Tariffe legali non sottoscritte, evasione fiscale e deontologia professionale

 

 

Nel riordino della gestione dell’affido dei separati e dei loro figli in Valle d’Aosta non può essere sottaciuto, in primo luogo, il rispetto da parte dei legali di alcune certezze per l’assistito e il rifiuto della diffusa evasione fiscale, che cozza palesemente con la deontologia professionale, invocata, ad intermittenza (cioè, solo quando avvalla le pretese economiche del professionista), nel difficile rapporto di alcuni avvocati con il proprio assistito.

Non tutti i professionisti valdostani sono scorretti, ma la tentazione di potersi giocare a piacimento sia le parcelle che la dichiarazione delle somme percepite è molto forte e, tutto sommato, favorita da un mancato controllo a tappeto da parte degli organi preposti alla pubblica finanza, che, acquisendo i fascicoli in tribunale e tenendo conto del tariffario nazionale, potrebbero benissimo verificare l’entità della possibile (certa, però, in alcuni casi) evasione fiscale.

Ci contattano molte persone che vengono chiamate a pagare, con atto ingiuntivo, consistenti somme, mai pattuite e sottoscritte con il legale, perché a quest’ultimo, alla richiesta dell’assistito di sapere quanto avrebbe speso, veniva risposto: “non ti preoccupare spenderai poco ed ora pensiamo al processo”. Poi arrivano notule catastrofiche, che l’assistito non può onorare e nemmeno può appellarsi a preventivi accordi sottoscritti. Altro fatto, spesso riportato dai separati, è quello che il legale pretende il pagamento a nero dell’intero importo, dicendo che, così, risparmia sull’Iva. A qualcuno è capitato di aver pagato, ma non è stato in grado di dimostrarlo, e, così, è stato costretto a vendere (meglio sarebbe dire svendere) la propria abitazione per saldare il legale, che, dinnanzi alla richiesta della fattura per le somme versate, pretende dal cliente nuovamente le cifre già pagate, ma non dimostrabili. Il legale dimostra il lavoro fatto e l’assistito non può, al contrario, documentare le cifre versate.

L’evasione fiscale nel mondo legale e dei servizi psicologici è molto elevata, come tutti sanno, ma nessuno mette mano alla piaga dell’evasione fiscale, effettuata per la quasi totalità dell’importo dai professionisti coinvolti ed alimentata dalla mancanza della stipula di un contratto con le cifre richieste (un listino prezzi dettagliato), che deve anticipare la firma di qualsiasi procura o mandato ad agire. La maggior parte degli assistiti non lo chiede, perché teme di urtare il professionista e perché crede di risparmiare con il legale amico. Non è così e i fatti lo dimostrano. La maggior parte dei legali hanno il regime forfettario e, quindi, sono esenti dall’applicazione dell’iva. Il risparmio non è per l’assistito, che crede di non pagare l’iva, ma del professionista, che risparmia oltre il 35% delle somme percepite, ma non versate allo Stato.

A questa arroganza, o strategia furbesca, si reagisce solo con la rigorosa pretesa di un contratto sottoscritto dal professionista e dall’assistito, che preveda, in modo dettagliato, i costi di ogni singola operazione effettuata. Da tempo lo diciamo, ma i separati, nella urgenza di un difensore per un affido non previsto, continuano a credere alla consueta frase: faremo, faremo e ti verrò incontro in tutto, mentre, poi, si vede lo stipendio – e, talvolta, anche la casa – pignorata.

E’ difficile credere ad un professionista che non vuole sottoscrivere nulla per avere la mano libera nella fatturazione degli importi praticati e in quelli percepiti, evadendo alla grande le tasse. I guadagni dell’assistito sono quelli di vedersi svuotare le tasche dei soldi sui quali lui ha regolarmente pagato le ritenute fiscali. In caso di contenzioso, senza un contratto sottoscritto, l’assistito è spessissimo soccombente dinnanzi alle assurde (perché non previste prima della firma del mandato) pretese del professionista, che contribuisce, così facendo, a ridurre in miseria il genitore, soccombente per il mancato rispetto delle leggi vigenti.

L’ordine degli avvocati di Aosta dovrebbe vigilare su questo indegno andazzo, che dimostra, purtroppo, che la deontologia professionale non viene rispettata dalla maggioranza dei professionisti e che l’ordine non fa nulla per il suo mancato rispetto, così come, invece, dovrebbe essere.

Una ultima considerazione: se un legale non rispetta la deontologia professionale (non solo fiscalmente, ma anche su altre problematiche di cui parleremo prossimamente), quale servizio fa per i minori e per i genitori maltrattati (più giusto sarebbe dire perseguitati) dalle istituzioni? Se non si rispetta la deontologia professionale, occorrerebbe che l’ordine degli avvocati, invece di coprire il legale inadempiente, prenda i possibili provvedimenti per sospenderlo dal servizio e renda di pubblico dominio chi non rispetta la deontologia professionale, che dovrebbe tutelare i minori e i cittadini a 360°.

Per cambiare questa assurda situazione, occorre che i numerosi genitori che subiscono i subdoli raggiri del professionista lo denuncino pubblicamente e chiedano l’esemplare punizione. I giudici e/o servizi sociali, che sono a conoscenza di questo andazzo, invece di far finta di non aver sentito nulla dal denunciante durante l’incontro, verbalizzino tutto e trasmettano il verbale a chi dovrebbe evitare che ciò accada e all’ordine di appartenenza del professionista per i provvedimenti di rispettiva competenza.

La deontologia professionale non prevede l’evasione fiscale, che, nel mondo forense, è una vera e propria piaga, indebitamente tollerata. Chi è complice nel silenzio di questa condotta illecita, deve essere richiamato disciplinarmente alle proprie responsabilità. La Corte dei Conti deve verificare le dichiarazioni del c.d. patrocinio a spese dello Stato, i cui beneficiari, per la maggior parte, non ne avrebbero diritto, poiché hanno redditi, anche cospicui, non dichiarati. L’Agenzia delle Entrate, attraverso i propri organismi, deve stroncare questo diffuso e consistente illecito fiscale, che porta all’evasione di milioni di euro di tasse.

La deontologia professionale va rispettata, sempre e non solo quando conviene all’avvocato o allo psicologo. Senza la deontologia applicata, di cosa parliamo e chi copriamo? Il principio di non sapere non trova riscontro su un fenomeno diffusissimo e che potrebbe essere verificato con la massima certezza. Perché non viene fatto? La nostra denuncia è pretestuosa?

Chi beneficia di questa situazione? Fino a prova contraria, sicuramente non i minori, figli di genitori non più conviventi e i loro genitori separati!

 

Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps),
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