Cinque regioni rispettano gli standard per i consultori familiari: una è la Valle d'Aosta
La Valle d'Aosta è una delle poche regioni italiane a rispettare gli standard raccomandati sulla diffusione dei consultori familiari, istituiti nel 1975 nell'ambito delle politiche sulla salute della donna. Lo segnala un rapporto dell'Istat sull'interruzione volontaria della gravidanza.
Il rapporto ricorda che secondo gli standard definiti, servirebbe un consultorio ogni 20mila abitanti mentre la media nazionale (il dato risale al 2021) è di uno ogni 30mila. Valle d'Aosta, Provincia autonoma di Bolzano, Emilia-Romagna, Umbria e Basilicata rispetto lo standard raccomandato mentre altre sette regioni e nella provincia autonoma di Trento sono oltre la media di un consultorio familiare ogni 30mila abitanti.
Nel rapporto Istat viene preso in esame anche le modalità di esecuzione dell'aborto farmacologico con la pillola Ru486. Emerge che nel 2022 per la prima volta l'interruzione di gravidanza con farmaco ha superato l'intervento chirurgico malgrado le difficoltà di accesso riscontrate sul territorio. Una circolare emanata nel 2020 ha ampliato le possibilità di accesso all'aborto con farmaci, ma «sono ben poche le regioni che hanno iniziato a offrire l'aborto farmacologico in ambulatori o consultori. Nel 2020 solo la Toscana e solo negli ambulatori. Nel 2021 si aggiunge il Lazio con sette strutture. Nel 2023 si è affiancata l'Emilia-Romagna con 14 strutture (cinque ambulatori e nove consultori). Nel 2024 (indagine in corso) la Provincia autonoma di Trento ha comunicato l'apertura di 10 punti nei consultori che dovrebbero offrire l'aborto farmacologico mentre l'Emilia-Romagna ha fornito una lista di 16 strutture, il Lazio di 15 e la Toscana di 23».
«Si osserva quindi - è scritto ancora nel rapporto - un lento adeguamento delle regioni/province autonome alle nuove disposizioni del Ministero della Salute che dovrebbero migliorare e facilitare l’accesso al servizio IVG a tutte le donne».
redazione