L’informazione, spesso pianificata, mentre ci ricorda continuamente l’inaccettabile violenza minorile e giovanile, che coinvolge anche i ragazzini nel manifestare la loro arroganza e prepotenza, frutto di un opprimente stato interiore di inferiorità, con coltelli e rivoltelle, segnala l’indifferenza delle istituzioni nel risolvere il problema, limitandosi al pianto di circostanza. Il problema esiste ed è grave, ma la politica volge lo sguardo altrove e cerca di scrollarsi le proprie responsabilità in iniziative diversificate e inutili. Non ha il coraggio di affrontare seriamente la questione per la paura di dover affrontare le conseguenze delle sue specifiche responsabilità. La violenza esiste, perché la società è violenta e la politica nulla fa per prevenirla, non con leggi speciali (applicate sempre con la solita discrezionalità), ma con una diversa cultura del rispetto e della vita delle persone.
Tutto ciò, indubbiamente, vuol dire rimettere in discussione i canoni comportamentali della nostra società e porsi il problema dell’educazione e formazione dei giovani, del ruolo della famiglia, che, spesso, dimentica il suo insostituibile impegno educativo dei figli in nome di una sua libertà (dell’adulto), che altro non è che un puro venir meno dei suoi doveri genitoriali. Non è questione di libertà dell’adulto a scegliersi la propria vita, ma la verifica del fatto che tale libertà rispetti o meno quella dei minori e se si rispecchia una libertà condivisa tra genitore e figlio. La libertà dell’adulto esiste solo nel rispetto di quella dei propri figli. Altre soluzioni sono distrazioni per coprire il proprio egoismo e la propria incapacità a gestire piccoli esseri umani, chiamati alla vita non per loro scelta, ma, talvolta, per capriccio e per superficialità dell’adulto. Tutti sono capaci a procreare, ma pochi a fare i genitori.
La scuola, la famiglia, la religione, la filosofia, la psicologia, le istituzioni pubbliche, cioè tutta la società, non possono rinunciare a porsi l’interrogativo sul proprio ruolo in un mondo in continua evoluzione e i cui membri sono impegnati, nella maggior parte dei casi, a demolire l’etica e il modo di vivere di chi, pur nei limiti oggi denunciati, ha permesso l’esistenza dell’attuale società. Demolire con parsimonia il passato è giusto solo se serve per costruire il presente e per gettare le basi di un mondo nuovo, che vada ben oltre l’apparire e che sia in grado di traghettarsi verso un futuro sempre umano e rispettoso della presenza fisica e delle ideologie altrui. Il passato non può schiacciare il futuro, ma nemmeno può essere raso al suolo per far spazio al nulla. Il nulla non esiste e, pertanto, non potrà mai essere il concetto-guida della società.
Il confronto è indispensabile e dal confronto dovranno emergere le possibili soluzioni per gestire questo preoccupante presente giovanile, che, troppo spesso, ricorre alla violenza, anche fisica, per affermare effimeri e balordi principi esistenziali. La ricerca di valori condivisi non deve spaventarci e, per essere tali, questi valori, devono nascere dal confronto tra adulti, minori e giovani, pur con opinioni ed esigenze diverse.
La strada è difficile, ma è possibile, purché esista una volontà di base di contribuire alla costruzione di una società diversa, meno ricca, ma più rispettosa di tutti e che permetta a tutti di poter dire “questa società è anche mia”.
La politica deve essere meno piagnona e facilona, mettendosi realmente al servizio del cittadino, prevenendo i vari disastri socio-esistenziali, con iniziative testate sul territorio, facendo da stimolo per un confronto serio ed urgente tra tutte le componenti della società, avvalendosi anche della collaborazione delle associazioni di volontariato, che collaborano gratuitamente e che non sono il volontariato a pagamento, come spesso succede, non identificandosi con alcuna struttura politica. Il volontariato, quello serio, in Italia, spesso, è chiamato a supplire le croniche lacune e assenze del servizio pubblico per ridare fiducia ai numerosi emarginati, vittime di una cattiva gestione della politica e delle istituzioni, lautamente pagate con i soldi pubblici.
I minori non possono essere dimenticati e le loro problematiche vanno da subito affrontate con serietà e con la volontà di dare risposte concrete ai giovani, che, quotidianamente, chiedono aiuto ad una società che è disorientata, più che terrorizzata. Certo si dovrà parlare della scuola, della politica, del futuro della società, che non può prescindere dalla moderna famiglia, come entità portante, e, soprattutto, dei genitori veri, ma non numero 1 e 2, come vorrebbe una frettolosa e insicura società, figlia di fantasiosi principi sociali. Inoltre, è necessario riformare le istituzioni, divenute obsolete e lontane dalla quotidianità dei cittadini. Per farlo, però, occorre che la politica sia al servizio della società, ma non viceversa.
Ai lettori chiediamo di aprire un dibattito su questa importante materia e siamo lieti di pubblicare i loro interventi.
Ubaldo Valentini, pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps),
tl. 347.6504095,