Rapporto Agenas, Marzi e Uberti: in Valle d'Aosta dati in miglioramento - VIDEO

Il report in ambito ospedaliero indica dei miglioramenti nel 2022 al 2021, ma la situazione demografica penalizza alcuni risultati

«Sono dati che possiamo definire migliori rispetto al passato. Ci sono aree di miglioramento ed è importante capire che ci stiamo lavorando». L'assessore regionale alla Sanità Carlo Marzi e il direttore generale dell'Usl Valle d'Aosta Massimo Uberti commentano i dati dell'Agenas contenuti nel Pne, il Piano Nazionale Esiti.

Alcune anticipazioni emerse di recente hanno dato origine a dubbi sulla sanità regionale. Ora che i primi dati del Piano sono stati diffusi nella loro completezza, Usl e assessorato hanno convocato un incontro con la stampa (nel video in alto, la conferenza integrale) per comunicarli e analizzarli.

Partendo da una base di 190 indicatori (comunque pochi rispetto alle complessità di ospedali e sanità in generale, evidenzia Uberti), il Piano Nazionale ne elabora circa un ottavo e restituisce, in ambito ospedaliero, una indicazione grafica a colori dal verde intenso al rosso sulla qualità delle procedure in alcuni ambiti specifici. L'analisi in questo caso riguarda i dati del 2022.

Nessuna delle aree è in "rosso", ma nemmeno tutto è in "verde". Per l'ospedale di Aosta l'indicatore sugli standard di qualità è "molto alto" per l'area cardiocircolatoria (era "alto" lo scorso anno) e per la nefrologia (lo scorso anno non considerata), rimane "alto" per l'area respiratoria e migliora da "basso" a "medio" per il settore nervoso. Ci sono quindi dei miglioramenti. In parallelo è confermato il livello "medio" dell'indicatore dell'area osteo-muscolare e, infine, emerge infine il colore arancione, che corrisponde a indicatore "basso", per la chirurgia oncologica e per l'area gravidanza e parto (senza variazioni da un anno all'altro).

Queste le indicazioni del Piano Nazionale Esiti. Che però Marzi e Uberti invitano a valutare con attenzione. Gli indicatori presi in considerazione, spiegano, sono calibrati sul livello nazionale e stabiliscono un volume minimo di attività che la Valle d'Aosta non è in grado di rispettare perché ha una popolazione troppo esigua. La nostra regione (ma anche le altre con poca popolazione) è accostata al rosso (quindi indicatore "molto basso") malgrado risultati migliori rispetto alla media nazionale. Un esempio: la mortalità a 30 giorni dopo un intervento per tumore al polmone nell'ospedale aostano è pari a zero mentre in Italia è dello 0,95%. Un risultato positivo, da semaforo verde, però al Parini gli interventi di questo tipo eseguiti nell'anno risultano 13 mentre il volume di attività richiesto ne prevede come minimo 85. Il semaforo diventa così rosso. 

L'assessore Marzi e il direttore Uberti

Uberti spiega che questo tipo di valutazioni numeriche sono basate su studi specifici. «Non indicano l'efficienza, ma la qualità delle procedure effettuate: meno se ne fanno e maggiore è il rischio di errori». Ecco perché l'indicatore di qualità è influenzato in maniera negativa.

Fa eccezione l'area della gravidanza e del parto a causa della percentuale molto alta di cesarei effettuati nella nostra regione: quasi il 39% rispetto alla media italiana del 23%. Il fatto che nella nostra regione si effettuino così tanti parti cesarei è dovuto in parte alla questione geografica. Ancora Uberti: «siamo a qualche ora di distanza dalla più vicina terapia neonatale che è al Regina Margherita di Torino. In alcuni casi si valutano i pro e i contro e si sceglie il cesareo per precauzione». Sulla percentuale di cesarei incidono però anche le mamme che fanno pressione chiedendo questo tipo di parto e «una questione di abitudine dell'équipe». In questo ambito insomma «c'è del lavoro da fare con maggiore efficacia», dice il direttore generale dell'Azienda sanitaria.

«Siamo moderatamente contenti, stiamo andando nella direzione giusta», commenta infine Uberti confermando le parole dell'assessore Marzi. Su alcuni ambiti «ci dovremmo rassegnare a un giudizio negativo» dovuto alla questione demografica, mentre in altre aree ospedaliere «serve lavorare di più». Al di là dunque di certe valutazioni negative, «ospedale e personale stanno lavorando bene».

 

 

Elena Giovinazzo

 

 

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