Libera e il censimento delle mazzette: 96 grandi inchieste in un anno

L'allarme dell'associazione: oggi ricorrere alla corruzione sembra diventare sempre più una componente "normale" e accettabile

 

In Italia quasi raddoppiano in un anno le presone indagate per corruzione e reati collegati, come il voto di scambio politico-mafioso e la turbativa d'asta. Erano 588 nel 2024, sono finora 1028 quest'anno compresi sindaci, altri amministratori comunali e amministratori regionali. 

La situazione "mazzette" è riepilogata in un report dell'associazione contro le mafie Libera che, in vista della Giornata internazionale contro la corruzione, ha censito le principali inchieste avviate in tutta Italia quest'anno: ben 96 in totale da parte di 49 procure di 15 regioni italiane, dal Piemonte alla Sicilia. Si corrompe non solo per avere voti o appalti per grandi opere, ma anche per ottenere false attestazioni di residenza e la cittadinanza italiana, falsi certificati di morte, per "oliare" certi meccanismi dei concorsi in ambito universitario, per vincere le gare di affidamento di servizi di vario genere.

Rassegnazione di fronte alle mazzette

«Si tratta di un quadro sicuramente parziale, per quanto significativo, di una realtà più ampia sfuggente - commenta Libera -. Oggi il ricorso alla corruzione sembra diventare sempre più una componente "normale" e accettabile della carriera politica e imprenditoriale. Una strategia spesso vincente, che avvantaggiando i disonesti induce una "selezione dei peggiori" e per questa via degrada in modo invisibile la qualità della vita quotidiana, dei servizi pubblici, della pratica democratica. Questo processo di "normalizzazione", infatti, fornisce agli occhi di molti una rappresentazione della corruzione come elemento ordinario e giustificabile, quasi una componente strutturale della nostra società e della nostra cultura. Ne scaturisce - prosegue Libera - una rassegnazione che finisce per pervadere tanto la sfera privata che quella pubblica, portando troppi cittadini a considerare la corruzione e le mafie siano come fenomeni invincibili, quando non è affatto così. Essi prosperano però nell’indifferenza, nel disincanto, nella complicità di una parte della società».

Le proposte

Attraverso la piattaforma nazionale "Fame di verità e giustizia", l'associazione elenca delle proposte per «riscrivere l’agenda in tema di lotta alle mafie e corruzione».

Tra i suggerimenti, una regolazione stringente delle situazioni di conflitto di interesse e delle attività di lobbying, favorendo la massima riconoscibilità, trasparenza e “certificazione” degli attori privati e pubblici; un registro dei finanziamenti privati ad associazioni, fondazioni politiche e alle campagne elettorali, corsi di etica pubblica e lotta alla corruzione nelle sedi universitarie e presso gli ordini professionali e promuovere un’effettiva e fruibile trasparenza amministrativa, intesa non in senso burocratico. Infine, favorire la pratica del whistleblowing del settore pubblico e in quello privato

 


Clara Rossi

 

 

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