Sentenza finanziamenti al Casinò, le reazioni dei politici

Baccega: 'giustizia è stata fatta'. Bertin: 'nuove certezze sull'autonomia decisionale dei consiglieri'

 

Mauro Baccega

Sono numerose le reazioni da parte di politici e rappresentanti delle istituzioni alla sentenza con cui la Corte Costituzionale ha a risarcire in totale 16 milioni di euro per i finanziamenti al Casinò di Saint-Vincent.

Il consigliere regionale di FI Mauro Baccega direttamente coinvolto nella condanna (risarcimento di 2,4 milioni di euro in Appello) interviene su Facebook. «La Corte costituzionale - scrive - ha annullato la sentenza della Corte dei conti che mi condannava insieme ad altri colleghi per aver votato la delibera che ha salvato il casinò e tutto quanto ruotava intorno. Sono stati cinque anni d'inferno e comunque giustizia è stata fatta». Baccega era assessore al bilancio all'epoca dei finanziamenti finiti sotto la lente di ingrandimento della magistratura contabile.

Il presidente del Consiglio regionale, Alberto Bertin (Fp-Pd), ritiene la sentenza «un fatto importante perché fa finalmente chiarezza sulle competenze che spettano al Consiglio regionale nell'esercizio delle sue funzioni, tracciando una demarcazione tra gli atti da considerare di indirizzo politico e quelli di natura amministrativa». Quanto deciso dalla Consulta «dà nuove certezze all'operato dei consiglieri e alla loro autonomia decisionale».

La sentenza «chiude oggi una vicenda molto complessa che si è trascinata per troppi anni e che ha avuto ripercussioni di ordine politico oltre che sul piano personale per i Consiglieri coinvolti». 

Il senatore Albert Lanièce interviene via social definendo l'annullamento della condanna «l'esemplare risposta a chi, in Valle e fuori, ha accusato con violenza la classe politica valdostana di incapacità e malafede, mentre si salvava una azienda da 800 posto di lavoro».

Molto diversa la lettura fornita da Adu. La sentenza «ricorda la differenza fra la responsabilità giuridica e la responsabilità politica. Se prendo il denaro della collettività e me lo intasco, incorro in una responsabilità giuridica; perché ho violato una norma che mi imponeva di non farlo. Se invece prendo il denaro della collettività e lo metto in una società pubblica che fa acqua da tutte le parti pur di tenerla in piedi, e senza preoccuparmi di riorganizzarla per non aggravare il danno, incorro in una responsabilità politica; perché non ho violato nessuna specifica norma. Chiarissimo». Il movimento aggiunge: «è chiaro che tocca a noi deleganti, agli elettori, giudicare. Non alla magistratura».

 

 

Clara Rossi

 

 

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