Caro assessore alle politiche sociali, ma anche cari politici regionali, tutti

Lettera aperta dell’“Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori, aps” all’assessore alle politiche sociali e a tutti i politici regionali, di maggioranza e d’opposizione, che volutamente ignorano la pessima gestione delle problematiche legate alle separazioni e ai minori.
Qualche politico di opposizione ha cercato di avanzare alcune elementari richieste per venire incontro alla drammaticità della situazione dei separati, diciamo dei padri separati, perché le madri sono sempre superprotette dai servizi sociali, dal tribunale che non fa o dispone indagini sul lavoro nero del genitore collocatario, sui servizi sociali, sulle case protette (per verificarne la conduzione, la professionalità degli operatori nonché fare chiarezza sulla proprietà reale della struttura e sulle licenze). Alcuni gruppi, di chiaro-scura provenienza di sinistra, di fatto, su queste tematiche votano assieme alla maggioranza o si astengono per favorirla.
I problemi, veri, ma non di facciata, dei separati non interessano a costoro che sfruttano per sé la politica. Una vergogna? No, uno schifo! (uv)

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Gentile assessore, prima di tutto, complimenti per aver ridotto di un minuto (su 238 min., cioè quattro ore, pari al 0,42%, cioè nulla) le liste di attesa al pronto soccorso. Peccato, però, che troppi dati nazionali dicono anche ben altro della sanita, salute e politiche sociali in Valle d’Aosta e, poi, quel tetro primato per i suicidi in Valle non fa onore ad una piccola (minuscola) regione autonoma, che di soldi pubblici ne macina tanti. Lo sa che alcun suicidi, comunque, sempre troppi, sono padri separati con insopportabili difficoltà economiche che nessuno tutela?

Non ha risposto ai nostri appelli per un pubblico confronto, forse, per mancanza di tempo, ma siamo fiduciosi che presto, avuto il consenso delle lobby che gravitano attorno ai servizi sociali, si confronterà con il 74% dei padri separati, dei quali molti vivono nella indigenza materiale e nella emarginazione sociale e genitoriale, che, spesso, non sono in grado nemmeno di accogliere i propri figli quando dovrebbero stare con loro, madre permettendo, e non possono far valere i diritti propri e dei figli perché non possono pagare un legale.

La regione potrebbe istituire un proprio patrocinio gratuito per questi genitori e per i loro figli detraendo dai redditi gli assegni di mantenimento (da aggiungere ai redditi del genitore che lo percepisce) e le spese straordinarie. C’è chi lo ha già fatto.

Compito di una associazione di volontariato è quello di denunciare il malessere delle persone che assistono e le incomprensibili assenze delle istituzioni che dovrebbero tutelarle assieme ai loro figli. Il servizio sociale non è una garanzia di imparzialità e di tutela per i minori e per il genitore più debole, ma è, purtroppo, l’espressione di un potentato, che, in nome di un inesistente potere e di conclamate incompetenze di burocrati della pubblica amministrazione, dispongono sulla vita dei figli, escludendo quasi sempre la figura paterna. Non pare che esista chi effettua i dovuti controlli, previsti per legge (funzionari, dirigenti, magistrati, asl, assessorati di competenza, esponenti politici), che, non solo vengono meno ad un dovere istituzionale, ma, addirittura, perdono la pazienza se si osa denunciare il mancato rispetto delle leggi minorili, del diritto di famiglia, della legge sul pubblico impiego.

Si è arrivati perfino a vietare una stele su un terreno regionale, a ricordo del primo padre italiano che si è tolto la vita, perché, invece di rispettare il suo diritto alla genitorialità e di condividere la sua pubblica battaglia contro la giustizia ingiusta, la politica ha permesso che venisse ulteriormente emarginato come padre. Sono passati ventisette anni e quel 7 aprile è una data importante per tutti i genitori separati del mondo estromessi dai loro figli. Aosta ignora quella ricorrenza per non ammettere le troppe responsabilità per quel suicidio, avvenuto dinnanzi al tribunale di Aosta il giorno di Pasqua.

