Occhio alle relazioni infedeli dei servizi sociali!

 

Dispiace ripetere inutilmente da decenni che la maggior parte delle relazioni che i servizi sociali valdostani rimettono (in media, ogni sei mesi) al giudice, che deve provvedere e controllare l’affido dei minori, quando i genitori non sono più conviventi, non aiutano affatto il magistrato a prendere decisioni eque e corrispondenti alla situazione di fatto vissuta dai minori. Sono, purtroppo, relazioni infedeli e discriminatorie quasi sempre e solo del genitore di sesso maschile, perchè non riportano la reale situazione familiare dei minori e, purtroppo, negano al genitore non collocatario di far giungere al giudice le sue preoccupazioni sulla gestione, quasi sempre materna, incontrollata dei figli.

A questo va aggiunta una allegra prassi dell’assistente sociale deviata, che, in nome della tutela dei minori, esprime valutazioni del tutto tendenziose e settarie, che negano l’oggettività di quanto riferito al tribunale, dipingendo il genitore non collocatario come uno non collaborativo col servizio sociale, artefice della conflittualità genitoriale e le sue giuste rivendicazioni a tutela dei diritti dei propri figli e suoi vengono considerati atti vendicativi nei confronti dell’altro genitore, che, a dire dei solerti professionisti, è sempre una persona attenta e collaborativa per il supremo interesse dei minori, ovviamente senza nessuna plausibile prova a sostegno dei loro pregiudizi verso il padre.

Le ingiustizie che provocano l’emarginazione del genitore non collocatario o affidatario, con l’allontanamento, di fatto, dai propri figli, la sua riduzione ad uno stato di impotenza e di emarginazione sociale sono riconducibili al servizio sociale deviato che falsifica, impunemente, lo stato delle cose, discriminando uno dei genitori, ma anche al giudice che non effettua il dovuto controllo sull’operato della struttura sociale da lui incaricata di riferire sulla situazione familiare dei minori oggetto dell’affido, pur sapendo che certi servizi sociali sono liberi portatori di ingiustizie.

Gli amministratori regionali, che verranno rinnovati tra qualche mese, invece di esaltare le inesistenti imparzialità degli assistenti sociali e dell’apparato che li supporta, dovrebbero regolamentare in modo chiaro e inequivocabile il loro operato e garantire ai cittadini il diritto alla trasparenza e al rispetto dei diritti fondamentali di ambedue i genitori e, in modo particolare, quella dei minori, mettendo al bando la ingiustificata discrezionalità spesso discriminatoria e persecutoria di chi vuole veramente fare il genitore.

I suicidi dei genitori espropriati dei figli è la conseguenza della disperazione e dell’impotenza di chi, senza diritti genitoriali, è costretto a rinunciare alla paternità per la indegna convergenza tra gli interessi matriarcali di chi ha a cuore non i diritti, ma gli abusi di casta, il cui operare non è, sicuramente, come vorrebbe qualificare, tutela del supremo benessere dei minori. Quali interessi? Questi suicidi, nonostante i veti a darne notizia, sono nella coscienza degli assistenti sociali e dell’ASL da cui dipendono, degli amministratori regionali, dei giudici, che non si adoperano per far emergere la giustizia e la trasparenza, e dei legali, che non osano denunciare chiaramente il mal funzionamento della giustizia e le falsità di alcuni assistenti sociali.

I minori orfani di un genitore sono la palese denuncia del mancato rispetto della paternità. Sì, perché sono quasi sempre i padri, estromessi dalla vita dei figli, senza alcuna tutela delle istituzioni pubbliche, che, per disperazione, si tolgono la vita, così come avvenne 29 anni fa davanti al tribunale.
C’è una profonda e continuata disintegrazione della figura paterna, in ossequio alle richieste delle numerose associazioni di genere, che, spesso, confondono i doveri di tutela della donna con le risorse economiche legate a certe battaglie sociali e di libertà che gli enti locali foraggiano con tanta generosità, senza mai attivare (dolosamente) il doveroso controllo sull’utilizzo dei soldi pubblici.

Le relazioni, così, divengono espressione di una discriminazione verso una figura genitoriale, calpestando, in primo luogo, i minori stessi, non tutelati nel loro diritto alla bigenitorialità, e, contemporaneamente, gli stessi diritti genitoriali alla cogenitorialità.

L’emarginazione del padre avviene per la convergenza tra la mistificazione dei diritti, delle esigenze inalienabili dei minori e il bisogno di tutelare ideologie di genere, che finiscono per mistificare la stessa realtà dei fatti, incuranti, da parte degli abusatori, delle conseguenze negative nella crescita dei minori e nella struttura futura della società, essendo gli indifesi di oggi i futuri gestori di un mondo imposto, senza alcun rispetto della equità genitoriale.

Le relazioni imparziali e infedeli, se non tutelate da una obbligata codificazione dell’operato dei servizi sociali da parte del giudice, ora prevista dalla riforma di due anni fa, visto che mancano, volutamente, i regolamenti che gli amministratori locali non hanno il coraggio di imporre per garantire informazioni oggettive e rispettose dei cittadini tutti.

I legali non hanno il coraggio di denunciare il fosco mondo legato alle lobby che fiancheggiano alcuni assistenti sociali ed operatori sociali, ad arte azionati per far sì che le cose - e i privilegi – non cambino. L’omertà di alcuni avvocati e dei troppi operatori sociali va smascherata, pretendendo, da parte dei legali, la giustizia, anche quando questa è volutamente mascherata per la tutela settaria e persecutoria della ingiustizia. Incominciamo a pretendere la tutela dei propri diritti proprio da coloro che sono pagati per difendere i diritti negati dei minori e del genitore estromesso dalla loro vita.

L’omertà degli amministratori non è più tollerabile, come pure è fondamentale non cedere ai ricatti di troppi operatori sociali, che finiscono per offuscare anche quei pochi professionisti che non scendono a compromessi.

Una cosa è certa. Le relazioni infedeli dei servizi sociali sono ripugnanti e la concausa della giustizia ingiusta e di troppi suicidi di padri estromessi dai propri figli. Quando ciò avviene, è indispensabile aprire una approfondita indagine sulle responsabilità di chi è causa dei suicidi annuali di alcuni padri valdostani. La stampa, forse, dovrebbe aprire un dibattito, poiché mettere la testa sotto la sabbia aiuta a non disturbare le istituzioni, ma non i diritti negati ai minori e ad uno dei loro genitori.

 

Ubaldo Valentini, pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
tl. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.genitoriseparati.it

 

 

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