Perché smascherare la malagiustizia nelle separazioni

Il preoccupante dilemma sul futuro dei figli dei separati, esposti alle numerose devianze giovanili, non troverà soluzione fino a quando la giustizia sarà gestita con una discrezionalità tale che sconfessa la scritta che troneggia nelle aule dei tribunali: La legge è uguale per tutti. Se non si rompe la solidale alleanza e corresponsabilità dei servizi sociali con i giudici, in nome del tacito principio secondo cui la madre è sempre la madre ed ha sempre ragione, se i legali non torneranno ad essere i principi del Foro, cioè professionisti che tutelano sempre il cittadino, “abusato” da una legge “deviata”, mettendo in secondo piano le “salate” parcelle a carico del cittadino malmenato dalle istituzioni e dall’ex-coniuge, e se i politici continueranno a praticare la politica dello struzzo, la giustizia ingiusta, ormai, purtroppo, assai diffusa, finirà per trasformarsi in malagiustizia, cioè la giustizia coscientemente manipolata, che, di fatto, distrugge, in primo luogo, i minori, gettandoli sulla strada, che si vedono estromesso dalla loro vita un genitore e che, spesso, sono ostaggi del genitore collocatario, che non esita a plagiare per condizionarli a rifiutare l’altro genitore, quasi sempre il padre. Ma i giudici tacciono. Perché?

Il servizio sociale e i giudici lo sanno, ma preferiscono tutelare, senza i dovuti riscontri concreti e vincolanti, la politica delle scarpette rosse e dei arroganti centri antiviolenza, che, molto spesso, sono la fonte delle false accuse di maltrattamenti in famiglia. Tra servizi sociali, centri antiviolenza e gestori di strutture di accoglienza di minori e madre esiste una ferrea solidarietà, quasi sempre a scapito del padre dei minori, e la propagandata tutela della donna dagli abusi del marito e/o compagno, quasi sempre inesistenti, diviene, come tutti dobbiamo constatare, un vero e proprio abuso ad oltranza dei minori. Tutti lo sanno, ma nessuno attiva i politici per legiferare con leggi chiare, inequivocabili per garantire la tutela delle donne maltrattate veramente, per tutelare il padre ridotto a bancomat, ostaggio dell’ex moglie e/o compagna, che, troppo spesso, usufruiscono di un indebito patrocinio a spese dello Stato, cioè dei cittadini che pagano le tasse, per far pesare sui cittadini la difesa legale delle sue denunce false.

Le denunce, documentate, del genitore a cui il giudice - per fortuna non tutti - riconosce solo il ruolo di generoso bancomat vengono quasi sempre archiviate e ritenute ostative delle libertà materne, soprassedendo sull’inalienabile diritto dei figli alla bigenitorialità e del genitore alla co-genitorialità.
Se un padre osa criticare, tramite il proprio legale, le relazione dei servizi sociali, il suo difensore viene sottoposto a procedimenti disciplinari presso l’ordine degli avvocati che (più volte) lo assolve dall’accusa dei giudici perché criticare i servizi sociali fa parte del contraddittorio e non un reato.

Aosta costituisce una pericolosa deriva nel rispetto dei diritti dei minori e dei genitori, e la Corte di Appello, abitualmente, rigetta i ricorsi del genitore penalizzato o emette sentenze copia di quelle di primo grado, aumentando spese legali e provvigionali contro il perseguitato, padre a cui non si riconosce nemmeno il diritto di opporsi alla malagiustizia. Perché? Forse, perché i magistrati coinvolti leggono distrattamente i ricorsi.

I boriosi operatori dei servizi sociali, la maggior parte, sono notoriamente impreparati a gestire situazioni che richiedono professionalità e determinazione, senza guardare al sesso del genitore. In compenso, la scarsa competenza viene nascosta dalla loro arroganza nel voler interpretare e gestire certe situazioni, senza possederne i dovuti requisiti. Si sentono, le assistenti sociali, tanto potenti per l’incarico avuto dal tribunale a riferire (ma non a prospettare soluzioni), che si ritengono “esenti” dal rispetto dei doveri previsti dalla l. 241/90, relativa alla pubblica amministrazione ed i dirigenti dell’ente, che dovrebbero controllare, di fatto, chiudono ambedue gli occhi e non si mettono contro questi dipendenti e contro società esterne, private, ma non tanto, a cui, frettolosamente, hanno affidato il settore sociale. Anche loro vengono meno ai loro doveri, perché i servizi sociali sono una consolidata risorsa di voti per i politici accondiscendenti, che, però, per gettare fumo sugli occhi, si sperticano con iniziative farsa, quindi inutili. Ma si guardano bene dal denunciare la malagiustizia nelle separazioni in Valle d’Aosta.

Questo circolo vizioso si spezza denunciando tutte le malefatte che avvengono attorno all’affido dei figli quando i genitori non convivono più, a partire dai provvedimenti giudiziari, generici, pressapochisti, fortemente discriminatori del padre, offensivi non solo per un genitore e per i suoi figli, ma per tutti i cittadini che pagano le tasse e pagano gli stipendi a soggetti che, stando ai fatti denunciati, indebitamente occupano vitali posti pubblici. Occorre denunciare tutte le lobby che gravitano, condizionandolo, attorno al variegato mondo del sociale e del pubblico, tanto che la giustizia ingiusta viene superata dalla malagiustizia.

Il tribunale di Aosta - in cui operano alcuni magistrati coraggiosi nelle scelte di affido e coerenti con il loro ruolo professionale – non è un modello da imitare, perché nell’affido dei figli, la discriminazione del padre è all’ordine del giorno. Alcuni giudici delegano i servizi sociali a proporre, di fatto, le soluzioni di affido, nonostante che la Corte EDU ricordi continuamente all’Italia, sanzionandola (che i cittadini pagano per le inadempienze dei giudici), che l’affido deve essere determinato esclusivamente dal giudice e il servizio sociale deve solo riferire, ma non proporre!

La Corte d’Appello rigetta con tanta facilità i ricorsi dei padri separati con pretesti che restano solo pretesti confermanti la giustizia ingiusta, subita dal padre e dai suoi figli.

 

Ubaldo valentini, presidente dell’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
Contatti: tel. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., genitoriseparati.it

 

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