Crisi del latte, boom delle olive: l'economia agricola valdostana davanti alla sfida dei cambiamenti

Mentre una produzione tradizionale come il latte è in forte crisi, in Valle si diffondono gli ulivi. E già si pensa a un olio extravergine valdostano riconosciuto

 

Olive

I cambiamenti climatici portano nuove sfide, difficoltà, ma anche nuove opportunità che si riflettono sull'economia. Accade così che produzioni relativamente nuove iniziano a diffondersi là dove quelle storiche vivono invece difficoltà crescenti. Due esempi di questa situazione emersi in questi giorni: latte e olive.

Partiamo dal prodotto alla base dell'economia agricola della Valle d'Aosta: il latte, o forse è meglio dire oro bianco. Un termine che riguarda non il costo cui è venduto, bensì quello sempre più alto di produzione.

La crisi del latte di montagna


Sei assessori delle Regioni e province dell'arco alpino, Valle d'Aosta compresa, hanno trasmesso a Roma la richiesta unanime di assicurare più sostegno alle difficoltà degli allevatori di montagna.

«La problematica dei costi di produzione sta assumendo caratteri di vera e propria emergenza in alcuni settori e in special modo per la zootecnia del latte in montagna dove, in molti casi, a oggi viene riconosciuto un prezzo alla stalla inferiore alla pianura, a fronte di costi generalmente più alti», si legge nella lettera indirizzata al ministro delle politiche agricole, Stefano Patuanelli.

L'amata immagine di mandrie di bovini che placidamente brucano all'ombra delle alte vette innevate per produrre il pregiato latte di montagna potrebbe diventare presto un ricordo? L'avvertimento delle Regioni è serio: la situazione attuale sta «generando un'emergenza non più meramente congiunturale ma anche strutturale, territoriale, ambientale e sociale»,

«Un'eventuale chiusura di aziende zootecniche di montagna risulterebbe difficilmente reversibile». Ci sarebbero «pesanti conseguenze, oltre che socioeconomiche, anche per il mantenimento dei delicati equilibri paesaggistici e ambientali che caratterizzano il territorio montano».

A livello valdostano, l'assessorato all'agricoltura e risorse naturali Davide Sapinet spiega che «la Giunta regionale sta valutando la possibilità di concedere aiuti specifici che integrerebbero quanto previsto dal Governo centrale».

Il piccolo, grande boom delle olive

Mentre quindi una produzione tipica valdostana cerca di sopravvivere a una tempesta perfetta, inaspettatamente si sta diffondendo la produzione di frutto che idealmente richiama il mare e il Mediterraneo: l'oliva.

Questa produzione sconosciuta fino a poco tempo a queste latitudini si sta diffondendo sul territorio della Valle d'Aosta tanto che già esiste una Associazione Valdostana Ovicoltori. È nata un anno fa, conta al momento un'ottantina di soci sparsi tra la bassa e la media Valle e a Donnas ha organizzato questo mese la sua prima assemblea straordinaria sotto la guida del presidente Dario Martinelli.

L'amministrazione regionale guarda con interesse a questo mondo in fase di espansione. L'assessore all'agricoltura Sapinet ha partecipato all'assemblea ed è intervenuto parlando di «segnali incoraggianti, per un'attività che sta crescendo e che ben si inserisce nel panorama produttivo e ambientale della nostra regione».

«È una coltivazione che ha ricadute molto positive sul paesaggio - ha poi affermato davanti al pubblico riunito nella "città del vino" Donnas -, in quanto consente di recuperare terreni marginali o abbandonati, permettendo non soltanto di gestire la cura del territorio ma anche, spesso, di creare una perfetta integrazione tra vite e ulivo».

L'interesse mostrato dalle istituzioni è persino superato da quello degli ovicoltori più o meno d'esperienza. Lo testimoniamo i nuovi percorsi di formazione, i corsi di potatura che registrano il tutto esaurito, la volontà di sviluppare attività di ricerca insieme all'Institut Agricole Régional, l'intenzione di creare un frantoio operativo sul territorio della Valle d'Aosta. E, tra gli obiettivi futuri, anche l'identificazione di un olio extravergine di oliva valdostano.

 

 

Marco Camilli

 

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