Signor Presidente,
l’amministrazione della giustizia minorile e familiare, nel Tribunale da lei presieduto solo da alcuni mesi, fa acqua da tutte le parti e si ha l’impressione – sostenuta, però, da provvedimenti, anche in questi giorni, assolutamente non condivisibili – che ci sia un preciso piano contro i padri e che la giustizia sui minori e sui loro genitori sia, purtroppo, in molti casi ingiusta, come denunciava 30 anni fa anche lo psicologo e insegnante Antonio Sonatore, che, per protesta, si diede fuoco proprio all’ingresso del Palazzo della Giustizia valdostana, che lei attraversa tutti i giorni.
I genitori sono due ed ambedue devono essere tutelati, assieme ai figli, con provvedimenti rispettosi della bigenitorialità e della cogenitorialità, ponendo fine ad una procedura che viene percepita, dalla quasi totalità dei soggetti che passano per il tribunale, come discriminatoria nei confronti del padre.
Da decenni, infatti, il padre non viene mai preso seriamente in considerazione, soprattutto quando denuncia, anche con specifici ricorsi, il mancato rispetto dei suoi figli e dei suoi diritti genitoriali, contenuto nei provvedimenti del giudice, tanto che il suo ricorso viene quasi sempre rigettato, con la conseguente condanna al pagamento anche delle spese di lite e delle spese processuali. Questo modo di fare provoca una inevitabile conflittualità genitoriale, poiché è inammissibile che un genitore non possa fare il genitore (nemmeno quando gli accordi sono consensuali) e che, poiché non è collocatario, debba essere ridotto ad un bancomat.
L’affido dei minori deve essere riportato nella equità più totale, poiché ogni genitore deve avere garantite le stesse opportunità dell’altro nella gestione dei figli, soprattutto quando è un genitore preparato, attento alle esigenze dei figli e consapevole della insostituibilità del suo ruolo. Una legalità che dovrebbe transitare, inevitabilmente, anche nei provvedimenti dei singoli giudici, ma che, purtroppo, difficilmente è riscontrabile ad Aosta.
Ad Aosta i giudici sono inamovibili per decenni, fatto, anche questo, che suscita perplessità, e raramente vengono cambiati, creando un forte disagio, poiché lo stesso giudice che ha emesso i provvedimenti deve rivedere le sue precedenti decisioni, smentendo sé stesso. Una criticità non da poco, poiché il permanere per decenni nella stessa sede non permette nemmeno il ricambio dei giudici, in modo particolare quelli che trattano il diritto di famiglia e il diritto minorile. In molti tribunali c’è la sezione Famiglia, alla quale vengono destinati giudici specifici, che se ne intendono delle problematiche coniugali e dell’affido dei minori, rispettando le loro esigenze, ma anche i diritti di ambedue i genitori. Leggendo molti provvedimenti del tribunale valdostano si ha l’impressione che la discrezionalità del giudice si possa rivelare, poi, come una discriminazione verso un genitore, il solito padre, e che il superiore interesse del minore mal si concilia con il proclama “la legge è uguale per tutti”. Si ha la percezione che la giustizia ingiusta, contro cui il dott. Sonatore protestava e, a causa della quale, si è dato fuoco proprio a fianco dell’ingresso al Tribunale, sia imperante in tantissimi tribunali e danneggi, talvolta in modo irreparabile, gli stessi minori, che il tribunale dovrebbe tutelare.
Così non va ed occorre chiedere a chi di competenza che nel Tribunale di Aosta venga creata una vera e propria sezione Famiglia, poiché, in Valle, il 73% dei minori hanno genitori non più conviventi e, spesso, vengono lasciati per strada. Il fiorente mondo degli stupefacenti e delle baby gang non sono una nostra invenzione poiché nessuno ne parla, ma una dura realtà, di cui nemmeno i politici ne sono consapevoli.
Una cosa, purtroppo, è certa: i giudici che gestiscono i procedimenti di separazione e affido dei minori hanno le “proprie” idee molto chiare e mai, o meglio solo raramente, danno ascolto, quello vero, alle richieste del padre, che, con molta facilità, vengono definite inutili lagnanze.
Al Tribunale di Aosta - regione molto piccola - non si conosce, ancora oggi, l’affido congiunto paritario, come ormai si applica in tantissimi tribunali italiani, e tanto meno si pretende il rispetto delle disposizioni di affido, perché, quasi mai, si osa procedere contro la madre, che, spesso, è la vera prevaricatrice dei diritti dei figli e del loro padre, arrivando, in alcuni casi, quando c’è stato l’accordo, a rinnegare anche ciò che la stessa ha sottoscritto nel momento dell’affido consensuale. Succede che, se un padre ricorre contro gli abusi subiti, lui e i suoi figli, per opera della madre collocataria viene condannato a pagare le spese del ricorso perché sommariamente rigettato. Ciò avviene non per l’ironia della sorte, ma per una arcaica cultura matriarcale che, nella piccola Valle d’Aosta, ogni anno, potrebbe essere la causa di tanti suicidi di padri offesi nella loro genitorialità con provvedimenti che, a nostro parere, ma non solo, potrebbero essere troppo sbrigativi e, a volte, adagiati sulla incompetenza e arroganza dei servizi sociali, da nessuno regolamentati e controllati, come anche la legge n. 241/90 (sulla pubblica amministrazione) invece, prevede. Quando il giudice incarica i servizi sociali di riferire sui minori e sui loro genitori, mancando un regolamento da parte della Regione, da cui dipendono, deve determinarne anche le modalità esecutive dell’incarico, che deve essere illustrato ad ambedue i genitori ancor prima dell’inizio dell’indagine stessa.
