Devi mantenere i furbetti figli, da tempo maggiorenni

 

Un vecchio adagio recita che la legge è uguale per tutti, salvo quando non disponga diversamente, e la nostra trentennale esperienza nel mondo delle separazioni e dell’affido dei figli conferma la validità della filosofica sentenza dei nostri antenati anche se basata sul vissuto quotidiano. La costituzione (art. 3) sancisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” e, di conseguenza, ribadisce che, in nome del principio di uguaglianza, la legge deve regolare in maniera uguale situazioni uguali ed in maniera diversa situazioni diverse, bandendo, nei tribunali, la disparità di trattamento tra i cittadini che si trovino in situazioni simili.

La giustizia ingiusta è fonte di emarginazione dei minori, di conflittualità genitoriale, di discriminazione tra i genitori e causa del preoccupante disagio sociale giovanile, che mina le basi della società stessa.

Già nel 1996, Antonio Sonatore, protestava contro i provvedimenti del tribunale di Aosta e di quelli torinesi, che, invece di aiutarlo a fare il padre, gli avevano sospeso la potestà genitoriale e vietato di avvicinarsi alla adorata figlia, arrivando, la mattina di Pasqua, in preda alla disperazione, a darsi fuoco a fianco dell’ingresso del tribunale. Un suicidio che poteva essere evitato e che non ha insegnato nulla alle istituzioni della minuscola regione autonoma italiana. Ad Aosta, si continua ad amministrare la giustizia con una modalità non sempre comprensibile e percepita da tanti genitori come formale, ingiusta e discriminante quasi sempre il padre.

Dopo ventinove anni, nell’indifferenza di tutti, le cose al Aosta non sono cambiate e l’affido dei minori, quando i genitori hanno cessato di convivere, viene fatto con tanta e assurda discrezionalità, finendo per distruggere la figura paterna in nome di una conflittualità creata ad arte dal genitore predominante, troppo spesso la madre. Le pari opportunità genitoriali non sono una cortesia del giudice, ma un diritto-dovere dei minori e del genitore buttato fuori casa dalla sentenza del tribunale, sostenuto da relazioni oniriche della maggior parte dei servizi sociali, che, senza specifica competenza e il pur minimo senso di responsabilità, ripropongono (con il sistema copia e incolla) le consolidate lagnanze sulle incapacità genitoriali paterne e ritengono che richiedere il rispetto dei diritti dei figli e di ambedue genitori sia motivo di conflittualità imputabile non a chi la provoca, ma solo al genitore che, in realtà, la subisce pesantemente e, ripetiamo, nell’indifferenza di chi dovrebbe tutelare il supremo interesse dei minori.

Tra gli innumerevoli casi locali di chiacchierata giustizia denunciati dalla nostra associazione, su cui sarebbe opportuno fare piena luce, senza sconti per nessuno, oggi segnaliamo un inspiegabile provvedimento del solerte tribunale aostano.

Un padre di due ex-minori, attualmente di 26 e 28 anni e maggiorenni da 10 e 12 anni ,è costretto a versare loro il mantenimento anche in futuro, seppure da tempo maggiorenni e in cerca di professioni non facilmente reperibili sul mercato, la cui madre, risposata con figli, ha sempre preteso il mantenimento dei due nullafacenti, pertanto economicamente non autosufficienti, che lavoravano volutamente ad intermittenza. Uno ha impiegato 10 anni per una laurea breve, conseguita nel costoso capoluogo lombardo, dove il padre è stato chiamato, senza alcun anticipato consenso come invece vuole il protocollo, a sostenere anche il salato canone di locazione per una abitazione dove viveva il figlio, con la propria partner e, finita la relazione, ora lavora, ufficialmente a chiamata in Aosta, con un reddito non sufficiente nemmeno per i propri esigenti vizi personali.

L’altro figlio, dopo la maturità, si è dato alla pazza gioia e, dopo quattro anni, si è iscritto ad una facoltà di Torino, dove pretende che il padre paghi il 50% del canone di locazione dell’abitazione in cui vive, quando da casa potrebbe quotidianamente raggiungere la sede universitaria nei pochi giorni in cui ha lezione, così come fanno la stragrande maggioranza degli universitari aostani. Se proprio vuole una propria abitazione nel capoluogo piemontese e, dopo quattro anni, iscriversi ad una università di fuori zona, può benissimo studiare e lavorare per mantenersi autonomamente. Invece, chiede, come l’altro figlio, di essere mantenuto dal padre, con il quale non hanno, per loro scelta, più alcun rapporto da oltre un decennio per loro scelta. Il padre è stato tenuto all’oscuro di tutto, non ha mai potuto conoscere le modalità degli studi sostenuti, le ragioni per cui un figlio ha impiegato dieci anni per una laurea breve (tre anni di durata) e perché l’altro solo a venti tre anni si è iscritto a Torino, anzichè ad Aosta, e nemmeno è mai stato informato sulle somme percepite dai due figli con i “lavoretti” fatti, ma solo parzialmente dichiarati.
Questo padre, che percepisce uno stipendio, forse, inferiore a quello della ex-moglie, ha sempre versato alla madre, per i due figli, sia il mantenimento mensile che le spese straordinarie, anche quelle universitarie, arbitrarie, che lo stesso protocollo locale vuole che siano preventivamente autorizzate, quando si è in presenza di università fuori zona.

Con tutte le dovute documentazioni e le sante ragioni, il padre si è rivolto al tribunale di Aosta per modificare la sentenza di divorzio emessa venti anni fa, chiedendo la revoca dell’obbligo di mantenimento dei figli di 26 e 28 anni. Il Tribunale di Aosta ha rigettato il ricorso quasi totalmente, costringendo il padre a continuare a versare l’assegno di mantenimento (dimezzato) al figlio ventottenne, perché ancora non ha trovato la sua occupazione ideale, e lo ha condannato a mantenere ancora quello di 26 anni, perché studente. Quest’ultimo ha riferito al giudice che è sua intenzione proseguire gli studi in una costosa università asiatica, facendo intendere che il padre dovrà continuare a mettere le mani in tasca.
Ciò accade perché certi tribunali, piccoli, operano al di fuori della legge e i giudici, oltre ad essere inamovibili come se assegnatari di un feudo, non rispondono del loro operato, come, invece, deve fare ciascun altro lavoratore. Cosa è cambiato rispetto al 1996, quando un padre, che si era sentito emarginato dalla figlia, si è tolto la vita? Nulla.

La giustizia valdostana continua ad essere una giustizia ingiusta, che può passare sopra anche alla legge che regola il diritto-dovere di mantenere i figli, soprattutto quando sono furbetti e/o sono i ben noti bamboccioni.



Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps),
tl. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.genitoriseparati.it.

 

-  STRUMENTI
app mobile

 

Società editrice: Italiashop.net di Camilli Marco
registrata al Tribunale di Aosta N° 01/05 del 21 Gennaio 2005
P.IVA 01000080075