AOSTA. Il Consiglio regionale ha respinto ieri sera la richiesta di dimissioni di Augusto Rollandin dalla carica di vice presidente dell'aula arrivata dal gruppo di Rete Civica.
«È inopportuno che a rappresentare le Istituzioni, e quindi anche l'Ufficio di Presidenza del Consiglio, sia una persona il cui nominativo compare diverse volte nelle carte dell'inchiesta Geenna sulla presenza della 'ndrangheta in Valle d'Aosta - ha affermato il capogruppo Alberto Bertin durante la discussione -. Vogliamo salvaguardare il ruolo delle Istituzioni valdostane, lasciandole fuori da questi fatti. È una questione di rapporto tra etica e politica». Per la collega Chiara Minelli, le dimissioni erano «un atto doveroso».
La votazione segreta ha avuto come esito 16 voti favorevoli alle dimissioni, 15 contrari e 3 astensioni. Negli interventi che si sono succeduti in aula molti consiglieri hanno fatto richiamo all'etica personale.
«Ci sono delle leggi che normano il diritto all'elezione e la permanenza nelle Istituzioni - la dichiarazione della capogruppo di Alpe Patrizia Morelli - e ci sono poi criteri soggettivi che attengono alla facoltà di valutare l'opportunità di continuare a ricoprire una carica istituzionale in un momento particolare come quello che stiamo vivendo con l'inchiesta Geenna. Sono scelte non facili, che vanno rimesse alla volontà e alla responsabilità delle singole persone».
Mouv' e M5s hanno dichiarato l'adesione alla mozione. Luigi Vesan (M5s): «Capiamo che sia difficilissimo fare un passo indietro per un personaggio come Rollandin, che vanta venticinque anni di carriera politica. Eppure è arrivato il momento di ridare dignità a quest'aula, rinunciando ad un incarico di vertice alla presidenza dell'Assemblea per affrontare i variegati procedimenti giudiziari che lo coinvolgono da Consigliere semplice».
Stefano Ferrero, per Mouv': «Anche se il presidente coreano puntasse la bomba atomica sulla Valle, Rollandin rimarrebbe cristallizzato e mummificato lì dov'è. Pur nella consapevolezza che questo rimane un atto formale e che non avrà gli effetti auspicati, ovviamente voteremo a favore. Noi siamo convinti che esista una mafia locale, accanto a quella calabrese, di cui nessuno vuole parlare, che ha inquinato il tessuto economico, sociale e politico valdostano».
Al contrario per Daria Pulz (Adu) la mozione intende «trasformare il Consiglio in un tribunale per punire l'uomo cattivo con tanti adepti. Non solo, vuole andare oltre la legge Severino. Le motivazioni della mozione sono fuorvianti e pure sbagliate. Dobbiamo attendere il termine dell'indagine e intanto adempiere al nostro compito: esercitare la democrazia. I valdostani devono poter dire la loro, ma per il tramite delle elezioni, evidentemente temute dai colleghi di RC-AC».
Apertamente a favore delle dimissioni la Lega. Roberto Luboz: «Sono trascorsi due mesi dall'accusa di 'ndrangheta che si è infiltrata nell'amministrazione attraverso esponenti di questa maggioranza, dove stiamo andando? Abbiamo vissuto su di un sistema fondato su di una ricchezza diffusa, ma che non ha saputo creare ricchezza durevole. Inoltre le tre lettere di "patronage" di cui siamo venuti a conoscenza la scorsa settimana, sono la dimostrazione di come la gestione delle risorse pubbliche si sia confusa con una gestione personalistica. Niente di personale contro Rollandin, ma le sue dimissioni sono improcrastinabili.»
«Bisogna rispettare le persone e quest'Aula non deve entrare nel merito di questioni dipendenti dalla sensibilità soggettiva di ogni individuo e da rimettere alla valutazione personale. La giustizia deve fare il suo corso, i provvedimenti vanno presi solo una volta accertate le responsabilità», il commento del capogruppo di Stella Alpina, Pierluigi Marquis.
Per Jean-Paul Daudry, capogruppo UVP, il Consiglio regionale «non deve essere trasformato in un'aula di tribunale. Non sosterremo questa mozione, ma ci auguriamo e lavoreremo da subito sulla questione morale che è uno dei perni della rifondazione autonomista».
Sulla stessa linea l'UV. Il vice capogruppo Luca Bianchi: «Il nostro movimento è garantista, lascia alla giustizia fare il suo corso e agli indagati di difendersi. Oggi però parliamo di una persona che non è nemmeno indagata. All'interno dell'UV stiamo approfondendo la questione morale, stiamo elaborando un regolamento e mi auguro che anche gli altri movimenti procedano in tal senso e che ognuno si guardi in casa propria: ce n'è per tutti».
Infine il presidente della Regione, Antonio Fosson: «Il Governo è profondamente colpito per quanto sta succedendo in Valle d'Aosta e auspichiamo che la legalità sia ripristinata al più presto. Legalità che si basa su regole e non su opinioni e soprattutto rispettando l'umanità di tutti».
C.R.