I separati e la complessa gestione dei figli: è urgente un vero confronto istituzionale

Una società in continua evoluzione non può ignorare l'urgenza di una reale tutela dei minori, che, oggi, non hanno più un riferimento stabile nella famiglia e nella società in genere.


Manca il dialogo tra le generazioni e tra le istituzioni e tutto ciò alimenta il disorientamento sociale.

Il dialogo è possibile se si lasciano da parte le strategie di opportunità politica, il business economico che circonda il mondo delle separazioni, il pressapochismo psicologico che anima gli affidi dei minori nelle separazioni, la prevaricazione di genere, avallata da una cultura femminista, che ritiene la madre non soggetta al principio delle pari opportunità genitoriali, e la continua violazione del diritto alla bigenitorialità dei minori e il diritto alla cogenitorialità di ambedue i genitori.

Restano detestabili certe iniziative di molti tribunali e giudici, che, invece di applicare le leggi vigenti, si prodigano a studiare escamotage per alleggerire la mole del loro lavoro, ma, in realtà, per proteggere prevalentemente la madre a scapito, quasi sempre, dei diritti dei figli e del padre, quali la collocazione prevalente dei figli presso la stessa, i protocolli sulle spese straordinarie, stilati da giudici e avvocati, diversi da tribunale a tribunale, dimenticando che la legge n. 54/2006 attende, ancora, di essere applicata in modo chiaro.

Non è di competenza dei giudici emanare direttive, generiche e spesso contraddittorie con la legge vigente, che massificano l 'affido dei figli secondo schemi concordati con i legali. Compito dei giudici è quello di applicare la legge in modo equo, in modo da poter rendere credibile la scritta La legge è uguale per tutti, mentre i legali sono pagati dai genitori per difenderli dinnanzi ai giudici, ma non per sostituirli nella stesura di protocolli e convenzioni, rigorosamente di parte. Compito del Parlamento è quello di legiferare e le fonti normative interpretative ed esecutive della legge spettano sempre agli organismi politico-amministrativi nazionali.

I figli appartengono ai genitori, ma non alle istituzioni.

I servizi sociali, poi, sono pagati per rendere un servizio ai minori e ai genitori, ma non per discriminarli entrambi. I politici, da cui i servizi dipendono, non possono continuare a fare orecchi da mercante e scegliere non i futuri responsabili della società, ma i bassi interessi di bottega e, per questo, tutelano una struttura sociale fortemente discriminatoria e palesemente pericolosa per l 'equilibrio psico-fisico dei minori e per la serenità dei genitori.

Da queste colonne abbiamo più volte parlato di evasione fiscale e del lavoro in nero, cioè di fenomeni noti a tutti, ma, guarda caso, spesso, si ha l 'impressione che siano ignoti ai giudici, alle forze dell'ordine, all'agenzia delle entrate e alla Corte dei Conti nonché ai politici, che, rigorosamente, tacciono.

Gli amministratori pubblici e le forze politiche elette dai cittadini (di maggioranza ed opposizione) continuano a tenere segreta la gestione dei soldi pubblici e, in nome di una inesistente privacy, non permettono al genitore non collocatario di conoscere l 'entità dei soldi pubblici elargiti all'altro genitore, con cui, prevalentemente, i figli vivono. Non esiste un pubblico registro dei contributi dati al genitore collocatario (nella quasi totalità dei casi è sempre la madre) e nemmeno le strutture che elargiscono con molta discrezionalità soldi pubblici (leggasi servizi pubblici e/o assessori), sovente, ignorano (volutamente) i benefici dispensati dalle altre strutture.

Le abitazioni a canone agevolato vengono date (quasi) sempre alla madre, anche quando i figli trascorrono quasi lo stesso tempo con il padre, che non può dare loro la degna ospitalità, poiché, spesso, è spogliato di casa, di tutti i soldi per pagare l 'assegno di mantenimento, talvolta anche il mutuo sulla casa assegnata alla genitrice, le spese straordinarie e le spese per il periodo in cui i figli sono con lui e, in questi tempi, ha una occupazione precaria.

Gli amministratori sono responsabili della gestione dei servizi sociali e devono controllare che la legge sulla pubblica amministrazione venga rispettata, sempre e con tutti i cittadini. I servizi sociali sono pagati dalle amministrazioni locali e da esse dipendono e ad esse devono rendere conto, anche quando sono chiamati dai tribunali a svolgere accertamenti conoscitivi sul contesto familiare dei minori. I servizi sociali, dunque, non sono esenti dal rispetto della legge.

Non è più rinviabile un pubblico confronto tra genitori separati e loro delegati e i vari rami delle istituzioni, che dovrebbero tutelare il superiore interesse dei minori.

Un confronto chiaro e costruttivo è necessario per uscire da un contesto socio-politico molto pericoloso, perché non è più rispettoso dei figli dei separati e dei diritti di ambedue i loro genitori. Tutelare una crescita serena dei minori vuol dire garantire un futuro serio alla nostra società, con cittadini impegnati e rispettosi della convivenza.

La nostra associazione è disponibile a collaborare con le istituzioni pubbliche per animare un confronto costruttivo – che non vuol dire, però, condizionato da logiche non appartenenti ai figli dei separati e al genitore più debole – e rendere un servizio alla collettività, come facciano da venticinque anni in tutta Italia. Ovviamente, purché anche le istituzioni, che dovrebbero rappresentare e tutelare i diritti dei cittadini, effettivamente, lo vogliano.

 

Ubaldo Valentini - presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
contatti: tel. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., genitoriseparati.it.

 

 

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