Come cambia l’affido dei figli

La prassi di affido dei minori con genitori non più conviventi sta cambiando lentamente per pregiudizi che condizionano la piena attuazione della legge sul condiviso (lg. 54/2006), che, da sedici anni attende, la piena applicazione del principio della bigenitorialità e della cogenitorialità, cioè il pieno rispetto del diritto dei minori a convivere con ambedue i genitori e il rispetto del diritto dei genitori ad essere genitori a pieno titolo, ma non per essere solo genitori bancomat, come troppo spesso, invece, accade.

Il retaggio culturale che il genitore generalmente collocatario (prevalentemente la madre) sia l’angelo del focolare non è stato ancora scalfito e un celato matriarcato continua a dominare l’operato delle istituzioni, che dovrebbero tutelare il superiore interesse dei minori.

La legge sul condiviso ha cambiato l’affido dei figli quando la coppia scoppia, ma la sua reale applicazione è stata rinviata in nome di una prassi procedurale che parte dall’arcaica convinzione che solo un genitore sia “capace” di crescere ed educare i figli, mentre l’altro deve provvedere solo al loro mantenimento. Non si comprende che proprio quel genitore, considerato marginale nella crescita dei figli da parte dalle istituzioni e dalla cultura popolare, offre ai minori maggiori opportunità educative e competenze genitoriali, grazie anche alla trasformazione dei tempi di lavoro di entrambi i genitori.

Lo scossone è arrivato dal tribunale di Brindisi, che ha sancito l’affido condiviso paritario o alternato, con il quale prevede il mantenimento diretto dei figli e il superamento dell’assegnazione della casa al genitore collocatario prevalente dei figli. Con l’entrata in vigore della legge 54/2006, i tribunali, per tutelare i consolidati privilegi materni, hanno “inventato”, extra legem, la collocazione prevalente dei minori e l’assurdo protocollo sulle spese straordinarie, ideato dai magistrati e dagli avvocati locali, con la incomprensibile esclusione dei genitori, gli unici tutelati a parlare e trattare per i loro figli.

Lentamente, però, qualcosa si sta muovendo e cresce il numero dei giudici che incominciano a parlare di affido paritario, con il quale i figli trascorrono lo stesso tempo con ambedue i genitori, il loro mantenimento diretto da parte di ciascun genitore, quando i figli sono con lui, e viene spazzato via l’odioso assegno di mantenimento, quasi sempre a carico (nel 94% dei casi di collocamento prevalente dei figli presso la madre) dei padri. Cade anche il diritto di assegnazione della casa coniugale o familiare al genitore con collocazione prevalente dei figli (in alcuni casi di due o tre ore in più nell’arco di due settimane!).

Cadono, in definitiva, due importanti fattori che sono sempre all’origine dell’aspra conflittualità tra i genitori per le discriminazioni prodotte sia dall’assegno di mantenimento (sempre a carico del solo genitore non collocatario) che dall’assegnazione della casa coniugale/familiare, spesso di esclusiva proprietà o in comproprietà con il genitore non assegnatario, che ha pagato e continua a pagare per un bene che, in concreto, è una regalia alla madre, che vi convive con i propri figli e, sovente, con il suo compagno ed i di lui figli. Il proprietario o comproprietario della casa, invece, deve vivere in un angusto monolocale (dove non può ospitare i figli quando sono con lui) o essere ospitato da congiunti, amici o vivere in macchina.

La intransigente pressione dei genitori sui tribunali per un diritto negato è l’unica via da seguire per porre fine ad una discriminazione che danneggia i figli, in primo luogo, e l’indifeso genitore il cui ruolo riconosciutogli è solo quello economico. Nessuno, infatti, lo tutela dagli abusi dell’altro genitore, il collocatario, che arriva perfino a vietargli il diritto di vedere e stare con i figli, così come disposto dal tribunale.

Sta aumentando il numero dei giudici che riconoscono questo fondamentale diritto all’affido paritario, possibile quasi sempre, purché lo si imponga ad ambedue i genitori.

La libertà e i diritti dei figli vengono prima delle rivendicazioni invocate dal genitore di fatto privilegiato. Certo, l’affido condiviso paritario comporterà delle limitazioni ai singoli genitori per garantire ai figli continuità di presenza nell’ambiente in cui sono sempre vissuti, ma ciò rientra in qualsiasi progetto educativo incentrato sui figli, ma non sulle esigenze “private” del genitore.

L’associazione, dal 2006, nelle separazioni consensuali, nei divorzi e affidi congiunti, porta avanti l’affido alternato o paritario e i risultati, dopo 16 anni, sono più che lusinghieri. Per una diversa cultura sui minori e una diversa prassi sul loro affido occorre la fermezza del genitore estromesso dalla vita dei figli nel pretendere dal giudice il rispetto delle pari opportunità genitoriali, essendo un suo inalienabile diritto. La sua fermezza, però, presuppone, in primo luogo, una fermezza da parte del suo legale.

Fermezza che, purtroppo, non sempre è presente e, troppo spesso, è proprio il legale - che non vuole contrasti col giudice – a dissuadere il genitore a non richiedere l’affido condiviso paritario, con risibili pseudo ragioni, arrecando un visibile danno ai figli del suo assistito.

Al fine di ridurre al minimo le occasioni di conflittualità tra i genitori, l’associazione, in passato, ha proposto ai genitori di prevedere per le spese ordinarie più consistenti (a titolo di esempio: libri, vestiario, vacanze, centri estivi, ecc.), che non possono gravare solo su un genitore, una somma mensile di 50/100 euro al mese per ciascun genitore da unire agli assegni familiari ed altri contributi pubblici e privati. Le somme che, alla fine anno, non sono state spese verranno ripartire ai singoli minori e depositate su un libretto vincolato intestato al singolo figlio minore. Attualmente, ci si potrebbe basare, per dette spese, se non incluse specificatamente nelle spese straordinarie, esclusivamente dell’assegno unico universale, dei contributi pubblici e privati oppure, cosa auspicabile, versare un contributo mensile da accantonare o per coprire un investimento assicurativo per ciascun figlio.

Questa è una praticabile e consolidata via per ridurre la conflittualità genitoriale, le cui conseguenze ricadono, senza alcun dubbio, principalmente sui figli e che, purtroppo, sono alla base di tanti suicidi di genitori estromessi dalla vita dei figli di cui nessuno parla, forse per direttive dall’alto.

 

Ubaldo Valentini
presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
contatti: tel. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., genitoriseparati.it.

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