta cialtronaggine e tanta ignoranza sui temi del femminismo, della cultura di genere e lgbtqi+ che non si vedono e si sentono neppure nelle più oscure roccaforti padane del Carroccio».

Prosegue il collettivo Non una di meno: all'assessore all'istruzione «è sfuggita una norma di legge che, invece, dovrebbe conoscere bene e che contiene la seguente indicazione: 'Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori».

«In assenza dell'educazione sessuale dai programmi delle scuole dobbiamo ringraziare studenti e studentesse che hanno preso l'iniziativa di auto-formarsi», continua la nota.

«Vogliamo che le istituzioni scolastiche agiscano in piena libertà e autonomia nel sopperire alla grave mancanza formativa su temi tanto importanti per la vita e la felicità di tutt*» e «vogliamo che la politica tossica e manipolatoria cessi immediatamente la sua opera di controllo sull'offerta didattica delle scuole, sulle attività dei luoghi aggregativi, sui consultori e sugli ospedali, che smetta di utilizzare la scusa della tutela dei "contribuenti" per mettere in atto una vera e propria la caccia alle streghe».

«Non dobbiamo concedere niente, in ballo ci sono i diritti di tutti e tutte come le recenti disposizioni della Corte Suprema americana ci hanno tragicamente dimostrato», conclude il collettivo.

 

 

redazione

 

 

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