Responsabile del calo delle nascite anche la mala giustizia nelle separazioni

 

Il tracollo delle nascite in Italia ha indotto molti opinionisti e sociologi ad indagare sulle possibili cause che sono alla base del preoccupante fenomeno e a formulare gli inevitabili scenari sociali e culturali italiani, con il prevedibile “sorpasso” dei figli degli stranieri su quelli di coppie italiane o miste, favorito anche dai consistenti contributi economici che lo Stato mette a loro disposizione, siano essi regolari o clandestini.

Non è questione di salvaguardia della “razza”, come qualcuno vorrebbe far credere per giustificare politiche esterofile, tese ad intercettare possibili voti, che, in tutti questi anni, hanno perduto per aver tradito le loro origini ideologiche. Il problema c’è ed è preoccupante, poiché - la storia ci insegna - le trasformazioni etniche, soprattutto se imposte in tempi rapidi, quando non sono precedute ed accompagnate da una profonda trasformazione culturale, linguistica e storico-sociale, sono causa di guerre e di instabilità sociale, con tutto ciò che questo comporta.

Parlare di rispetto delle popolazioni, che da secoli hanno contribuito a determinare la propria civiltà, non vuol dire tutelare i nazionalismi, ma salvaguardare l’identità culturale che sta alla base di qualsivoglia convivenza e che non può essere cancellata in nome di buonismi, che tali sono solo per chi li vorrebbe imporre al popolo italiano, spesso in balìa di teorie inesistenti nella gente. Certo, una civiltà non può essere cancellata senza pagarne un pesante prezzo, sia oggi che nel futuro, poiché le attuali invasioni potrebbero celare finalità ben diverse: annientare la civiltà cristiana per far spazio ad anacronistici fanatismi religiosi e ad ideologie che, in definitiva, lottano contro l’uomo e non per l’uomo.

Vari sono i fattori che hanno provocato la profonda crisi delle nascite e il declino demografico degli italiani, come vari sono i responsabili del calo demografico. E’ mancata e continua a mancare una vera e propria politica per la famiglia, in grado di unire alle facili parole risorse economiche consistenti e risolutive delle problematiche che inducono le coppie a rinunciare alla genitorialità.

Procreare i figli è uno stile di vita e una cultura che va tutelato, ma anche diffuso nei luoghi in cui i giovani si formano e consolidano la propria personalità. La questione economica va affrontata con urgenza ed investire sulla famiglia e sui figli vuol dire garantire un futuro alla nostra società e alla nostra civiltà, che, lungi dall’essere razzista, non può vergognarsi della propria storia e, con una identità ferma, non solo può dialogare con altre civiltà che si affacciano in modo massiccio in Italia, ma anche tutelare i cittadini da imposizioni religiose che non fanno parte del nostro patrimonio socio-culturale.

Le coppie rinunciano ai figli per le troppe paure ed incertezze che condizionano i loro sentimenti e i loro redditi. Mettere al mondo un figlio, vuol dire, oggi, preoccuparsi del suo mantenimento, che potrebbe durare anche oltre i due decenni. L’incertezza occupazionale, i costi delle abitazioni, la mancanza di sicurezza nelle città, la diffusa sfiducia nelle istituzioni che non tutelano più la persona e il cittadino non aiutano a superare paure e preoccupazioni per ciò che comporta essere genitore.

Le separazioni, i divorzi e i difficili affidi non sono un fatto normale in una società evoluta, ma una preoccupazione che spezza le ali a qualsiasi fantasia e disintegra qualsiasi progetto familiare, con figli ovviamente. Con la fine della convivenza, quasi sempre, crolla un progetto affettivo e familiare e, segnati dall’esperienza spesso subita, con molta titubanza si affrontano nuove esperienze di convivenza con figli. Le eccezioni, però, spesso non rispondono al principio della responsabilità genitoriale, ma alla facilità con cui i figli sono considerati non come una esistenza umana da rispettare, ma un “oggetto” con il quale sottolineare, di volta in volta, la nuova temporanea convivenza.

La gestione degli affidi dei minori, i cui genitori non sono più conviventi, è altamente problematica e l’estromissione di un genitore – quasi sempre il padre – dalla vita dei figli e dalla società alimenta una profonda sfiducia nelle istituzioni, soprattutto nei confronti dei magistrati che impongono ad un genitore gravami economici tali, che, di fatto, lo emarginano dalla società. I servizi sociali che dovrebbero tutelare i minori e i loro genitori, di fatto, con la professionalità pressapochista di alcuni di loro, finiscono per essere i persecutori della genitorialità.

Se non si rimuove la mala giustizia dai tribunali nell’affido dei minori e nelle separazioni, i cittadini non potranno avere fiducia in istituzioni che, nei fatti, non li tutelano. Se non esiste la corretta giustizia nell’affido dei figli – che tutti ben conoscono anche se non direttamente coinvolti - che lotta contro le discriminazioni sociali, come può un giovane pensare di mettere al mondo figli o altri figli, anche quando la primaria esperienza negativa potrebbe essere di aiuto a non commetter gli errori che hanno provocato la fine della precedente esperienza affettiva e familiare?

 

Ubaldo Valentini, pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
Contatti: tel. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.www.genitoriseparati.it

 

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