Per combattere la Giustizia ingiusta nell’affido dei figli di genitori non più conviventi occorre, in primo luogo, la volontà del genitore non collocatario e, quindi, obbligato al mantenimento dei figli e, se sposati, talvolta anche della moglie, a pretendere che il giudice, dinnanzi alla segnalazione dell’altro genitore, predisponga seri accertamenti sui redditi del richiedente l’assegno di mantenimento per i figli o per sé, da parte della Guarda di Finanzia, dell’ispettorato del lavoro e/o delle altre istituzioni competenti. Fare le indagini dinnanzi al computer non risolve il problema, perché l’accertamento (o l’indagine) va fatta sui redditi evasi, che, certamente, non si trovano nelle dichiarazioni dei redditi.
Bisogna lasciare il comodo posto dinnanzi al computer ed andare ad indagare sul tenore di vita tenuto dal genitore collocatario, sul vasto mondo del lavoro a nero, partendo dalle indicazioni che il genitore obbligato e/o i suoi figli possono fornire, e colpire chi dalla evasione fiscale ne trae veri vantaggi che offendono chi le tasse le paga (anche mandando personalmente i funzionari dipendenti delle istituzioni competenti a fare accertamenti sul posto).
Meraviglia, e non poco, che, stando a quanto è dato sapere, l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanzia e la Corte dei Conti della VdA lascino cadere nel dimenticatoio le denunce che, da anni, la nostra associazione sta facendo. L’evasione si combatte con il colpire chi la pratica, rendendo pubbliche le condanne (modificando la legislazione ed introducendo la regola secondo la quale dette condanne devono riportare le generalità complete del soggetto sanzionato) – se prese – degli evasori, a monito di chi si muove in questo perverso mondo.
Il genitore che dall’evasione fiscale dell’altro genitore ne subisce pesanti conseguenze deve pretendere gli accertamenti (nel senso che deve chiederli al giudice innanzi al quale è incardinato e sta per incardinarsi il giudizio, chiedendolo per iscritto) e deve pretenderle anche contro la volontà del proprio avvocato, che, inspiegabilmente, ma non tanto, è contrario a pretendere il rispetto di un diritto del proprio assistito.
Queste sono le conseguenze delle infedeli dichiarazioni reddituali del genitore collocatario, che, pretende dall’altro, il non collocatario, un assegno di mantenimento per i figli e, se ne esistono le condizioni giuridiche, anche per sé, che vanno da un ingiusto assegno di mantenimento, al mancato accesso ai benefici economici, che gli enti locali e nazionali, pubblici e privati, mettono a disposizione dei genitori con figli che hanno un reddito molto basso.
Succede che, se il genitore collocatario ha scarse possibilità economiche, stando alle dichiarazioni dei redditi ufficiali e alle dichiarazioni non veritiere sugli investimenti bancari e sui c/c, il genitore non collocatario, sempre obbligato a versare un assegno di mantenimento, viene penalizzato, perché l’assegno di mantenimento e, talvolta, anche la ripartizione della quota delle spese straordinarie, sono determinate secondo il principio della proporzionalità, in base ai redditi dichiarati dai singoli genitori.
Il genitore collocatario non paga le tasse sugli introiti a nero, percepisce sussidi vari da parte della regione, dell’ente locale e dei privati, spesso pretende anche il 100% dell’assegno unico universale, beneficia del patrocinio a spese dello Stato, che permette al beneficiario di non pagare le spese legali sul procedimento di separazione-divorzio e sull’affido dei figli, di avere l’assistenza legale gratuita nell’ambito penale, con querele quasi sempre infondate, che farà, poiché non paga nulla per colpire l’altro genitore. Il genitore denunciato, però, è obbligato a difendersi, pagando il legale, perché una condanna avrebbe pesanti conseguenze sull’affido dei figli minori. La mensa della Caritas e vivere in macchina, per lui, purtroppo, diverrà sempre più una amara realtà.
Lavorando a nero, il collocatario, e con l’assegno di mantenimento e dei contributi vari, spesso, dispone un reddito che è oltre il doppio di quello dell’obbligato, da tutti bastonato.
