Corte dei conti: "inattendibile" il piano di risanamento di Vallée d'Aoste Structure


La sezione di controllo indica previsioni di miglioramento dei conti "immotivate" e stime "irrealistiche"

VdA Structure

AOSTA. Il piano di risanamento triennale approvato lo scorso marzo per Vallée d'Aoste Structure, società in house della Regione, è inattendibile e basato su prospettive aleatorie e deve essere quindi sottoposto ad una revisione complessiva. Lo scrive la sezione regionale della Corte dei conti in una relazione oggi all'esame del Consiglio regionale.

Il piano di risanamento, scrive la sezione di controllo, si contraddistingue per «una scarsa significatività delle iniziative propugnate» e molte delle azioni che la società prevede di mettere in atto per migliorare la situazione vengono giudicate non attendibili. In altre parole, il programma di interventi elaborato per far tornare a quadrare i conti della società controllata sempre in perdita è destinato a fallire l'obiettivo.

VdA Structure si occupa degli immobili industriali della Regione in cui sono insediate attività produttive e start up e degli incubatori d'impresa, quindi riscuote i canoni di locazione e gestisce il patrimonio che l'Amministrazione regionale, suo socio unico, le assegna tramite la Gestione speciale di Finaosta. Dal 2001 la società ha chiuso in positivo soltanto due esercizi (di 11.546 euro il primo anno e di 50.929 euro nel 2006). Tra il 2011 ed il 2016, a fronte di risultati sempre in rosso, sono stati effettuati quattro aumenti di capitale per circa 37 milioni di euro. L'ultimo, nel 2016, è stato di 7,7 milioni a fronte di una perdita di 7,5 milioni. Ci sono difficoltà nella riscossione dei crediti, ritardi nei pagamenti, immobili vuoti che non generano entrate e la cui gestione è a dir poco onerosa. In pratica ci sono costi enormi a fronte di scarse entrate.

La normativa sulle società partecipate e controllate è chiara: se non sono in grado di generare utili, le società vanno messe in liquidazione o soppresse oppure sottoposte ad un rigoroso piano di riassetto e razionalizzazione per evitare lo sperpero di risorse pubbliche. La Regione, consapevole del grave quadro di VdA Structure, ha preferito non alienare e intraprendere un percorso di riequilibrio di durata triennale che però, a giudizio della sezione di controllo della Corte dei conti, «non conduce ad un risanamento concreto».

Come è chiaro a tutti, per riportare in pareggio i conti è necessario agire su due fronti: ridurre le uscite e aumentare le entrate. Gli unici costi giudicati contenibili da VdA Structure sono quelli relativi a prestazioni professionali e costi per i servizi, ma porterebbero a riduzioni «assolutamente non significative e scarsamente influenti sul risultato d'esercizio», è scritto nella relazione. L'unica possibilità dunque è concentrare gli interventi sulla voce entrate, ma quasi tutte le strade indicate nel piano di risanamento sono sistematicamente bocciate.

Andando con ordine, si parte dalla previsione di efficientemanto della gestione dei crediti e del sistema degli incassi. Oggi i tempi di dilazione medi sono di 255 giorni, circa otto mesi, e la società si è data tre anni di tempo per ridurli di dieci giorni, a 245 giorni quindi. Un risultato «obiettivamente irrilevante», sottolinea la sezione nel giudicare inoltre le previsioni sull'efficientamento della gestione dei crediti «scarsamente attendibili». Si salva soltanto l'idea di introdurre delle garanzie contro il rischio di insolvenza all'atto della stipula del contratto di locazione.

Il piano di risanamento prevede poi di dismettere alcuni immobili per incamerare nuove risorse e ridurre i costi di gestione. Una «strategia assolutamente condivisibile», è scritto nella relazione, se non fosse per la «scarsa attendibilità degli importi esposti nel piano di risanamento» e per il fatto che le ultime procedure d'incanto sono andate deserte e che non esistono concrete manifestazioni di interesse da parte di potenziali acquirenti. Tutto ciò fa temere alla Corte dei Conti una «irrealistica attribuzione al triennio 2018-2020 (...) di ricavi da alienazione» e più in generale una stima «profondamente incongruente» su tutta l'operazione. D'altronde la stessa società ammette che «non è ad oggi possibile formulare previsioni certe riguardo i ricavi da alienazioni».

Si arriva poi all'analisi delle azioni volte all'incremento dei ricavi. La società prevede di aumentare il tasso di occupazione degli immobili e stima di incrementare i ricavi da locazione di 97.100 euro nel 2018, di 314.700 euro nel 2019, di 449.500 euro nel 2020. Una previsione «sostanzialmente immotivata» considerati «l'andamento complessivo del mercato immobiliare e la dinamica sovraordinata cui la società è sottoposta, che ne limita sensibilmente la capacità decisionale».

Tra l'altro a fronte di incassi già molto bassi sul fronte delle locazioni, la società in passato ha deciso di ridurre gli importi di alcuni contratti. E' il caso del canone di locazione pattuito con la Sima spa nel 2012 che prevedeva un corrispettivo di 800.000 euro annui, cifra ritenuta congrua da un'apposita stima. Nel 2017 il contratto è stato abbassato a 600.000 euro annui «senza una documentata motivazione», come evidenzia sempre la Corte dei Conti.

La conclusione della relazione è una sola: tutto ciò «non può che richiamare l'Amministrazione regionale ad una complessiva revisione del piano predisposto, allo scopo di garantirne una maggiore attendibilità ed una più efficace esecuzione».

Elena Giovinazzo

 

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