Bandiera Nera di Legambiente al progetto della Pila Couis

Alla Valle d'Aosta l'associazione assegna anche due Bandiere Verdi per progetti sostenibili

 

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Sventolano in Valle d'Aosta due delle diciannove Bandiere Verdi 2023 distribuite da Legambiente per premiare progetti e iniziative che rappresentano esempi virtuosi di sostenibilità ambientale e adattamento innovativo. Alla nostra regione è assegnata però anche una Bandiera Nera che segnala iniziative considerate non sostenibili.

Partiamo dalle Bandiere Verdi. Legambiente premia il Comitato per l'ampliamento del Parco del Mont Avic verso Fénis, un percorso iniziato anni fa e terminato nelle scorse settimane con il via libera del Consiglio regionale. L'altro premio va all'associazione Aosta Iacta Est per l'organizzazione di Giocaosta, un evento "che dimostra la capacità di una comunità di proporre aggregazione e attrattività turistica a impatto zero".

Passiamo quindi alla Bandiera Nera. Legambiente la assegna alla Giunta Lavevaz per il progetto funiviario Pila Couis con ristorante a forma di stella e in particolare "per lo svuotamento di significato della procedura di VIA". Il riferimento è all'abbattimento di circa 700 alberi, all'allargamento dei tracciati e soprattutto ai rischi di dissesto idrogeologico. "Data la fragilità dell’area superiore, interessata da notevoli fenomeni di dissesto idrogeologico, sarebbe lecito aspettarsi una valutazione di impatto ambientale attenta a delineare almeno misure di mitigazione puntuali", evidenzia Legambiente. Tuttavia nel provvedimento dirigenziale che esprime una valutazione positiva condizionata "le condizioni, ossia le misure di cautela e mitigazione degli impatti alle quali ci si dovrebbe attenere, non ci sono. O meglio, il provvedimento rimanda la loro definizione a situazioni e contesti successivi totalmente sottratti alla partecipazione dei cittadini".

Secondo Legambiente in questo modo la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale diventa un "mero passaggio amministrativo", riservando "gli aspetti più delicati a tavoli tecnici che non prevedono alcun accesso per i cittadini. Si vuole così evitare che il dibattito pubblico suscitato da scelte - che condizioneranno il futuro della Valle d’Aosta per i prossimi decenni - disturbi i decisori. E si svuota di significato e di utilità la procedura di VIA, in contrasto con gli intenti della normativa europea di settore, in un modo che sembra un ulteriore passo della pubblica amministrazione nella direzione della limitazione della partecipazione pubblica alle scelte che riguardano il territorio".

 

 

Clara Rossi

 

 

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