Con la riapertura della scuola e l’incremento delle spese non ordinarie per i figli, con la determinazione del loro mantenimento a seguito dell’affido prevalente ad un solo genitore, si incrementa una sottile e subdola conflittualità genitoriale conseguente a strategie di genere, assai manifeste, che considerano il padre, quasi sempre, un soggetto perdente il cui ruolo è, fondamentalmente, sempre e solo quello di pagare, anche quando la sua situazione economica non glielo permette. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti e nessuno interviene per affrontare questa piaga sociale, che finisce per allontanare, direttamente con provvedimenti iniqui e indirettamente con l’emarginazione del genitore non collocatario, ridotto in miseria, e spesso depredato anche delle sue misere risorse economiche, che gli sono indispensabili per ricevere degnamente i figli quando sono con lui.
Non è retorica, ma la constatazione della dura realtà locale dei genitori non più conviventi che, di fatto, annulla qualsiasi diritto alla bigenitorialità da parte dei figli e il diritto alla cogenitorialità (crescere i figli in convergenza tra i genitori) per il genitore estromesso dalla vita reale dei figli. Il mondo politico, esageratamente costoso e incontrollato – se si pensa che la Valle ha un consigliere regionale ogni 3.500 abitanti, mentre, in Lombardia, il rapporto è un consigliere ogni 125 mila residenti – non affronta con determinazione questa pericolosa situazione sociale che, di fatto, emargina i padri dai figli e condanna i minori ad essere educati e formati dalla strada, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Il consigliere regionale costa, tutto compreso, alla collettività italiana, anche se opera in una regione a statuto speciale, oltre tre milioni di euro a mandato e, nonostante ciò, i consiglieri non riescono a comprendere che la drammatica emergenza dei minori esiste in Valle d’Aosta e che la situazione dei genitori separati, quasi esclusivamente i padri, è insostenibile, anche per l’assenza della politica regionale e per la inconsistenza dell’assessorato alle politiche sociali, che se la canta e se la suona da solo, lasciando in brache i genitori e i minori.
Il quieto vivere dei politici valdostani è preoccupante perché non si può contare su un cambiamento di rotta nella gestione del sociale, considerato che quasi tutti i programmi politici, in vista dell’imminente rinnovo del consiglio regionale, di fatto, ignorano la realtà dei figli dei separati, spesso abbandonati a se stessi, e gli stessi genitori estromessi dalla vita dei loro figli, nonostante il pesante precedente del prof. Sonatore. Non si vuole parlare dell’affido condiviso paritario dei figli, quasi sempre possibile nella piccola regione valdostana, per non offendere le irascibili madri, le innumerevoli associazioni coalizzate nella cultura settaria e negante il ruolo educativo dei padri e per non disturbare i servizi sociali e il mondo giuridico locale. Se quasi tutti i programmi dei vari gruppi politici non fanno esplicito richiamo alle problematiche legate alla fine della convivenza dei genitori e all’incontrollata emergenza delinquenziale minorile, quando mai questo cruciale e urgente argomento potrà divenire preminente nella gestione della cosa pubblica?
L’impressione è che queste problematiche vengano ignorate per la scarsa sensibilità di chi ci amministra, e/o per la loro incapacità ad affrontare problematiche di non facile gestione.
L’affido paritario è di pertinenza del tribunale, mentre il politico ha il dovere di aprire un pubblico dibattito su questa tematica, così come avviene in alcune zone italiane, che non potrà essere ignorata, visto che, dal 2006 (legge n. 54), si parla della condivisione della genitorialità, così come ci ricordano Le Linee Guida del tribunale di Brindisi (2017), fatte proprie da altri tribunali italiani, con realtà ben diverse da quella valdostana, ma ignorate dai locali giudici della famiglia.
La conflittualità - creata ed alimentata quasi sempre dal genitore reso più forte dai provvedimenti dei giudici – è una tragica realtà, sotto gli occhi di tutti, ed occorre contenerla con provvedimenti equi, che spettano al mondo politico, come quello della gestione degli innumerevoli contributi economici, pubblici e privati (ma che distribuiscono soldi della collettività), e delle consistenti agevolazioni per l’accesso alla graduatoria relativa all’edilizia popolare, per il patrocinio a spese dello Stato, oltre all’esenzione dai tributi per persone in difficoltà economica. La garanzia di trasparenza e di provvedimenti giusti spettano agli amministratori, cioè al mondo della politica, che devono documentare che non ci siano figli e figliastri nella gestione dei contributi e dei sussidi, istituendo:
- un Regolamento regionale per la gestione dei contributi pubblici e regionali e degli enti locali per porre fine alla clientelare discrezionalità degli operatori sociali che, inspiegabilmente, non rispondono mai a nessuna istituzione pubblica del loro operati.
