Testolin conferma l'ipotesi di gestione a terzi della casa da gioco di Saint-Vincent. E sugli impianti Bertschy avvisa: servono ragionamenti finanziari-amministrativi
L'ipotesi di una gestione affidata a terzi del Casinò di Saint-Vincent è sul tavolo della politica. «Sul Casinò la scelta di indirizzo è sostanzialmente stata manifestata anche nelle commissioni consiliari competenti, dove è ipotizzabile una valutazione di una gestione non in continuità», ha detto il presidente della Regione, Renzo Testolin, a margine della settimanale conferenza stampa della Giunta.
Il riferimento è ad uno studio sul futuro della Casinò de la Vallée Spa che segnala due scenari perseguibili: continuare come fatto finora oppure affidarsi ad un gestore esterno. Ciascuna opzione porta con sé dei pro e dei contro e, a seconda della scelta, la bilancia penderà dalla parte della competitività o dalla parte della tenuta sociale, intesa come posti di lavoro, con tutti i costi connessi per i bilanci pubblici.
Un dilemma, quello del pubblico o privato, che la politica dovrà sciogliere in tempi brevi e che interessa anche un altro importante settore dell'economia valdostana: quella degli impianti a fune. Ne ha parlato l'assessore Luigi Bertschy. Per il futuro degli impianti di risalita «ci sono delle ipotesi che è prematuro secondo me analizzare», ha detto. Nonostante ciò bisogna «capire quale sia il miglior percorso amministrativo all'interno del quale l'amministrazione giochi sempre un ruolo decisorio fondamentale, perché questo è quello che ci preoccupa. Poi è chiaro che gli investimenti che richiede il settore sono investimenti talmente importanti che bisogna fare dei ragionamenti di ambito finanziario-amministrativo».
Ancora Bertschy: serve «tenere insieme un sistema che sta cambiando, un modello di sci che deve pensare anche ad altri aspetti, come l'accoglienza, in una competitività che vede i grandi comprensori mantenere un target elevato».
Le soluzioni vanno individuate guardando non al domani bensì «ai prossimi dieci anni» e tenendo conto che «abbiamo dei piccoli comprensori, una comunità che deve poter fruire di questi impianti».
Marco Camilli