'Le due specie, tra le più sensibili al cambiamento climatico, dovrebbero essere difese a priori e men che meno dovrebbero essere un'occasione di svago per pochi cacciatori'
Dopo l'approvazione del calendario venatorio della prossima stagione, Legambiente torna a far sentire la propria contrarietà alla riapertura della caccia alla pernice bianca e alla lepre variabile.
Sul territorio regionale la caccia a queste due specie era stata sospesa dal 2019. "Fino a quando è stato possibile sparare a questi due relitti artici, venivano prelevati meno dei tetti (già molto bassi) concessi, proprio a ragione dell’esiguo numero di animali ancora presenti nelle nostre montagne", osserva il Comitato valdostano. "Due cifre per chiarire l’evoluzione dell’ultimo mezzo secolo - aggiunge Legambiente -: nel 1973 erano stati abbattuti 450 esemplari di lepre variabile, nel 2018, ultimo anno di caccia aperta alla specie, 9 (nove!); 9 anche per la pernice bianca nel 2018". Legambiente ritiene che questi siano dei "dati inequivocabili che dimostrano, a nostro avviso, come le due specie, tra le più sensibili al cambiamento climatico, dovrebbero essere difese a priori e men che meno dovrebbero essere un'occasione di svago per pochi cacciatori (una cinquantina) che ancora anacronisticamente dedicano a questi animali le proprie attenzioni venatorie".
La richiesta di Legambiente è di non riaprire la caccia alla pernice bianca e alla lepre variabile e di avvalersi di studi scientifici per "valutare l'opportunità o meno di un prelievo che altro non fa che accelerare l'estinzione definitiva di questi animali dalle nostre montagne, non a caso riconosciuti quali relitti artici".
M.C.