E-commerce e vendita online: quando è obbligatorio aprire Partita Iva

E-commerce e vendita online: quando è obbligatorio aprire Partita Iva

Sapete quanti sono gli shop online in Italia? Secondo le ultime statistiche aggiornate al 2023 si tratta di circa 32.754 e-commerce. Un numero notevole che vede un andamento positivo sulla scia della crescita registrata negli ultimi anni.

Un fenomeno che presenta da un legame importante con la pandemia, durante la quale si è registrato il boom delle attività online, complice il fatto che le persone non avevano modo di usufruire di diversi servizi in presenza.

Per chi avvia un’attività sul web una delle questioni che si rivela necessario comprendere è quando aprire partita Iva. La domanda che viene naturale porsi è se si tratta di un obbligo a cui provvedere sempre.

In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza sulla questione, analizzando cosa dice la normativa e come comportarsi di conseguenza.

E-commerce e obbligo di partita IVA: come funziona

Nel momento in cui si decide di avviare un servizio di vendita di prodotti online è essenziale informarsi sulle disposizioni in vigore a livello fiscale.

Questo vale aldilà del settore merceologico di riferimento e assicura di essere sicuri al 100% di trovarsi in regola rispetto agli eventuali adempimenti.

Aprire partita IVA è indubbiamente la prima cosa da considerare, anche perché non sempre risulta obbligatorio.

Tra le normative di riferimento per il commercio elettronico, vi è è il D.Lgs. 114 del 1998, meglio noto come Decreto Bersani.

Il provvedimento stabilisce per le realtà commerciali online le medesime procedure e adempimenti di quelle in presenza: le disposizioni fiscali sono pertanto le stesse.

Per quanto riguarda l’apertura della partita IVA, occorre distinguere tra attività occasionali e attività aventi continuità commerciale: le prime sono legate a prestazioni offerte con cadenza saltuaria, le seconde alla necessità di dotarsi proprio di partita IVA.

Le realtà aventi carattere abituale o continuità commerciale sono quelle che presentano una durata che si rivela superiore ai 30 giorni.

C’è poi un mito da sfatare e vede come criterio un totale di 5.000 euro di fatturato: al di sotto di tale cifra, infatti, non sarebbe necessario dotarsi di partita IVA. Si tratta, tuttavia, di un mito da sfatare appunto e in quanto tale di un’informazione errata, almeno in parte.

I ricavi, infatti, non risultano un parametro da considerarsi puramente valido a tal proposito. Cerchiamo di spiegarci meglio con due esempi. Francesco Bianchi ha aperto un e-commerce di ferramenta. Il suo servizio è operativo da oltre 30 giorni: ha quindi l’obbligo di aprire partita IVA.

Secondo esempio. Francesco Bianchi ha aperto un e-commerce di ferramenta, ma è un temporary shop. Il tempo di permanenza online è inferiore ai 30 giorni e il ricavato ottenuto ammonta a 7.000 euro: non ha obbligo di aprire partita IVA in quanto rientra in un’attività di tipo occasionale.

Cosa deve fare in questo caso il nostro commerciante? Dichiarare prestazione occasionale e versare ritenuta d’acconto e contributi sulla parte che risulta eccedente rispetto ai 5.000 euro.

In sintesi…

L’obbligo di partita IVA è legato alle attività di tipo continuativo; per quelle occasionali vige il regime di prestazione occasionale. Ciò vale sia per le realtà in presenza che per quelle attive sui canali digitali.

Per quanto riguarda il fatturato, nel momento in cui si superano i 5.000 euro è comunque necessario effettuare l’iscrizione alla gestione separata dell’INPS in maniera tale da provvedere al versamento dei contributi previdenziali.

Per quanti desiderano implementare il commercio al di fuori dei confini italiani è necessario consultare le normative di riferimento dei Paesi in questione. Quanto detto vale quindi per il solo contesto nazionale.

Quali sono i canali di vendita del commercio online

I canali di vendita che si possono trovare online sono diversi e presentano una casistica piuttosto vasta, nonché in costante aggiornamento. Vediamo insieme quali sono le tipologie attualmente più diffuse e come funziona nello specifico l’obbligo di aprire partita IVA:

  • E-commerce. Si tratta di un vero e proprio negozio fisico, il cui scopo è la vendita diretta di diverse tipologie di beni. Essendo uno store strutturato e organizzato, l’apertura della partita IVA è necessaria.
  • Marketplace. Una piattaforma digitale all’interno della quale convogliano diversi venditori. Saranno quest’ultimi a dover o meno aprire partita IVA, a seconda che la prestazione offerta sia di tipo occasionale o continuativo.
  • Dropshipping. Una soluzione che vede la vendita di prodotti al dettaglio attraverso la partnership con almeno un fornitore esterno. L’attività commerciale viene svolta in maniera continuativa: l’apertura della partita IVA è inevitabile.
  • Reselling. In questo caso la vendita interessa un prodotto particolare, ricercato oppure non più in produzione, a fronte di un prezzo maggiorato. Se il reseller svolge la sua prestazione in maniera non episodica ma continuativa deve aprire partita IVA.
  • Second-hand. Un commercio che interessa i beni usati. Anche in questo caso l’apertura di partita IVA non è necessaria se l’attività è saltuaria, mentre lo diventa quando appare continuativa.

Come si può vedere, pur trattandosi di forme diverse di commercio online, il criterio per capire quando aprire o meno partita IVA rimane invariato: risulta comunque legato al fatto che l’attività venga svolta o meno in maniera organizzata e continuativa.

 

Pin It

Articoli più letti su Aostaoggi.it

 

-  STRUMENTI
app mobile

 

Società editrice: Italiashop.net di Camilli Marco
registrata al Tribunale di Aosta N° 01/05 del 21 Gennaio 2005
P.IVA 01000080075