A "Non è l'Arena" di Giletti ancora Valle d'Aosta sotto accusa per gli importi milionari incassati dagli ex consiglieri regionali
AOSTA. Ormai la Valle d'Aosta per i media nazionali e nell'immaginario collettivo italiano è sempre più associata ai ripetuti casi di mala politica, di politica burlesque. L'ultimo di questi riguarda i vitalizi dei consiglieri regionali.
Ieri sera la trasmissione "Non è l'Arena" di Massimo Giletti su La7 ha cercato di sentire i pareri di amministratori ed ex amministratori sui famosi incassi milionari coperti dalla privacy. Il programma si è soffermato sulla bocciatura a maggioranza, nell'ultimo consiglio regionale, di una proposta di legge che chiedeva la pubblicazione di nomi e degli importi incassati da questi "paperoni" valdostani. Il risultato delle interviste è vergognoso. Qualcuno si è mostrato imbarazzato, altri visibilmente irritati di fronte a domande che riguardano soldi pubblici incassati da personaggi pubblici.
Un comportamento irriguardoso nei confronti del popolo valdostano che negli ultimi anni è sempre più costretto a lottare per arrivare alla fine del mese.
La quasi totalità della classe politica della nostra regione non è cosciente dell'era in cui vive. Pensa forse di essere ancora negli anni ‘70 quando le notizie difficilmente uscivano dal palazzo regionale e ancora più difficilmente oltrepassavano i confini regionali.
Ultimamente siamo stati derisi per i 25.000 Euro trovati nella scrivania dell'ex presidente della Regione, per i continui cambi di governo con partiti che vanno e vengono in barba ai risultati elettorali, per le indagini che coinvolgono numerosi esponenti ed ex esponenti politici. Il servizio di ieri su La 7 ha scatenato i social. Tanta rabbia, parole forti, qualche commento ironico per una situazione imbarazzante sotto tutti i punti di vista. Probabilmente per alcuni "baroni" di Palazzo regionale tutto questo rappresenta solo un lontano lamento. La piazza si fa sentire sui social e sta sempre più crescendo, prendendo coscienza della sua forza. Ma "loro" continuano a non rispondere. Tanto alle prossime elezioni i voti li prenderanno lo stesso e allora tutto sarà dimenticato.
Forse accadrà proprio questo, anche perché in questa nostra regione mancano le vere alternative. I volti nuovi, quando ci sono, diventano velocemente vecchi. Partiti o movimenti che per loro natura dovrebbero schierarsi contro un vecchio sistema di far politica vengono abbracciati dal potere e, inebriati, si comportano in modo diametralmente opposto da quanto sbandierato fino a pochi giorni prima. Anche su questo aspetto non si rendono conto che la rete ha una formidabile memoria.
Quello attuale è certamente è un momento buio per la Valle d'Aosta. Tra arresti, inquisiti e inchieste tutto è messo in discussione. Unico dato certo è la disaffezione degli elettori per la vita politica.
Un grande campanello d'allarme è stato il flop di votanti alle primarie di un partito della maggioranza in Regione. Nonostante il risultato catastrofico, da quello stesso partito non sono emerse voci di autocritica. Anzi, qualcuno ha affermato che il voto è stato un successo.
Se dovesse capitare che alle prossime elezioni regionali partecipi il 10% di votanti, nulla cambierà. La politica ha affinato la capacità di autoassolversi: il potere non vuole essere messo in discussione e i partiti eletti continueranno a governare come se nulla fosse.
Chiudo spiegando di non aver voluto intenzionalmente fare nomi di partiti o movimenti o nomi di consiglieri o ex consiglieri. Sono distinzioni inutili in quanto, sfortunatamente, quasi tutti si sono omologati allo stesso modo di fare.
Quindi ora silenzio, lasciamoli "lavorare" in santa pace. O no?
Marco Camilli