Referendum consultivo, dalle audizioni pareri divergenti sull'ammissibilità

Nel 2023 il Consiglio regionale dovrà decidere sulle modifiche della legge elettorale tenendo conto di pareri che non sciolgono i dubbi

 

Consiglio regionale

La questione del referendum consultivo per cambiare la legge elettorale regionale sarà uno dei primi dossier che il Consiglio regionale della Valle d'Aosta dovrà esaminare nel 2023. Le valutazioni dell'aula potranno basarsi dell'esito delle audizioni delle Commissioni consiliari effettuate negli ultimi mesi che però a ben guardare non hanno fornito una indicazione univoca sull'ammissibilità del quesito.

Il problema ruota attorno alla chiarezza del quesito da sottoporre agli elettori. Le modifiche proposte con il referendum consultivo riguardano numerosi aspetti della legge (elezione diretta del presidente, soglia di sbarramento, composizione della Giunta, preferenze, firme necessarie per presentare la lista, spoglio centralizzato solo per citarne alcuni) tutti importanti e, in teoria, tutti da indicare sulla scheda consegnata agli elettori per votare "sì" o "no". Lo scorso luglio la presidenza del Consiglio regionale aveva elaborato un primo quesito molto lungo (più di cento parole) e complesso. Da qui la decisione di riportare l'intero dossier in Commissione per altre valutazioni sull'ammissibilità.

Questa settimana la Commissione Istituzioni e Autonomia ha sentito prima il costituzionalista Massimo Luciani, interpellato dal Consiglio Valle, e oggi il prof. Andrea Morrone che ha illustrato un proprio parere su richiesta del Pcp.

Claudio Restano, presidente della Commissione, spiega: «L'analisi condotta dalla Commissione ha fatto emergere il nodo riguardo al quesito referendario: la proposta di legge n. 58 elenca undici punti essenziali e non presenta quindi un carattere di omogeneità che invece, come rilevato dal professor Luciani, è un elemento che dovrebbe essere caratterizzante di un referendum consultivo». 

Una soluzione però ci sarebbe secondo il prof. Morrone ed è quella di «individuare tre materie omogenee: elezione diretta del Presidente della Regione, formula elettorale maggioritaria, parità di genere nella rappresentanza politica regionale», come spiegano le consigliere del Pcp.

Il presidente della Commissione però evidenzia un ulteriore dubbio «che è quello di voler superare con una richiesta di referendum consultivo il giudizio di inammissibilità espresso dalla Commissione per i procedimenti referendari sulla proposta di legge di iniziativa popolare in materia di elezioni regionali».

«Il prof Morrone - ribatte però il gruppo Pcp - ha sottolineato che la partecipazione politica tramite lo strumento dei referendum costituisce un diritto costituzionale che non può essere compresso dalle istituzioni regionali. Di fronte a legittime richieste è dovere della pubblica amministrazione procedere alla consultazione. Ed è facoltà dei cittadini, in caso di negazione del diritto, rivolgersi al giudice».

«La tematica è delicata -  riconosce infine Restano - vista anche la presenza di due proposte di legge in materia di elezioni regionali depositate in Consiglio, cui se ne aggiungeranno con molta probabilità delle altre. Al di là della richiesta di referendum su di un singolo testo e di tutte le complicazioni amministrative che ne conseguono - osserva il consigliere del gruppo misto -, il Consiglio si dovrà confrontare sulle varie proposte cercando di trovare un'ampia convergenza che riteniamo indispensabile per una norma di questa portata».

 

 

E.G.

 

 

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