La determinazione dell’assegno di mantenimento in base ai reali redditi e risorse economiche di ciascun genitore garantirebbe realmente il principio, quello vero, della proporzionalità e contribuirebbe a contenere la conflittualità genitoriale, quasi sempre provocata da una Giustizia ingiusta, causa di abusi istituzionali e di emarginazione affettiva e sociale del genitore non collocatario. Se, a ciò, si aggiungono i provvedimenti che vanno contro la bigenitorialità e la cogenitorialità, la situazione del genitore pagante diviene difficile e insopportabile, che apre, nella totale indifferenza delle istituzioni politiche e amministrative, la via del suicidio (fenomeno tristemente noto in Valle a causa del suo primato ma snobbato dagli amministratori) del genitore estromesso dai propri figli e la cui sopravvivenza diventa difficile. Gesto comprensibile, ma non giustificabile, che viene attuato in modo plateale, ma, soprattutto, in modo non sempre evidente, poiché, il genitore, nel commettere l’estremo atto di amore per i figli e di protesta contro le istituzioni, non vuole che divenga di dominio pubblico per cui gli stessi debbano poi vergognarsene.
Chi percepisce redditi non dichiarati e non dichiarabili, sfrutta sussidi e finanziamenti spettanti solo a quei cittadini veramente bisognosi del sostegno pubblico. Per chi dichiara il falso o omette di dichiarare (almeno in parte) il vero, la legge non va interpretata, ma applicata alla lettera, anche perché si derubano i veri disagiati e il danaro pubblico. L’evasione fiscale, a qualsiasi livello, è sempre una violenza contro l’erario statale.
Il malessere del genitore vessato dalle istituzioni e dall’altro genitore è riconducibile a quel clima di lassismo giuridico e di mancata deontologia professionale che anima le pubbliche istituzioni e che, di fatto, non verificano nulla, arrecando profonde umiliazioni al genitore non collocatario, che, spesso, non ha nemmeno la disponibilità di un posto decoroso dove accogliere i figli quando sono con lui, senza umiliare loro e sè stesso.
La regione valdostana, con molti obsoleti consiglieri, professionisti del mantenimento politico, ben pagati, ma distaccati dai veri problemi dei cittadini, affossa tutte le iniziative che riguardano i separati, la povertà di tantissimi padri estromessi dai figli e dalla società da un tribunale sbrigativo e da un alienante servizio sociale. Non esiste un registro dei finanziamenti pubblici, che varie strutture regionali e locali dispensano a piacimento, in base al principio secondo cui la tua destra non sappia cosa fa la sinistra (Mt, 6,1-4), tenendo segreti i beneficiari della pubblica elemosina, ma per proteggere lo spietato clientelismo che gli amministratori tutelano e difendono, soprattutto se in prossimità di elezioni.
Il separato deve sapere che il suo nemico non è solo chi attua e protegge la giustizia ingiusta, ma sono anche le pubbliche istituzioni che ignorano la sua richiesta di aiuto e, di conseguenza, deve pretendere che l’ente locale ascolti i bisogni dei suoi figli e suoi, denunciando tutto lo schifo che, purtroppo, è costretto a vedere e subire.
L’emigrante va tutelato sempre, ma senza la discriminazione del cittadino italiano. I separati hanno diritto ad un riconoscimento nei punteggi delle varie graduatorie. Molti enti locali italiani, a titolo informativo, riservano alcune abitazioni dell’edilizia popolare ai genitori separati. In VdA, al contrario, si favorisce chi, tra i genitori separati, non ha diritto a benefici pubblici e nessuno si preoccupa, incomprensibilmente, di effettuare controlli – a tappeto, non a campione, vista la loro scarsa efficacia – sulle dichiarazioni che danno accesso alle varie graduatorie.
E’ ora di chiamare in causa, con specifiche denunce, anche chi gestisce i soldi pubblici, come se fossero propri.
I giudici dovrebbero incominciare a deliberare equamente sui mantenimenti dei figli e dell’altro coniuge, chiedendo, per contenere il fenomeno dell’evasione fiscale e del lavoro in nero, l’intervento della Guardia di Finanza e della Corte dei Conti, che è a conoscenza dell’alta evasione fiscale in VdA (una piccolissima realtà dove tutti si conoscono), soprattutto tra i professionisti, non può mettere la testa sotto la sabbia. Se le istituzioni non garantiscono equità e giustizia nell’affido dei figli e nelle separazioni, non resta che difendersi dai loro abusi, denunciando, anche penalmente, la mala amministrazione pubblica.
Tutti dobbiamo combattere questo modo di amministrare la cosa pubblica, compresa la Giustizia, con battaglie che non guardino in faccia coloro che operano per la Giustizia ingiusta. Molte sono le minacce per chi non è più disponibile a subire supinamente una strisciante e diffusa ingiustizia imposta con metodi mafiosi. I politici non sono disponibili a disturbare il loro quieto vivere con la magistratura locale, sovente chiamata a decidere sulle loro possibili malefatte. Il loro silenzio, anche contro la malagiustizia, grida vendetta dinnanzi ai cittadini “fottuti” da tutti.
Ubaldo Valentini, presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
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