Cosa dire, poi, del Protocollo sulle spese straordinarie, con la tassativa esclusione dei genitori, diretti interessati, compilato e sottoscritto dal tribunale e dall’ordine degli avvocati locale, pagati dal genitore per difenderlo assieme ai propri figli, ma non per sostituirlo nella genitorialità. Il tribunale è chiamato ad applicare la legge, approvata dal Parlamento, ma non i “protocolli”, che non sono vincolanti e che, eventualmente, potrebbero essere solo indicativi, se non contenessero tante contraddizioni e che contrastano con la stessa legge nazionale sull’affido.
Le spese straordinarie, come l’assegno di mantenimento, devono essere determinate, caso per caso, dal giudice, che deve, rigorosamente, tener conto di tutte le somme percepite dai due genitori, anche quelle derivanti dal lavoro non dichiarato, dai contributi pubblici e privati, quelle esenti da tributi nonchè le somme per detrazioni dalle imposte, per evitare la frequente discriminazione già presente quando si prevede l’assegno di mantenimento solo per il genitore non collocatario, cioè estromesso, in realtà, dalla vita dei figli, mentre quello collocatario ne è esente, in teoria, contraddicendo l’art. 30 della Costituzione e il nostro codice civile.
Cosa dire delle arcaiche, e talvolta ingiustificate, liste dei Ctu, sempre con le stesse persone, datate, molto legate al potere locale, pensionate e/o dipendenti pubblici, e sistematicamente scelte, nonostante i pesanti rilievi sul loro operato?
Cosa dire della scelta dei curatori speciali (un terzo avvocato a tutti gli effetti e, inizialmente, pagati dallo Stato), quasi sempre appiattiti, con i loro interventi, sui diktat della madre e dei servizi sociali, annullando, così facendo, la loro terzietà e la ragione del loro pagamento?
L’associazione, da anni, chiede che le liste dei c.t.u. siano continuamente rinnovate, facendo spazio solo agli esperti di psicologia dell’età evolutiva e della psichiatria minorile, lasciando a casa i tanti psicologi e assistenti sociali, già in pensione o, comunque, anche dipendenti pubblici, che svolgono la consulenza pagata (speso anche bene) dai genitori, durante l’orario di lavoro e che non hanno nemmeno la serenità di valutazione, non potendo, di fatto, andare contro l’operato dei colleghi, con i quali, tante volte, lavorano fianco a fianco. I Ctu, ripeto, spesso, troppo datati, inoltre, difficilmente si aggiornano sull’evoluzione psico-pedagogica e sociale dei minori e dei figli in genere, ma, spesso, nemmeno conoscono bene l’evoluzione della società in genere e di quella valdostana in particolare.
E’ indispensabile, oggi quanto mai, rimuovere le troppe negligenze e/o sviste che compromettono la bigenitorialità e cogenitorialità e che, da decenni, non garantiscono (o, almeno, così viene percepita dai diretti interessati, cioè i genitori) la terzietà delle istituzioni, ma anche la trasparenza e il rispetto dei diritti di ambedue i genitori e, soprattutto, si dimentica il superiore interessi dei minori, che viene prima di qualsiasi altro principio degli adulti e che, di fatto, viene negato quando si privilegia, a priori, solo un genitore.
La mancata correttezza deontologica dei legali e degli operatori sociali va denunciata all’ordine di appartenenza e/o al tribunale, quando il padre e/o il minore non sono tutelati nei loro diritti dal difensore, dagli assistenti sociali e/o dagli psicologi coinvolti nel procedimento di affido di un minore. Vanno pure mandati gli atti del procedimento agli organismi competenti quando si intravede la diffusissima evasione fiscale e quando si possono intravedere possibili atti non corrispondenti al vero.
Il patrocinio a spese dello Stato va verificato sempre, visti i tantissimi 730 non corrispondenti al vero (la legge non prevede l’Isee come documento che certifica i redditi), perché, altrimenti, si incrementa la conflittualità, venendo, di fatto, penalizzato il genitore che non nasconde nulla al fisco e al tribunale.
L’associazione genitori separati per la tutela dei minori (aps), sorta a livello nazionale nel 1998, viene, da sempre, contattata da molti genitori separati della Valle d’Aosta, soprattutto dopo il riconoscimento della sede regionale (2009), ed è una associazione nazionale ed opera esclusivamente per la tutela, a 360°, dei minori e della bigenitorialità, denunciando gli incomprensibili atti giudiziari che creano indebita discriminazione di un genitore, cioè il padre, come avviene per il 94% dei casi in VdA.
L’associazione non è partitica e tantomeno affianca qualche partito e/o interesse di parte e, come tale, dialoga con tutti, e non viene mai meno ai principi statutari.
Chiediamo, con questa lettera pubblica al nuovo Presidente del Tribunale, un esame dell’operato di chi si occupa degli affidi ad Aosta con incontri aperti a tutti, con la partecipazione di tutte le istituzioni che operano in questo particolare settore sociale per un confronto sulla genitorialità e sull’operato delle pubbliche istituzioni.
Parlare delle carenze della locale gestione della giustizia è un atto dovuto che aiuta tutti i cittadini a riacquistare una sana fiducia nella giustizia, evitando il rischio – reale, ma non ipotetico – che la Giustizia sia ingiusta. Il primo padre divorziato che si riteneva vittima di una giustizia burocratica e poco attenta ai diritti dei figli e del suo genitore, come ribadito (anche in altri articoli), trenta anni fa si è dato fuoco davanti al palazzo che ha preso l’iniziativa per togliergli anche la patria potestà, come allora si chiamava.
Il confronto aiuta anche i giudici ed è una garanzia per i minori, i loro genitori e per la società valdostana.
Ubaldo Valentini,
presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)


