Affido dei minori, in Valle d'Aosta esiste solo un antiquato matriarcato

Le ignobili accuse delle c.d. faccendiere da urlo verso l'uomo in quanto uomo che eserciterebbe il patriarcato per annientare la donna sono una vera e propria bufala sbandierata da coloro che sono insoddisfatte della vita e vogliono distruggere, forse per ragioni ignote pure a loro, il principio della diversificazione dei ruoli tra uomo e donna nella famiglia e nella società. E' ignobile la campagna contro l'uomo, che sarebbe, a loro dire, artefice di un opprimente patriarcato, ed ancora più ignobile è sfruttare i casi di repellenti femminicidi, inaccettabili, ma da inquadrare in un contesto di false relazioni affettive e di rapporti sociali annullati da internet e, in particolare, dalle chat, che generano, in concreto, solo solitudine e incomunicabilità, per rivendicare una libertà che sarebbe stata soppressa per secoli e millenni dalla volontà del maschio prevaricatore.

Le ragioni delle false accuse di queste sirene, che, spesso, nulla hanno a che vedere con chi veramente lotta contro i maltrattamenti subiti dalla donna, ma, forse di più, dall'uomo, sono da ricercarsi nei generosi contributi economici, abbondanti e incontrollati, non essendo obbligatorio il rendiconto di questi soldi pubblici (controllo non voluto dai partiti che vivono alla giornata), cioè soldi dei cittadini che pagano le tasse e, spesso, hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese.

Prima di tutto, sarebbe opportuno dire quanti effettivamente sono stati, nel 2023, i femminicidi, poiché c'è un grosso divario tra i dati sponsorizzati dai centri antiviolenza e dalle associazioni femministe da quelli forniti da altre fonti ufficiali e, quindi, autorevoli. Sarebbe pure opportuno specificare quanti femminicidi e violenza sulle donne sono compiuti da stranieri che risiedono in Italia, molti extracomunitari, non per razzismo, ma solo per ben inquadrare la cultura che sta alla base di questa abominevole violenza.

Le esposizioni delle scarpette rosse e la installazione di panchine rosse sono formali manifestazioni conseguenziali e paranoiche di certe organizzazioni che avvertono la propria impotenza ad incidere su questi tristi episodi di violenza sulla donna e manifestano la propria incapacità a comprendere le cause della incomunicabilità sociale e familiare che si esterna negli atti violenti. E' innegabile che, nella società odierna, ci sia una forte regressione culturale, provocata anche dall'importazione e/o imposizione di culture esterne, che mal si accordano con il progresso sociale.

Per giustificare il problema non occorre inventarsi un inesistente patriarcato, ma è necessario ragionare diversamente. Per chiedere uguaglianza occorre che si rispetti e si pretenda, da tutti e sempre, le pari opportunità tra uomo e donna o donna e uomo, rimuovendo tutto un contorno che culturale non è e che serve solo ad alimentare, volutamente, il contrasto di genere. Occorre educare la persona al rispetto dell'altro e all'accettazione delle scelte affettive dell'altro, anche se non condivise. La famiglia, seppure divisa e allargata, ha un ruolo fondamentale e insostituibile nell'educazione dei giovani, che devono rapportarsi in modo autentico e non limitato con il padre e con la madre. Non si può continuare, però, a distruggere la figura del padre nell'affido dei figli, con falsi pretesti ed accuse, cancellando un genitore dallo loro vita e, talvolta, entrambi, perché viene da loro rifiutato anche quello collocatario. Il rispetto della donna si trasmette ai figli nel rispetto delle pari opportunità genitoriali e dei diritti inalienabili di ciascun genitore a rapportarsi continuamente con loro.

L'arbitraria discriminazione dell'uomo-padre è la principale causa di una violenza personale che, sulla scia della violenza istituzionale, finisce per essere non altro che l'espressione di uno sfacciato matriarcato. Se la società fosse dominata dal patriarcato, come si giustificherebbe il fatto che oltre il 90% degli affidi e/o “collocamenti prevalenti” sono dati prevalentemente alla madre e che il padre è ridotto economicamente sul lastrico?

Facciamola finita con la gratuita denuncia del patriarcato dominante e schiacciante la figura della donna, quando, in verità, siamo in presenza di un volgare matriarcato, sostenuto da chi non vuole riconoscere che esistono (in percentuale più alta delle donne) anche nei confronti degli uomini maltrattamenti e violenza da parte della donna. Non esiste da decenni il patriarcato generalizzato, come vorrebbero far credere le faziose rappresentanti del gentil sesso, ma, al contrario, persevera e, da anni, è stato anche potenziato, grazie alla stampa e ai politici compiacenti, un matriarcato che ritiene l'uomo incapace di educare i figli, ma idoneo a pagare somme per il mantenimento dei figli, spesso non dovute.

Con la legge è uguale per tutti ci sarà rispetto tra uomo e donna, verranno rimossi gli invalicabili muri della contrapposizione di genere e si tornerà a rispettare i ruoli diversi, ma complementari, tra donna e uomo o tra uomo e donna. A quel punto ci si impegnerà a costruire una società meno settaria e più umana.

A cosa servono i dibattiti aostani sul patriarcato e sulle femministe quando a tutti è palese la strumentalizzazione politica ed economica di queste iniziative aostane? Impegniamoci, signore vittime dell'uomo, a parlare, sullo stesso piano, degli uomini vittime della violenza femminile, tantissimi, come ci dicono alcune statistiche, e ai politici chiediamo meno farse ideologiche, ma più coerenza nel denunciare, sempre, le discriminazioni sui padri, fra i quali molti che non riescono a sopportare la giustizia ingiusta nell'affido dei figli e si tolgono la vita. Aosta vanta un ripugnante primato nell'indifferenza di tutti, senza considerare tutti quelli che si tolgono la vita senza ricorrere a gesti plateali. Anche questi sono vittime di un distorto matriarcato, di cui la quasi totalità della stampa valdostana non parla mai in modo inequivocabile.

 

Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
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