L'assessore Marzi si difende e conferma la propria inutilità politico-amministrativa

La nostra associazione, da circa quindici anni, si batte per una regolamentazione delle politiche sociali in Valle d’Aosta per contenere i conclamati abusi da parte del servizio pubblico che le gestisce, con la massima discriminazione di genere verso il padre, che, frequentemente, non riuscendo più a sopportare l’ingiustizia subita (da servizio sociale e tribunale), ricorre al gesto estremo del suicidio (alcune unità all’anno solo di quelle note). Un dramma per i figli di questi padri che si tolgono la vita e una vergogna immensa per chi ne è la causa diretta o indiretta e per chi, conoscendo il fenomeno, non muove un dito per impedire il “massacro” del padre nell’affido dei figli. Per porre termine a questi abusi, avevamo chiesto cose ben precise e le continuiamo a chiedere alla Regione e all’assessore Marzi, in specifico. Queste sono le nostre richieste fatte proprie elettoralmente, poi, da un partito di opposizione nelle sue interpellanze: “il Registro regionale unico dei contributi elargiti dalla Regione e dagli Enti pubblici; il Protocollo unico regionale per la concessione di contributi, elargizioni e benefici pubblici; il Regolamento o protocollo sull’attività dei servizi sociali, compresi quelli che collaborano con i Giudici per l’affido dei figli e monitoraggio obbligatorio sulla loro attività; i Corsi per genitori separati inerenti la gestione del conflitto genitoriale e l’educazione dei figli, pur non convivendo più assieme; i Corsi informativi e formativi sulle conseguenze psicologiche e sociali sui figli e sui genitori riservati agli insegnanti delle scuole inferiori e superiori; il Nuovo regolamento di accesso all’edilizia pubblica, riservando percentuali degli alloggi disponibili ai separati in difficoltà economica, anche se non collocatari dei figli; il Patrocinio a spese della Regione per i separati in difficoltà economica”.

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Questa la pec di risposta dell’assessore Manzi del 28.03.2024
“Sig. Valentini,
riscontriamo in merito a quanto da lei trasmessoci e pubblicato su un quotidiano regionale on line, i cui contenuti sul tema sono stati anche recentemente portati all’attenzione del Consiglio. È questa una modalità comunicativa che mostra come la evidente distanza tra l’associazione che lei rappresenta e la politica regionale sia presente ben prima della mia recente e breve esperienza pro-tempore in questo Assessorato.

Riscontriamo quindi alle sue sollecitazioni con spirito collaborativo, senza entrare nel merito delle accuse e dei giudizi con cui lei accomuna larga parte della politica regionale in una sorta di continua e comune indifferenza rispetto ai temi di cui l’associazione che lei rappresenta si occupa.

I suoi giudizi allargano poi il campo, imputando ai vari Dipartimenti regionali e ai servizi sociali di aver operato e di operare in modo discriminatorio, con mala gestione, discrezionalità e abuso dei servizi. Rigettiamo in toto queste affermazioni: al contrario è corretto e giusto dare atto che dipendenti, operatori sociali e collaboratori dell’Assessorato operano quotidianamente per svolgere al meglio possibile le attività dirette a sostenere le persone e alle famiglie in difficoltà, in un mondo variegato e complesso quale quello delle politiche sociali.

Teniamo a precisare, inoltre, che, in ogni momento, abbiamo dato possibilità di ascolto e di parola alle persone, alle associazioni, agli enti del terzo settore e a chi abbia voluto rappresentare difficoltà o proposte costruttive, nel rispetto reciproco delle funzioni di ognuno.
Siamo consapevoli che il momento della separazione all’interno di un nucleo familiare causi un periodo di difficoltà importante, sia per i genitori che per gli eventuali figli: in particolare modo, se tale processo è gestito e vissuto in modo conflittuale. Come Assessorato in tale consapevolezza operiamo, cercando di introdurre azioni specifiche negli atti programmatori regionali che vanno coniugati a quanto è previsto a livello nazionale.

Ciò, sia rispetto ad una valutazione più ampia e multidimensionale delle varie forme del disagio, sia nelle attività di Prevenzione dell’allontanamento familiare e accompagnamento dei minori da tutelare.

Le attività sono definite attraverso il dialogo che l’Equipe multidisciplinare intraprende con la famiglia, ponendosi in relazione tra i genitori con un approccio di equidistanza, valorizzando entrambe le figure genitoriali e promuovendone il legame con i figli.

In particolare, il Piano Salute e Benessere sociale approvato dal Consiglio, il più alto documento di programmazione regionale, tratta queste tematiche sia alla Macroarea 4, con gli interventi del programma PIPPI, individuato come LEPS e dal 2019 sperimentato su tutto il territorio regionale, sia nelle politiche per la famiglia della Macroarea 5.

Nell’ambito delle attività citate, consapevoli che c’è ancora lavoro da fare, cerchiamo di migliorare le linee di intervento e di tenere in considerazione le fragilità del contesto, sempre in coerenza con la normativa nazionale vigente, alla quale dobbiamo attenerci.

Cogliamo l’occasione per augurarle una serena Santa Pasqua di Resurrezione.
L’ASSESSORE - Carlo MARZI

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Ritengo doveroso pubblicare la pec – che non risulta (per fortuna di chi ci legge!) avere il carattere della riservatezza – che l’assessore Marzi ci ha inviato dopo le nostre numerose richieste (sopra riportate) per chiedere un radicale cambiamento di rotta nella gestione dei minori figli di genitori non più conviventi e del loro padre (oltre il 74% in Vda), perseguitato dalla locale giustizia ingiusta e da un servizio sociale pubblico inadeguato e dannoso, oltre ad essere irrispettoso degli inalienabili diritti dei cittadini.