- un Pubblico Registro Regionale dei Contributi pubblici elargiti ai figli dei separati e al genitore collocatario, che, in presenza di affido condiviso (quasi tutti i casi), vanno ripartiti tra i due genitori e, per farlo, occorre che si sappia, concretamente, l’ammontare dei contributi (oltre 80 istituzioni regionali valdostane provvedono a farlo autonomamente) percepiti, quantificando anche le agevolazioni economiche che costituiscono un beneficio per chi le percepisce e un ulteriore contributo anonimo per chi le elargisce, cioè noi cittadini.
- L’accesso al Registro dei contributi e delle agevolazioni immediato, sia per gli operatori sociali che per i singoli genitori (anche per la parte dell’altro genitore), poiché non esiste la privacy sui dati inerenti i propri figli e sulle entrate del genitore collocatario (o, meglio, l’esercizio del diritto alla riservatezza è gerarchicamente inferiore rispetto a quello del diritto alla difesa, in tutti i procedimenti, sia civili, che penali, che amministrativi, contro l’altro genitore e/o il figlio maggiorenne), visto che l’assegno di mantenimento di cui l’altro genitore, inspiegabilmente, è obbligato a versare, solo lui, almeno fin quando non si procederà con l’affido paritetico, è determinato in base alle risorse (non solo i redditi) di ciascun genitore (per le determinazione delle entrate effettive, per es., si vedano le linee guida dell’Ordine degli Avvocati di Roma sul patrocinio a spese dello Stato).
- Le Istituzioni Private Delegate a distribuire soldi pubblici dovranno immediatamente segnalare (e documentare) alla Regione (che gestisce il Registro) le somme a vario titolo date ai minori e al genitore collocatario con una specifica e dettagliata relazione (comprendente anche i presupposti giuridici che rendono legittima l’erogazione).
- Lotta al lavoro non dichiarato (c.d. lavoro in nero), elevatissimo in Valle d’Aosta, soprattutto tra le donne, perché falsifica i dati forniti dal genitore non collocatario per beneficiare dei contributi, agevolazioni, esenzioni pubbliche, avere un assegno di mantenimento per i figli più elevato e poter usufruire del patrocinio a spese dello Stato (spesso sollecitato e protetto da alcuni legali, che permette, senza pagare un becco di quattrino, al genitore nullatenente di fare continuamente denunce all’altro genitore e/o di incardinare molte tipologie di procedimenti civili e/o amministrativi!). La stessa edilizia agevolata dovrebbe prevedere, quando ci sono figli (indipendentemente se siano maggiorenni e/o minorenni), l’accesso in graduatorie garantito ad ambedue i genitori, vincolando circa il 40% delle abitazioni disponibili per il genitore non collocatario. I figli, finita la convivenza dei genitori, hanno diritto di poter stare dignitosamente in due case, ma non in macchina o presso anziani parenti del padre. Non dimentichiamo che l’evasione fiscale, rispetto a quella consistente della madre, raramente è permessa al padre, di cui ci si preoccupa di segnalare eventuali (spesso fantasiosi) redditi non dichiarati per aumentare la consistenza dell’assegno di mantenimento per i figli ingiustamente preteso.
Il giudice, per deliberare equamente il mantenimento dei figli, la ripartizione delle spese straordinarie e per contenere la conflittualità tra i genitori, deve conoscere le somme a disposizione di ciascun genitore, comprese le somme che non sono considerati redditi, e deve anche predisporre gli accertamenti, altrimenti si potrebbe rendere complice della ingiustizia spesso in atto contro il genitore non collocatario. Gli amministratori regionali e locali, però, devono abbandonare la politica dello struzzo. Ma, guardando la quasi totalità dei loro programmi elettorali, non sembrano interessati a cambiare rotta.
Gli interessi dei minori e dei genitori separati non possono essere negati o essere tutelati, in consiglio regionale, solo dal consigliere Andrea Manfrin, cioè dall’attuale opposizione.
Gli altri candidati dove sono e cosa promettono agli elettori? Succede tutto ciò, volutamente, sapendo che le loro promesse elettorali sono come la sabbia in cui nasconde la testa lo struzzo, quando, non volendo affrontare temi gravi, si sente minacciato.
Ubaldo Valentini, pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps),
tl. 347.6504095,