Dl Banche, il vice ministro Morando: Al massimo 14 Bcc con requisiti way out

"Poche la sceglieranno. Alla Camera correzioni soddisfacenti su via d'uscita e peculiarità territoriali"

morando-enricox340La scelta di procedere per decreto non è stata "una scelta priva di motivazioni razionali". Lo ha detto stamattina il vice ministro dell'Economia Enrico Morando nel suo intervento in Aula al Senato sul Dl Banche su cui il Governo ha posto la fiducia, che sarà votata nel pomeriggio. Morando ha ricordato che le "tre misure che costituiscono i cardini del provvedimento al nostro esame sono frutto di un lunghissimo lavoro" cosicché "si è scelto di adottare le soluzioni definite per decreto al fine di accelerare il processo di entrata in vigore di questo complesso di norme di particolare rilievo".

"Era divenuto urgente un intervento di rafforzamento del sistema delle Bcc anche per favorire il consolidamento patrimoniale delle banche stesse e, in particolare, delle banche in difficoltà". Ancora l’orientamento del Governo "era ottenere dal Senato il consenso necessario per confermare il testo uscito dalla Camera, non solo perché fare il contrario e rendere necessaria una terza lettura metterebbe a rischio l'approvazione definiva di questo decreto, quanto e soprattutto perché consideriamo che le soluzioni adottate alla Camera risolvano positivamente le due questioni fondamentali che in senso critico si sono proposte sul testo originario del decreto". Le correzioni apportate dalla Camera e giudicate dal vice ministro "soddisfacenti" riguardano due punti: il cosiddetto way out e "una debolezza nel riconoscimento delle peculiarità territoriali, dell'esperienza e della natura delle banche di credito cooperativo. Questi – ha ammesso - erano i due difetti fondamentali del testo del decreto".

Sulla "way out" Morando ha fatto notare come "Non so se saranno una o due oppure tutte e 14 le banche di credito cooperativo che sceglieranno questa strada. In ogni caso sono al massimo 14 le banche di credito cooperativo che possono fare questa scelta, eventualmente ognuna di esse trascinandone qualcuna delle altre. Prevedo che saranno poche, ma questa via d'uscita era assolutamente necessaria per fare in modo che, da un lato, ci fosse tutto l'intervento pubblico, tutta la regolazione favorevole a un orientamento di aggregazione al massimo livello, senza negare, dall'altro, che, sia pure pagando un prezzo importante, fosse possibile percorrere una qualche soluzione alternativa. Da questo punto di vista la soluzione che abbiamo trovato ha una sua logica. Come ha una sua logica anche l'ipotesi del versamento del 20 per cento del patrimonio netto".

Ancora, il vice ministro ha spiegato che "abbiamo pensato che la soluzione del gruppo unico per legge, cioè imposto dal vincolo della legge, fosse una soluzione non percorribile. Per questa ragione abbiamo teso a tenere molto alte le soglie, in particolare la soglia del miliardo". "Riconosco che la via d'uscita che il Governo aveva individuato nel testo originario era una soluzione sbagliata; l'abbiamo riconosciuto apertamente. Forse andrebbe considerato questo elemento, perché non era tanto sbagliata con specifico riferimento alle banche di credito cooperativo, ma era una soluzione che metteva in discussione un principio fondamentale del movimento cooperativo nel suo complesso, cioè la cooperativa la puoi sciogliere, se vuoi, e la puoi trasformare in SpA, ma le riserve che in parte significativa sono frutto delle agevolazioni fiscali che lo Stato riconosce sacrosantamente, in applicazione della Costituzione, alle cooperative le devolvi al fondo mutualistico".

 

Clara Rossi

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