Vaccini Covid, miocarditi e pericarditi. Intervista a Nico Liberati

Del Comitato nazionale Difesa Minori

 Liberati

Nico Liberati, segretario generale del comitato nazionale Difesa Minori. Di cosa si occupa il comitato?
«Difesa Minori si occupa di miocarditi e pericarditi tra i minori da 0 a 14 anni. Sensibilizziamo l'opinione pubblica sulla necessità di capire come si è sviluppato nel tempo questo fenomeno e se c'è un aumento di queste patologie. E, nel caso, per proporre uno screening che sia in grado di diagnosticarle. Abbiamo visto che nella popolazione abruzzese di circa 150mila bambini da 0 a 14 anni dovremmo avere, secondo le statistiche, una insorgenza di 4-20 miocarditi ogni centomila abitanti e invece, incrociando i dati che ci arrivavano da segnalazioni scolastiche e attivisti, da ottobre 2022 ci sono stati più di 87 casi di pericardite e miocardite».

Cosa sono queste patologie?
«Sono delle infiammazioni del pericardio e del miocardio. Sono malattie subdole e silenti e questa è la cosa più pericolosa perché le famiglie non hanno una abitudine a riscontrarle. Nella popolazione sopra i 50 anni di età c'è maggiore abitudine a fare screening cardiaci e occuparsi dei problemi del cuore. Ultimamente però riscontriamo problemi al cuore su una fascia di età molto giovane. In questi casi spesso i sintomi della miocardite o pericardite sono scambiati per svogliatezza, come una reazione ad una delusione, un brutto voto a scuola. Due settimane fa siamo intervenuti su un caso di un minore che aveva avuto una miocardite, che poi è stata riscontrata come miocardite da vaccino. Ci dobbiamo "augurare" di avere delle forme severe perché in quel caso, essendo manifesta, la patologia diventa meno pericolosa specialmente per i bambini che fanno sport».

Ha parlato di miocardite da vaccino. Unite insieme queste parole gettano un po' di panico.
«Non sono io a dirlo, ma i fogli d'uso dei farmaci che sono stati adottati e autorizzati in via emergenziale e condizionata con le decisioni della Commissione Europea avvenute il 27 dicembre 2020. Questi fogli d'uso hanno subito diversi aggiornamenti, generalmente trimestrali. I primi bugiardini riscontravano come effetti avversi solo la possibilità di stati d'ansia. Sappiamo che già nel mese di maggio 2021 si cominciano ad osservare le prime forme di pericarditi e miocarditi e se ne cominciava a parlare. Normalmente queste patologie hanno una frequenza tra i 4 e i 15/20 casi ogni 100mila abitanti mentre le case farmaceutiche indicavano una frequenza statistica di insorgenza di 2-1 per milione di somministrazione. Questo ha fatto titolare qualche giornale, anche importante di cui non faccio il nome, che i farmaci Rna e questo tipo di vaccini era addirittura protettivo per il cuore. La cosa non è andata così: già a dicembre 2021 si comincia a capire che la situazione era diversa. Per farla breve, si arriva al 18 agosto 2023 quando le case farmaceutiche devono ammettere che non solo la frequenza di casi non è di 1/2 per milione, ma che la popolazione più colpita era quella giovanile, prevalentemente maschi, e che queste patologie non erano benigne ma addirittura configuravano casi fatali (al punto 4.2 del foglio d'uso dei farmaci Rna)».

La vostra associazione è nata in Abruzzo. Avete fatto rete con altre realtà regionali? 
«Il gruppo Difesa Minori in Abruzzo è composto da più di 4.000 persone. Abbiamo iniziato un progetto itinerante che si chiama "Chi ti ama ti protegge" e che abbiamo portato nella maggior parte delle regioni italiane. Durante questi incontri abbiamo chiesto alle istituzioni di essere ascoltati e di presentare i dati raccolti in Abruzzo e abbiamo organizzato eventi di sensibilizzazione su pericarditi e miocarditi interpellando vari esperti del posto e medici sostanzialmente favorevoli al vaccino. Questi incontri ci hanno permesso di creare delle realtà simili a quelle dell'Abruzzo e habbi fatto emergere la necessità di andare a indagare su questi dati andando a prendere i dati sorgente, non quelli di Istat bensì i Cedap (certificati di assistenza al parto)».

Queste reazioni di cui parla hanno avuto esiti infausti?
«Possiamo enumerare uno per uno i casi che si sono verificati in Abruzzo nella fascia 0-14. In nessuno di questi casi è stato certificato il nesso causale tra la morte e la vaccinazione. Si tratta di casi di morti cardiache improvvise. Quello che sappiamo è che, su tredici casi "fuori statistica" rispetto agli anni precedenti, un solo bambino non era vaccinato e aveva una predisposizione perché soffriva di epilessia. Bisogna poi fare attenzione al dato sulla mortalità 0-14 anni. Il dato più importante, il problema più grosso che si è creato negli ultimi anni, e che non sappiamo se è coincidente o con correlazione, è la mortalità perinatale e prenatale. Quando leggiamo di un dato di mortalità dei bambini che, ci raccontano alcuni giornali, è in diminuzione, dobbiamo ricordarci il 70-80% delle morti si concentra in fascia perinatale o neonatale».

Parliamo di madri vaccinate?
«Quando mia moglie ebbe il primo bambino le dissero di non mettere lo smalto alle unghie e di non fare la tinta dei capelli. Ora siamo passati all'inoculazione di farmaci mentre la donna è oltre il sesto mese di gravidanza. Questa cosa, abbiamo misurato, ha creato delle situazioni paradossali. A parte la morte fetale o intrauterina e altre situazioni, molti aborti si verificano già dai primi mesi di gestazione».

Cosa consiglia ai genitori che leggono questa intervista a livello di prevenzione per i figli?
«Innanzitutto di indagare se in famiglia c'è una predisposizione o ci sono stati morti cardiache improvvise. Non bisogna ovviamente allarmarsi, ma bisogna considerare la presenza di fattori come la spossatezza prolungata e, senza allarmarsi, portare il figlio da un medico. Noi in Abruzzo abbiamo sollevato la problematica in Regione e abbiamo chiesto e ottenuto dalla Regione che si attivasse un sistema di sorveglianza attiva per i bambini, indipendentemente dal fatto che siano vaccinati o meno. La cosa importante è capire se la frequenza statistica con cui stiamo rilevando pericarditi e miocarditi sia addirittura più alta di ciò che ci aspettiamo».

 

 

Marco Camilli

 

 

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