Tutti conoscono bene i drammi dei separati e non è superfluo, però, mettere la faccia in un confronto schietto, che, ufficialmente, prende atto che le politiche sociali in Valle non vanno affatto bene. I servizi sociali non possono identificarsi con le associazioni di genere ed i centri di antiviolenza. Non una di meno, come rivendicano i movimenti femministi ed extra-femministi, va bene, purché si abbia l’onestà di dire che troppi sono i padri vessati dalle istituzioni e, con loro, gli innocenti minorenni, che, sempre di più, devono rinunciare ad un genitore, nella indifferenza delle istituzioni.

Caro assessore, perché non confrontarci sulla gestione autarchica dei servizi sociali, sui soldi che girano, indebitamente, attorno a questa istituzione, che si arroga perfino il diritto di disporre del futuro dei nostri figli, senza le dovute competenze (sia scientifiche che giuridiche). La gestione dei figli, una volta estromesso il padre, non può essere affidata a burocrati impreparati e senza scrupoli. Anche i servizi sociali devono rispettare la legge sul pubblico impiego e gli stipendi complessivi del personale che opera nel settore o su delega del servizio sociale, compresi premi e incentivi, devono essere resi pubblici, specificando quando percepisce il singolo dipendente pubblico.

Gli amministratori di sostegno devono essere scelti in una lista pubblica, formata con pubblico concorso, con validità triennale o quinquennale. Attualmente, questa delicata funzione viene esercitata da un funzionario della regione di cui si chiede la pubblicazione della rendicontazione delle somme annualmente percepite. Quali controlli vengono effettuati sul suo operato? La pluralità delle professionalità, così facendo, non esiste affatto ed è a tutto discapito degli utenti.

La trasparenza delle case famiglie e delle troppe esose cooperative sociali sono il minimo che si possa chiedere ad una amministrazione democratica, che ha il dovere di rendere pubbliche le modalità di utilizzo dei soldi pubblici.

La mediazione familiare è una “barzelletta”, come denunciato dall’associazione e come confermato dalle tante denunce, rimaste nel cassetto dei dirigenti e dell’assessore di turno.

I giudici non possono imporre, nemmeno su suggerimento degli assistenti sociali, percorsi psicologici, come ribadito dal 2015 ad oggi dalla Suprema Corte di Cassazione. Tutti, compresi i giudici, ignorano le ordinanze e continuano a imporre, senza nemmeno consigliare, programmi psicologici ai genitori, perché conflittuali. La sfera psicologica appartiene al singolo genitore, ma non al servizio sociale e al tribunale. Ma non possono farlo e, quando lo fanno, non resta che rivolgersi all’organo di controllo dell’operato dei magistrati.

L’assessorato da lei presieduto distribuisce milioni di euro di contributi, senza una specifica regolamentazione e senza l’istituzione di un unico registro, come da anni chiediamo, per evitare che troppi furbi se ne approfittino, poiché ogni dispensatore (tantissimi) di contributi, finanziamenti e agevolazioni non conosce (né, a quanto pare, sarebbe interessato a conoscere) quanto hanno già percepito i beneficiari del loro intervento.

Le cose che non vanno sono tante e ne abbiamo indicate solo alcune, le altre verranno segnalate da un pubblico dibattito che aiuterà, purché lo si voglia, il buon andamento della pubblica amministrazione.

Cari politici, se esistono questi gravi problemi sociali legati alla gestione delle separazioni e dell’affido dei minori, la responsabilità è anche vostra, sia che lo facciate per non far cadere il governo della Regione, che comporterebbe il venir meno dei loro congrui riscontri economici, sia che preferiate mettere la teste sotto la sabbia per non disturbare.

Una cosa è certa. Se non si provvederà a rimuovere con celerità le disfunzioni amministrative che danneggiano solo i minori e il genitore più debole, cioè dei cittadini indifesi, ai genitori separati non resta che azionare le dovute azioni di legge e rivalutare le proprie scelte politiche.

 

Ubaldo Valentini, pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps) -
Contatti: tel. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.genitoriseparati.it

 

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