Regione: figli e figliastri

 

 

Regione: figli e figliastri

Ad ogni indifferenza del potere politico sui problemi dei cittadini occorre rispondere puntualmente e con energia, richiamando gli amministratori locali e regionali ai propri doveri istituzionali, assunti con l'accettazione della elezione e delle cariche amministrative. Non è facile farlo, perché le promesse elettorali vengono sempre dimenticate quando i politici devono affrontare l'amministrazione pubblica e quando al dire bisogna far seguire il fare.

Il sociale – per entrare nel tema di questo intervento – deve essere rigorosamente programmato, con scelte chiare e trasparenti, rendendo pubblica la sua gestione e i risultati dei continui monitoraggi, come la legge impone, con la valutazione dell'operato delle istituzioni e dei loro operatori, prevedendo, se quest'ultimi dovessero risultare inadempienti, provvedimenti disciplinari e la cessazione del rapporto di lavoro. Dinnanzi alle continue segnalazioni di inefficienza istituzionale - e, talvolta, anche di abusi da parte degli operatori - da parte dei cittadini, la politica, regionale e comunale, continua a fare orecchi da mercante, a dispensare favori e a praticare uno sfacciato clientelismo su cui la magistratura dovrebbe indagare.

La politica valdostana per i minori e per i loro genitori non più conviventi non può continuare a delegare senza riscontri il settore sociale, complesso e degno di professionale attenzione, ad una struttura pubblica troppo spesso obsoleta, inadeguata, inaffidabile, clientelare, settaria e disinformata, quali sono i servizi sociali, che, nell'affido dei minori, hanno intollerabile responsabilità e creano quasi sempre discriminazioni verso il padre.

La nostra associazione da anni denuncia l'incontrollato operato dei servizi sociali e i danni esistenziali sui minori a loro riconducibili, ma gli amministratori e i consiglieri regionali e comunali, sebbene contattati direttamente per illustrare loro la “drammatica” situazione in Valle dei separati e dei loro figli, non vogliono affrontare la questione per fini prettamente elettoralistici (elettorali o propagandistici?), temendo la disaffezione elettorale nei loro confronti degli intoccabili operatori dei servizi sociali. Alla maggior parte dei politici non interessa il superiore interesse dei minori e disconoscono le disuguaglianze subite dal genitore estromesso dalla vita dei propri figli e dalla “loro” casa.

I pubblici dibattiti sui servizi sociali, le conferenze e gli interventi sui mass-media non hanno scalfito l'indifferenza di coloro che sono stati eletti per gestire la cosa pubblica e tutelare i cittadini “del domani”, i loro genitori e i nonni, poiché, quando si arriva a discriminare il padre - e solo raramente la madre – non si tutela il minore, ma nemmeno i loro genitori.

Il tribunale, nell'affido dei minori, incarica i servizi sociali a riferire sulla situazione familiare del minore senza, però, disporre i parametri con cui il servizio pubblico deve effettuare l'indagine/gli accertamenti e senza imporre regole chiare sulla gestione dell'indagine/degli accertamenti loro affidata/i. Le relazioni, sovente, riportano solo i desiderata materni e trascurano quanto emerso negli incontri con il singolo genitore e in quelli congiunti. Non registrano né verbalizzano gli incontri (facendo sottoscrivere il relativo verbale), nemmeno quelli con i minori, e così il genitore discriminato non può contestare le loro relazioni. Il nodo da sciogliere resta quello del rispetto della legge sul pubblico impiego/procedimento amministrativo (241/'90 e ss.mm. e ii.), che vincola i dipendenti pubblici a garantire trasparenza, efficienza, competenza e partecipazione. Ma questi operatori si ritengono esonerati dal rispetto della legge, perché loro lavorano per il tribunale – ma sono i sono pubblici dipendenti che devono rendere conto ai loro superiori del loro operato – e, con arroganza e presunzioni, si sentono esonerati dal rispettare la legge.

C'è dell'altro.

I politici, dinnanzi al malessere dei genitori esclusi dalla vita dei figli, promettono loro interessamento per rimuovere le cause del diffuso disagio dei minori e del genitore non collocatario, assicurando tutti che faranno indagini/accertamenti sull'operato degli assistenti sociali, degli psicologi dipendenti dalla Regione, degli educatori nonché delle case protette, dove si collocano madri e figli, senza, ovviamente, dire nulla al padre quando non è stato emesso alcun provvedimento d'urgenza e/o misura cautelare. Le promesse dei politici sono sistematicamente smentite dai fatti. Ciò accade perché la lobby dei servizi sociali, in Valle d'Aosta, è potente e gli amministratori non vanno oltre la formalità. I politici sono impotenti a garantire pari opportunità genitoriali, anche perché non riescono a confrontare l'attività svolta dagli operatori dei servizi sociali preparati e garanti di oggettività nelle loro relazioni con quella “imposta” da chi è accecato dall'ideologia di genere.

Nell'affido dei minori, la politica valdostana è assente nei fatti e non riesce ad opporsi alle “ingiustizie”, spesso causate da incomplete e non oggettive relazioni sui genitori e sulle esigenze del minore monitorato per relazionare al tribunale.

Assieme fanno sì che nella regione Valle d'Aosta continui, in un settore così delicato, la discriminazione dei cittadini tra figli e figliastri.

 

* Per contatti: tel347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.genitoriseparati.it

 

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