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Nell'antica Val d'Ayas un polo produttivo di vasellame: l'indagine archeologica

In corso un censimento archeologico voluto da Ripartire da Cime Bianche: migliaia di reperti individuati tra manufatti e scarti di lavorazione di 1500 anni fa 

 

Sono già più di 8.000 i reperti individuati nell'ambito del censimento dei manufatti in pietra ollare che è in fase di pieno svolgimento ad Ayas. Si tratta di manufatti integri e scarti di lavorazione provenienti dall'importante distretto produttivo che sorgeva in zona 1500 anni fa.

È l'associazione Ripartire dalle Cime Bianche ad aggiornare sull'andamento dell'attività archeologica.

Il censimento

La ricerca è condotta dall'archeologo Mauro Costellazzo nell'ambito del progetto "Hope Park Monte Rosa", finanziato dalla ditta Patagonia. Il censimento ha finalità conoscitive e prevede la catalogazione dei manufatti in cloritoscisti (la pietra ollare) risalenti ai secoli passati.

Pentole, mangiatoie ed anche monili sono alcuni degli oggetti rivenuti nel corso dell'indagine grazie alla collaborazione di residenti e proprietari di seconde case.

La ricostruzione storica

I numerosi scarti di lavorazione (dagli iniziali blocchi cilindrici scheggiati ai vasi con piccole o grandi rotture) risultano tutti riconducibili al distretto produttivo di Saint-Jacques (Fusine e non solo), dove il cloritoscisto presenta al suo interno cristalli di granato. I manufatti integri, invece, sembrano di provenienza più recente e realizzati con pietra ollare affine agli affioramenti del Petit Rosier a Champorcher e di Champdepraz.

Parallelamente, sempre a cura di Mauro Cortelazzo, è in corso il conteggio e la misurazione degli scarti rinvenuti durante i lavori di ristrutturazione dell’ex Hotel Tournalin. Insieme a quelli raccolti nell’attiguo scavo archeologico, il numero supera già gli 8.000 pezzi.

Tutto quanto scoperto e le grandi quantità di scarti riversati nel torrente o inglobati nelle murature, nelle fondamenta e nei cortili di Ayas e della Valle d'Aosta fanno pensare all’esistenza, tra IV e VIII secolo, di un’imponente produzione e commercializzazione di vasellame, che richiedeva una complessa organizzazione produttiva e di vendita con sbocchi in tutta la Pianura Padana e oltre.

Un progetto di tutela

L'iniziativa è promossa dall'associazione Ripartire dalle Cime Bianche per far riscoprire l'importanza storica dell'area e per salvaguardare il patrimonio esistente in contrapposizione al progetto del collegamento funiviario intervallivo osteggiato dall'associazione.

«Riteniamo opportuno - scrive a tal proposito Ripartire dalle Cime Bianche - che il milione di euro (€ 1.000.000), che Regione e Società Monterosa intendono destinare alla realizzazione di tre inverosimili scivoli giganti al Crest all’arrivo della cabinovia, venga invece investito in un progetto di tutela e valorizzazione culturale di portata ben più significativa».

Le proposte dell'associazione sono la creazione di un ecomuseo della pietra ollare a Saint-Jacques e un'indagine con rilevazione per ricostruire il processo produttivo e la sua evoluzione nei secoli passati.

 


redazione

 

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