La veloce diffusione dell'IA consente a chiunque di creare e pubblicare contenuti. Con la presidente dell'ODG una riflessione sull'uso di questo strumento per fare informazione
Negli ultimi decenni il mondo dell'informazione è radicalmente cambiato. Prima la diffusione di Internet, poi i social network e ora arriva l'intelligenza artificiale. Cosa ne pensa?
«Quando ho iniziato a lavorare nel mondo del giornalismo, negli anni Novanta, collaboravo con La Stampa. All'epoca mandavano le fotografie a Torino agganciandole su un rullo che lentamente le scannerizzava e le inviava. Servivano ore per una fotografia. Ora la stessa cosa si fa con un click. Ma non solo: un'immagine si manda e ora un'immagine si crea. Allo stesso modo con l'intelligenza artificiale è possibile scrivere e documentarsi».
Grazie all'IA in teoria chiunque può avviare un sito di pubblicazione articoli senza nemmeno gli investimenti che servivano un tempo per far un giornale.
«La differenza la fa la professionalità. Chi è più bravo a utilizzare certi strumenti sicuramente può fare la differenza, anche nel mondo dell'informazione così come in tutti i campi e in tutte le professioni. Come diceva l'altro giorno Pepe Moder in uno dei nostri corsi di formazione sull'IA - uno dei primi che come Ordine vogliamo portare avanti per dare strumenti nuovi al giornalista - è quella di diventare i più bravi a utilizzare questo strumento ed a conoscere fin dove si può estendere ed utilizzare. E poi appunto cercare di impiegarlo al meglio, come una sorta di assistente virtuale che dà dalle informazioni, ovviamente da verificare, che può rielaborare qualcosa da fare in fretta o ancora che ti può fare una traduzione da un'altra lingua. Sicuramente la differenza tra l'intelligenza artificiale e il giornalista è data dalla capacità di pensiero, di dare un taglio e di mettere spirito, arguzia, buona volontà e altre attitudini che sono umane e a cui l'intelligenza artificiale non potrà arrivare. Speriamo».
Dunque un discorso di cultura. Bisogna educare chi fa informazione e anche chi legge?
«Forse bisognerebbe creare una sorta di "obbligo", che peraltro su alcuni social c'è già, di dichiarare quando una notizia è fatta con l'intelligenza artificiale. Ma come detto dipende per cosa viene usata. Bisogna cercare di far capire che la buona informazione deve passare attraverso la professionalità seria, certificata».
Sarebbe interessante provare a certificare i mezzi di informazione.
«Esatto. Anche dal punto di vista della verifica delle informazioni cercare dei label che possano in qualche modo aiutare l'utente».
Nel prossimo futuro come vede l'informazione?
«È una bella domanda. Sicuramente l'intelligenza artificiale e gli assistenti virtuali saranno sempre più strumenti utilizzati per i giornalisti, ma credo che anche l'informazione in rete ad un certo punto subirà una riflessione. Un proliferare infinito di informazione alla fine provocherà un effetto saturazione e secondo me, lo spero, nel futuro sempre più persone andranno a cercare fonti su cui trovare informazione e non semplice comunicazione».
Marco Camilli