L’associazione si è fatta portavoce dell’immane disagio dei genitori non più conviventi e si sarebbe volentieri risparmiata le critiche ad un servizio pubblico che non rispetta nemmeno la legge sulla pubblica amministrazione (l. 241/90) e non rispetta i figli dei padri separati. La responsabilità di questa inadempienza è solo dell’assessorato da cui dipendono questi servizi. Abbiamo chiesto solo equità economica e trasparenza nei finanziamenti pubblici per i figli dei separati, la fine della discrezionalità che punta esclusivamente alle discriminazioni verso queste persone, ridotte alla miseria e messe nella impossibilità (per mancanza di risorse economiche) di tutelare i diritti dei loro figli ed i propri con l’istituzione del patrocinio a spese della Regione e la prevenzione dei numerosi e drammatici suicidi di padri separati che avvengono ogni anno, come tutti sanno.

L’unica amarezza è che, alle richieste di precise risposte su problemi chiari e veri, ancora una volta, si è preferita la via della fuga dalla realtà e l’assessore, invece di rispondere alle nostre sollecitazioni, ci accusa di abuso nelle richieste e nella comunicazione ai cittadini. Abbiamo chiesto cose che già in molte regioni avvengono per scelta dei politici che l’amministrano, però non in Vda, dove tutto è speciale, anche la politica che costa tanti, troppi, soldi agli italiani, perché tutta l’Italia paga la vostra gestione regionale, dove c’è un consigliere regionale all’incirca ogni tremila cittadini. La Vda può essere paragonata ad una parrocchia di media dimensione di una città italiana e non altro.

Queste richieste per i separati e per i loro figli le stiamo formulando da quindici anni sia alla Regione che, in specifico, a chi ha ricoperto questo delicato assessorato. Sono quasi tutti in linea nello scegliere la politica clientelare, vantaggiosa per i voti, nel rifiutare gli elementari diritti dei cittadini, avvisando, a chi si rivolgeva ai vertici dell’assessorato (il padre) che eventuali aiuti economici ci sarebbero stati solo per chi si sarebbe dimesso da socio della nostra associazione e per chi avrebbe revocato il mandato ai legali con noi convenzionati. Quando si parlava dei padri che si toglievano la vita, siamo stati cacciati fuori dall’ufficio, perché dicevamo menzogne anche se i fatti, purtroppo, confermano le nostre preoccupazioni.
E’ questa la politica di un assessorato? La bontà dei servizi sociali deve essere confermata dai cittadini e, in questo caso, dai padri separati, che, al contrario, fanno sentire il loro dissenso, a lei sicuramente noto. Altro che equidistanza tra i due genitori e tutela del superiore interesse dei minori! Quello che noi chiediamo rientra nelle leggi nazionali ed è di esclusiva pertinenza dell’assessorato alle politiche sociali, come avviene in molte altre regioni italiane, di ben diversa e problematica consistenza demografica.

Solo l’assessore, dott. Fosson, comprese la validità delle nostre richieste e si mostrò molto attento alle nostre denunce sugli abusi dei servizi sociali che decidevano a loro discrezione, senza nessuna garanzia per i genitori, a cui non era permesso nemmeno l’accesso agli atti che riguardavano loro e i loro figli. L’assessore si attivò concretamente per il diritto dei genitori all’accesso agli atti del servizio sociale dipendente dalla regione e inviò una circolare agli addetti per addivenire ad un regolamento, chiaro e trasparente, di tutta l’attività del servizio sociale, il quale, però, si oppose immediatamente alla richiesta del dott. Fosson. Il consiglio regionale non accettò la proposta di un regolamento unico per la gestione delle varie sfaccettature del servizio sociale pubblico, così come prevede la legge sulla pubblica amministrazione. L’assessore intervenne drasticamente in presenza di abusi del servizio pubblico e, con lui, ci fu una fattiva collaborazione per risolvere i problemi, sempre in concreto, dei cittadini con problematiche legate alla mala gestione degli affidi.

Come si vede, noi facciamo distinzione tra gli assessori attenti alle problematiche dei cittadini e quelli che se la cantano e se la sonano da soli per apparire i più belli del reame. Mi fermo qui e non aggiungo altro, visto che il signor Marzi, anche con questa pec, ha dimostrato l’inutilità della sua presenza, discriminatoria e irriverente verso i problemi della gente, in un assessorato così delicato e impegnativo. Le accuse contro di noi, che chiediamo giustizia sociale, e la sua disperata esaltazione circa la bontà di un servizio sociale, da lui diretto, che ad Aosta non ci sono, denotano lo spessore politico-amministrativo di chi scalda la poltrona di questo importante assessorato, incurante che i padri separati, in Vda, continuano a suicidarsi, come 28 anni fa, nell’indifferenza di tutti.

L’Assessore si è dimenticato (volutamente?) anche che due legislature fa, l’allora Consigliere Regionale di opposizione, Roberto Cognetta, si fece portavoce per l’approvazione di un provvedimento che era il primo passo per arrivare alla disciplina del servizio sociale mediante lo strumento giuridico amministrativo del regolamento regionale. Ma il consiglio e l’assessore di allora si opposero.

 

Ubaldo Valentini
presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)

Contatti: tel. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., genitoriseparati.it

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