Una struggente videointervista a una madre disperata - VIDEO
AOSTA. Il 25 Novembre abbiamo ricordato il dramma della violenza sulle donne, una violenza che uccide nel corpo e nell'anima e che troppo spesso ha il volto di un membro della famiglia. Ci indigniamo e ci interroghiamo, manifestiamo ogni anno sempre di più, ma inesorabilmente le fredde statistiche ci raccontano una Italia dove ogni tre giorni una donna cade vittima di questa violenza.
Cosa accade però quando la violenza è perpetrata dalle Istituzioni? Questa videointervista di Aostaoggi.it racconta una storia che unisce tristemente il Veneto e la Valle d'Aosta in un contesto di grande difficoltà e delicatissimo e di cui si è occupata anche il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani con il presidente Paolo Roat.
E' la storia di una madre residente a Padova che arriva a fine mese come può, svolgendo lavori regolari, e che si è rivolta ai servizi sociali per chiedere aiuto. E' la storia di sua figlia, una ragazzina di 15 anni che potremmo definire "difficile", molto legata alla madre, che è improvvisamente prelevata da Padova e trasportata a centinaia di chilometri di distanza, in Valle d'Aosta, in una struttura protetta senza poter vedere, avvisare o sentire la madre. E' la storia di istituzioni - assistenti sociali, curatori, giudici - che dovrebbero avere come primo interesse la salvaguardia delle persone e che invece talvolta scelgono soluzioni più dannose dei problemi e operano con forza contro soggetti deboli.
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Questa toccante videointervista è legata all'inchiesta pubblicata nelle settimane passate sul mondo delle malattie mentali. I nostri articoli non vogliono essere un accusa indiscriminata al sistema, perché sono tante le eccellenze professionali che vi lavorano con dedizione. Il problema è che, in mancanza di un controllore super partes, quando vengono commessi errori in questi contesti tutto diventa pericolosamente difficile.
Vi invito a sentire fino in fondo questa testimonianza ed a chiudere per un attimo gli occhi, come vi chiederò di fare alla fine dell'intervista.
Nomi e volti non sono resi noti per tutelare le protagoniste di questa triste vicenda.
Marco Camilli