«Favorevoli, ma...» Le paure della politica valdostana sul voto popolare

«In nome del Popolo Sovrano»: una frase che dopo il consiglio regionale di oggi ha ormai poco valore in Valle d'Aosta

 

Consiglio regionale della Valle d'Aosta

"Favorevoli al referendum, ma... ". Il ristretto dibattito andato in scena questa mattina in Consiglio regionale sul referendum elettorale consultivo si è contraddistinto da una valutazione favorevole sulla consultazione popolare in sé in quanto strumento di democrazia partecipativa, "ma" che non può essere attivato adesso, non in questo modo, non con questa situazione.

Tra coloro che hanno votato per (tutti esclusi i gruppi esclusi Pcp e FI) le spiegazioni sulle questioni di ammissibilità e sul quesito ritenuto troppo complesso si affiancano a motivazioni di altro genere.

La Lega VdA, con l'intervento di Paolo Sammaritani, parla di «questioni sia tecniche sia di puro buon senso» dietro all'appoggio alla richiesta di rinviare tutto in prima commissione. «La Lega non si sente di votare un referendum consultivo su questi presupposti - spiega Sammaritani - perché temiamo che qualcuno potrebbe chiederci come mai abbiamo buttato via i soldi, sia privati cittadini che organi deputati al controllo».

Sammaritani parla inoltre di una «manovra puramente politica» dietro al referendum.

Anche Aurelio Marguerettaz interviene sulla questione politica e in particolare delle conseguenze, politiche appunto, del voto referendario. Nella sua veste di capogruppo UV, dunque come massimo rappresentante all'interno dell'aula del Mouvement, Marguerettaz spiega di non concordare con i contenuti del referendum indicando così l'orientamento unionista contrario alle proposte di introdurre l'elezione diretta del presidente della Regione, abbassare la soglia di sbarramento, cambiare il numero di preferenze, stabilire un numero massimo di assessori e così via.

Aggiunge Marguerettaz, riferendosi all'uso dei referendum in Svizzera, che dall'altro versante delle Alpi se i cittadini si esprimono in modo diverso dall'orientamento espresso dal governo, quest'ultimo non subisce attacchi politici né richieste di dimissioni.

Un referendum consultivo sostenuto da oltre 3,300 firme di valdostani se messo al voto può facilmente fornire una indicazione diversa da quella auspicata dall'attuale forza principale di maggioranza e dai suoi alleati.

La sensazione di fondo emersa dal dibattito di oggi in Consiglio regionale è che l'esito della consultazione (comunque consultiva e non impositiva) rappresenterebbe una spinta troppo forte per essere contrastata dai precari equilibri di Palazzo regionale.

La Lega però non è in maggioranza, quindi perché il voto favorevole al rinvio insieme a PlA? È facile immaginare che, molto semplicemente, l'elezione diretta del presidente della Regione e della maggioranza che lo sostiene - punto focale della riforma - sarebbe una indicazione molto forte degli elettori valdostani che poco si concilia con ribaltoni, ribaltini, mescolamenti di carte, strategici cambi di casacca. Giochetti politici che, come abbiamo vissuto nelle ultime legislature, possono tornare utili a turno un po' a tutti.

Il risultato di tutto ciò è semplice: tutti favorevoli al referendum consultivo, "ma"... 

 

 

Marco Camilli

 

 

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