Non si contano più i suicidi nell'ex isola felice
Ogni volta che mi appresto a scrivere un articolo che tratta di un suicidio avvenuto in Valle d'Aosta, la rabbia e la tristezza e il dolore mi travolgono. Eppure eccoci di nuovo qui, a riportare di un'altra persona - ancora una volta giovane - che nei giorni scorsi ha scelto di togliersi la vita.
Pubblicare queste notizie è una scelta consapevole per "urlare" il fatto che, in questa regione, lo Stato e l'amministrazione regionale si sono dimenticati dei più deboli e fragili. La sanità pubblica è spesso utile ai politici di turno per organizzare eventi, conferenze e manifestazioni il cui scopo è incensare il proprio operato. Supporto, aiuto e prevenzione alla malattia e al disagio sono invece lasciati in secondo piano, soprattutto nel campo della salute mentale.
Ho tante volte scritto sulla inefficienza delle strutture di Psichiatria e di altri reparti della nostra disastrata sanità a causa delle carenze croniche di personale e, per Psichiatria, anche di una sede non adeguata.
La fuga di medici, di infermieri e di OOSS dalla sanità pubblica valdostana è diventata un esodo. Intanto però l'Usl invia comunicati stampa dai toni talvolta imbarazzanti. Mancano risorse umane e mancano risorse tecnologiche. E quando quelle che ci sono vengono a mancare, c'è il vuoto. Per chi ha la sanità pubblica come unica opzione per curarsi, è tutto un fatto di attese, file e appuntamenti che mai arrivano. Quei valdostani cercano soluzioni finché possono trovarne, oppure gettano la spugna e rinunciano alle visite, alle cure, a farsi aiutare.
Inutile anche provare a intervistare i responsabili. Questi personaggi non rilasciano interviste quando c'è la possibilità di sentire domande difficili. Eppure una volta noi eravamo un'isola felice.
Marco Camilli