VdaExit, Valle d'Aosta Nazione Rivoluzione

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Un popolo, 17 milioni di Inglesi, ha detto No all'Unione europea

AOSTA. Quello di un'Europa unita era un sogno che veniva da lontano. Un sogno che negli ultimi anni si è trasformato in un incubo fatto di scelte non condivise e di imposizioni di Bruxelles su quasi ogni aspetto della nostra vita. Il popolo Valdostano da questa Europa cosa ha ricevuto? Direi poco o nulla. Certo, gli addetti alle sacre stanze che gestiscono i fondi europei hanno finanziato e foraggiato iniziative politiche, culturali e di altra natura, ma per i più, per la gente comune, Bruxelles è stata la madre di tante disgrazie. Possiamo partire dall'eliminazione dei famosi buon benzina per passare alla messa in ginocchio della nostra zootecnia tra quote latte, tasse, nuova distribuzione dei finanziamenti. E possiamo continuare con l'abbattimento dei trasferimenti agli enti locali, l'annientamento della possibilità di investire e le conseguenze che queste decisioni hanno avuto su settori importantissimi tra i quali l'edilizia.

Ci sarebbero tanti altri esempi da fare, molti dei quali effetto indiretto delle decisioni che Bruxelles ha dettato al governo nazionale. Un governo guidato ormai da troppi anni da presidenti del consiglio che non sono stati eletti dal popolo Italiano, bensì scelti dai poteri forti dell'Europa: Mario Monti, Enrico Letta e dulcis in fundo Matteo Renzi. Tutti nominati con la scusa di salvare la Patria, tutti da subito impegnati a difendere gli interessi dell'Ue e dei suoi poteri forti (vedi banche e loro figliocci).

Qui in Valle non abbiamo avuto molte possibilità di difesa. I nostri politici poco potevano fare contro le volontà di Bruxelles e di Roma: se la Capitale diceva di tagliare, si doveva tagliare; se diceva di pagare, si doveva pagare. Aggiungiamo poi il fatto che la classe politica valdostana è rimasta vittima delle sue stesse debolezze: ha sempre partorito piccoli topolini che contro le montagne nulla possono fare. Servirebbe una rivoluzione politica nella nostra regione, una rivoluzione di popolo che, come cita provocatoriamente il titolo di questo articolo, riscopra una identità politico-culturale unitaria che porti a veri cambiamenti di gente e di idee al governo di questa "nazione" Valdostana.

Torniamo all'Europa. C'è un altro aspetto da tenere in considerazione: chi sono i veri poteri forti dell'Europa unita? Non bisogna essere degli illustri esperti per sapere che ogni intervento nel campo dell'economia deve essere confrontato con l'economia della Germania. Una Germania egemone che dopo la sua riunificazione ha di fatto preso il controllo delle politiche nazionali di questa Europa. Non è certo un caso che le nomine dei nostri ultimi tre premier siano passati attraverso il beneplacito della Merkel.

Vorrei allora chiudere questo articolo con una frase di Giulio Andreotti pronunciata pochi giorni prima della riunificazione della Germania: "Amo talmente tanto la Germania che ne preferivo due".

 

Marco Camilli

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