La Giustizia valdostana e il mancato diritto di visita e di mantenimento

Parlare, immancabilmente, di conflittualità genitoriale tra i genitori, senza mai specificare (né quasi mai accertare) chi l’abbia originata e chi l’alimenta, con i suoi comportamenti, tra i due genitori, è un venire meno al dovere, da parte del giudice, di applicare la legge e di non sorvolare sulle pesanti responsabilità di chi la provoca ed alimenta con i suoi comportamenti contrari alle disposizioni del Tribunale, formulate all’atto della separazione e/o dell’affido dei figli.

Non far vedere i figli al genitore non collocatario nei tempi e nei modi previsti dalla sentenza di affido, ricorrendo a pretesti palesemente falsi e, comunque, mai documentati (malattia, rifiuto dei minori, impegni extrascolastici, compleanni, ...) è una pratica assai diffusa in Valle d’Aosta (con la consolidata compiacenza del servizio sociale, che, spesso, pur conoscendo il rifiuto materno si rifiuta di riportare nelle sue relazioni periodiche al Tribunale locale) e del giudice di turno, che, di fatto, non prende provvedimenti contro il genitore inadempiente, come, spesso, è chiaramente dimostrato nei ricorsi del genitore penalizzato, che, di solito, viene perfino chiamato a rimborsare le spese legali all’altro genitore, quello che viola le disposizioni del Tribunale.

Questo assurdo comportamento non rientra nella discrezione del giudice e nel superiore interesse del minore (altra frase “magica”, abusata nelle sentenze, ma mai documentata), ma è, invece, esclusivamente un modo di fare delle istituzioni che operano, consapevolmente (o no), una giustizia ingiusta, incapace, poi, di dare soddisfazioni a chi ha subito e sta subendo gli abusi dell’altro genitore.

I rimedi ci sono, e il tribunale di Verona e di Bari lo stanno dimostrando, basta solo che il Tribunale valdostano, o quelli piemontese di riferimento, abbia voglia di metterli in atto guardando il codice, ma non le suggestioni del falso bonismo materno.

Il tribunale penale di Bari sta indagando una madre per istigazione al suicidio del padre di suo figlio, avendolo minacciato continuamente di non fargli più vedere il minore, trasferendosi all’estero. I giudici di Verona, invece, applicando l’art. 473-bis.39 c.p.c., introdotto nel 2022 con la Riforma Cartabia, hanno condannato una madre che non rispettava le disposizioni di affido, avendo portato il figlio all’estero per non farlo vedere al padre, prima ad una multa di 3.000 euro ed ora a risarcire il padre con €. 200 per ogni giorno di inadempienza. Lo stesso tribunale estero le aveva imposto l’immediato rientro in Italia del figlio.

Il Tribunale di Verona, in modo oggettivo, ha condannato anche un padre che si era rifiutato di rimborsare alla madre la sua quota delle spese straordinarie dei figli, perché, a dire di lui, aveva sostenuto delle spese quando i figli erano con lui, senza, però, quantificare e documentare dette spese. I giudici scaligeri lo hanno condannato ad una multa di 100 euro per ogni giorno di ritardo. Il padre, vista la mal parata, ha provveduto subito a pagare il debito con la madre dei suoi figli.

Tutto ciò conferma che la legge esiste e che manca, invece, la volontà di applicarla nei tribunali e da parte di tutti i giudici. I giudici valdostani non brillano per l’applicazione dei diritti del genitore non collocatario in modo oggettivo e non ad intermittenza in base alla logica di genere, come potrebbe apparire una tale scelta, per mettere un rimedio sugli abusi della madre (quasi esclusiva affidataria prevalente dei figli) sul mancato rispetto del diritto di visita padre-figli e sugli abusi di quei padri che, senza le eccezionalità previste dal codice, non versano il rimborso delle spese straordinarie, come il padre di Verona, e, ancora più grave, l’assegno di mantenimento per i figli.

Certo occorre verificare, in merito al mancato rispetto dei doveri economici, le reali condizioni reddituali del genitore obbligato, i suoi inderogabili impegni finanziari per il mantenimento dei figli (che, spesso, la madre beneficiaria non usa esclusivamente per i figli), compreso il diritto alla difesa per sé e per i figli. Spesa, quest’ultima, che la madre, con i suoi irreali e inammissibili redditi dichiarati, non ha, perché usufruisce del patrocinio a spese dello Stato (cioè con i nostri soldi), nella totale mancanza di verifica preventiva (purtroppo, consentita dalla legge) da parte degli organi competenti, essendo soldi pubblici.

I mezzi per l’applicazione del codice in modo che la legge sia uguale per tutti, così come stanno dimostrando i Tribunali di Verona e Bari (e, forse, anche altri, di cui non si ha notizia sulla stampa), ci sono, invece manca la certezza della volontà di farlo e, poi, non lamentiamoci se, nell’affido dei figli, prevale, sovente, la Giustizia ingiusta.

Aspettiamo un segnale dal tribunale di Aosta, doveroso, anche se ancora in attesa del nuovo presidente del Tribunale.

 

Ubaldo Valentini, pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps),
tl. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.genitoriseparati.it.

 

 

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