La rivoluzione dell'intelligenza artificiale, i problemi di logistica, i nuovi approcci alla cura: tematiche esaminate in un incontro informativo proposto dal comitato Vallée Santé
L'ospedale "Umberto Parini" di Aosta è in attività ormai da ottant'anni. Al momento della sua costruzione, l'allora Mauriziano rispettava la concezione dell'epoca della sanità. Nei decenni però molto è cambiato: le tecniche si sono evolute, la tecnologia ha un ruolo sempre più fondamentale ed anche l'approccio verso il paziente è molto diverso. E il campo medico e sanitario ancora oggi si sta evolvendo a ritmi velocissimi. Tanto che attualmente persino il progetto della nuova porzione di ospedale Parini che sorgerà ad Est dell'attuale complesso potrebbe essere già superato, addirittura obsoleto. È una delle riflessioni emerse nell'incontro di approfondimento sugli ospedali del futuro organizzato venerdì pomeriggio da Vallée Santé, il comitato che da anni sostiene la necessità di costruire un ospedale ex novo al di fuori dalla città di Aosta, poco oltre il confine di Saint-Christophe.
Tra i relatori della serata, il prof. Domenico Palombo, professionista notissimo della chirurgia vascolare. «Spero che il progetto sia stato rivisto alla luce della pandemia, alla luce della rivoluzione dell'intelligenza artificiale che sta facendo, alla luce del fatto che la logistica è un fattore chiave», ha evidenziato Palombo.
Lo sviluppo dell'A.I. in effetti sta dando vita a nuovi modelli e sistemi di diagnosi e di cura dei pazienti che le nuove strutture ospedaliere dovranno essere in grado di supportare, non solo a livello di digitalizzazione. «Logistica, A.I., pandemia hanno cambiato e stanno cambiando la visione di cosa è un ospedale da un punto di vista strutturale e anche da un punto di vista organizzativo. Oggi si parla per esempio di riorganizzazione completa del funzionamento dell'ospedale fatta bottom-up, cioè da chi ci lavora nell'ospedale e non da chi decide. Mi auguro che il progetto dell'ampliamento sia rivisto, perché se fosse quello di 4/5 anni fa sarebbe comunque obsoleto».
Nel corso dell'incontro è stato preso come esempio il Gaslini di Genova che ha in cantiere lo smantellamento di alcune parti del complesso ospedaliero per la realizzazione di una nuova e moderna struttura. Una situazione simile a quella del Parini, in attività da ottant'anni: entrambi i nosocomi avranno parti nuove e parti vecchie oggetto di ristrutturazioni e rimarranno situati in zone urbane ad alta densità di edifici e traffico con conseguenti problemi di logistica (durante la pandemia si è visto l'importanza di assicurare rifornimenti celeri e costanti), di traffico (con conseguenze sulla qualità delle cure), di parcheggi, di impatto acustico per l'atterraggio degli elicotteri.
Un altro punto esaminato dai relatori è la mancanza di aree verdi attorno al Parini. Numerosi studi evidenziano la capacità del "verde" di aiutare nella guarigione e molti nuovi ospedali sono progettati insieme agli healing garden, dei "giardini della guarigione" che hanno effetti terapeutici sugli ammalati. Come sottolineato anche da Enzo Blessent, presidente di Vallée Santé, il Parini però non sarà affatto circondato da spazi verdi e, anzi, reparti delicati come le terapie intensive avranno un affaccio diretto sulla trafficatissima via Roma, dove sarà collocato anche l'accesso delle ambulanze dirette al pronto soccorso.
Tra gli ospiti dell'incontro sugli ospedali del futuro c'era anche l'ing. Luigi Quaranta che tra il 1992 e 1993, su incarico dell'allora assessore Beneforti, firmò uno studio con un parere tecnico su aree della città di Aosta e dintorni adatti a ospitare un nuovo ospedale. Lo studio fu poi accantonato. «Trovarsi, a distanza di trent'anni, a parlare delle stesse cose è quantomeno sorprendente, se non deludenti. In questi anni effettivamente si poteva fare qualche cosa che non è stato fatto, in un modo o nell'altro», ha detto Quaranta. «La vera sconfitta è la politica: in trent'anni cosa ha fatto per risolvere un problema così importante?».
Qui il la registrazione video integrale dell'incontro.
Elena Giovinazzo